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Meglio Totti che vincere uno scudetto

Non è vero che l’unica cosa che conta è vincere. Almeno non lo è per tutti. Sicuramente non lo è per i tifosi della Roma che, mercoledì sera scorso, hanno espresso chiaramente la loro preferenza se mai ci fosse stato un solo dubbio a riguardo: la venerazione per Totti vale molto di più di qualsiasi promessa di scudetto. Una questione di appartenenza che va ben oltre i risultati o gli aspetti anagrafici. E’ la vittoria del calcio sentimentale a discapito di chi misura necessariamente tutto solo sulla densità delle proprie bacheche o degli albi d’oro. E’ una scelta legittima, l’importante è essere coscienti che sia la cosa più lontana possibile dall’avvicinarsi a vincere uno scudetto. La logica, in virtù proprio della particolarità di una piazza appassionata come Roma, imporrebbe ben altra strategia, più fredda, magari cinica, e possibilmente con Spalletti suo centro nevralgico. I numeri parlano chiaro e parlano a favore del lavoro e delle idee del tecnico toscano: 34 punti in quindici partite, meglio (43) ha fatto solo Allegri, che però allena una Juve davvero di un altro pianeta. Quella stessa Juve rinata più forte proprio dalle ceneri dell’addio di Del Piero che pure nel suo ultimo anno in bianconero contribuì alla festa scudetto. Eppure nonostante numeri e statistiche, e forse anche la volontà della confusa proprietà americana, a Roma è proprio Spalletti a rischiare di non restare: Totti, il miglior giocatore della storia della Roma per distacco, è una figura troppo ingombrante perché si possa provare a dare vita a un altro corso. Piuttosto che mettere un punto e ricostruire meglio un altro anno con il Pupone, accontentandosi anche solo di vederlo ancora una volta ribaltare una partita. Anche una soltanto. Meglio versare un’altra lacrima da consacrare alla santità di Totti piuttosto che una di gioia per una vittoria che manca da troppo sotto il Cupolone.

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  Scritto da Giovanni Teolis il 08/05/2016
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