Un turno disastroso per Juventus e Torino
Squadre torinesi inguardabili ed imbarazzanti (per usare un eufemismo) nella giornata di campionato più nera dall'avvio della stagione. Non esistono altri termini per descrivere l'umiliante 0-7 subìto dal Torino nel confronto casalingo con l'Atalanta e l'apatia condita di presunzione che ha accompagnato la sconcertante prestazione della Juventus a Napoli (foto Eurosport), dove, invece di sfruttare i mezzi passi falsi di Inter e Lazio piazzando un altro allungo in vetta alla classifica, si è consegnata al ritrovato orgoglio della squadra di Gattuso finendo per rivitalizzare i partenopei e mostrare inediti limiti di mentalità che potrebbero non poco ostacolarla nella corsa scudetto.
Il fine settimana da film dell'orrore iniziava nella fredda serata di sabato all'Olimpico Grande Torino, dove la partita fra granata ed orobici durava poco più di un quarto d'ora. Incassata la prima rete di Ilicic, il Toro spariva dal campo con la testa prima ancora che col fisico. La successiva galleria degli errori (tecnici e tattici) che arrivava a toccare il grottesco nella dinamica dello 0-4 siglato da centrocampo dal mattatore sloveno, portava i granata a subire forse la più pesante sconfitta interna della loro storia, certamente uno degli episodi più avvilenti per un club il cui passato e la blasonata maglia meriterebbero ben altro attaccamento e dedizione da parte dei suoi calciatori. La spietata sportività (nel senso britannico dell'interpretazione dell'impegno agonistico) degli atalantini, che non si sono fermati una volta ipotecato il successo ma hanno spinto sull'acceleratore fino all'ultimo minuto con l'obiettivo di rimpinguare il più possibile il loro bottino, ha dato forma concreta all'incubo torinista, da cui sono usciti solo capitan Belotti, encomiabile per l'abnegazione mostrata, e Sirigu, ultimo baluardo tra i pali che ha impedito al passivo di assumere dimensioni ancora più catastrofiche.
Difficile dare una spiegazione e andare alla ricerca delle cause di un simile tracollo, che ha certificato in maniera eclatante, se mai ce ne fosse stato bisogno, una stagione da montagne russe, in cui una squadra con problemi di personalità sempre più evidenti e dalle doti tecniche sopravvalutate è guidata da un condottiero che pare incapace di trasmetterle le giuste motivazioni e di operare in corsa i cambi e le variazioni tattiche necessari a dare la svolta alle partite. La situazione è in fase di pericoloso stallo, con l'orgoglioso Mazzarri che non pensa minimamente di dimettersi e la società che gli rinnova la fiducia sfidando la contestazione della piazza. Panacea a tutti i mali il ritiro forzato che porterà al quarto di finale di Coppa Italia contro Milan, crocevia forse definitivo della stagione dei granata e del loro tecnico.
Se in casa Toro, ancora sotto shock, ci si lecca le ferite, sul fronte Juventus non c'è molto da stare allegri. Dopo i due passi falsi contro la Lazio, i bianconeri sono incappati a Napoli nella terza battuta d'arresto stagionale, frutto come le precedenti di un errato approccio alla gara. Sconcertante la prestazione fornita dalla squadra di Sarri, apparsa svagata, presuntuosa, priva di ritmo e di mordente, quasi anestetizzata dalle notizie dei risultati delle rivali arrivati nel pomeriggio, che anche in caso di sconfitta le avrebbero permesso di mantenere il comando della classifica con un rassicurante margine di vantaggio. Manovra involuta, lenta, sempre imbottigliata per vie centrali di fronte all'accorto schieramento difensivo napoletano e in costante difficoltà sulle corsie esterne, hanno agevolato il compito degli uomini di Gattuso, al contrario degli avversari concentrati, puntigliosi nell'applicare i dettami tattici del loro allenatore e determinati a conquistare tre punti che avrebbero potuto far svoltare in positivo la loro stagione.
Altra nota dolente per la Juventus l'atteggiamento equivoco a metà strada fra l'attendismo ed il pressing alto portato però con i tempi sbagliati, che ha finito per causare una scollatura tra i reparti accentuata dai rientri eccessivamente lenti nelle coperture, offrendo il fianco alle ripartenze manovrate azzurre. L'errata disposizione difensiva e la poca reattività nelle chiusure (come ben testimonia la dinamica delle due reti partenopee) hanno completato il quadro negativo, consegnando con merito al Napoli una partita altrimenti orientata verso il nulla di fatto.
Anche una volta passati in svantaggio gli uomini di Sarri sono stati incapaci di reagire e cambiare passo, mostrando poca lucidità (continui cross buttati al centro preda della difesa schierata invece di allargare con rapidità il gioco sulle fasce laterali grazie agli innesti di Douglas Costa e Bernardeschi). La fiammata nei minuti di recupero successiva all'estemporaneo gol di Ronaldo non ha fatto altro che aumentare i rimpianti per una gara in cui il potenziale offensivo bianconero è riuscito a produrre la miseria di tre tiri nello specchio della porta.
Che sia stata mancanza di stimoli da assuefazione alla vittoria, o pericolosa presunzione, la Juventus ha gettato alle ortiche una ghiotta occasione per mettere in discesa il campionato (al contrario di quello che era spesso accaduto nel recente passato), mostrando di non avere ancora raggiunto la piena sintonia tra giocatori e allenatore ed evidenziando pericolose crepe nella tenuta mentale.