Serie A: ancora un bottino pieno per le squadre torinesi
La Juventus sbanca Lecce con una magia di Fagioli, il Torino compie l'impresa contro il Milan
Nicolò Fagioli si traveste da maghetto e regala alla Juve tre punti in coda ad una gara sofferta ma disputata in crescendo, dove i giovani hanno portato quella ventata di freschezza e spregiudicatezza troppo spesso mancate in questo inizio di stagione. Il Toro ritrova una prestazione da Vecchio Cuore Granata, fa vedere le streghe al Diavolo e confeziona al Milan uno scherzetto modello Halloween anticipato, sfatando il tabù dei match contro le grandi del campionato. Nuova vittoria di coppia e larghi sorrisi sulle due sponde del Po calcistico dopo la dodicesima giornata di serie A.
Uscita frastornata dal frullatore di Lisbona, dove prima ha rischiato un tracollo epocale, poi ha sfiorato un incredibile pareggio, uscendo comunque dal campo con una clamorosa eliminazione nella fase a gironi di Champions League che non accadeva da nove stagioni, la Vecchia Signora affrontava con l'infermeria piena ed eccessivi timori anche la non trascendentale trasferta di Lecce.
Nella circostanza Allegri insisteva sul 4-4-1-1 che in fase offensiva si trasformava in 3-5-1-1, schierando al centro della difesa Danilo e Gatti (lineare la loro prestazione con qualche buona sortita anche in impostazione), mentre sulle corsie esterne Cuadrado e Danilo accusavano sempre di più i segni dell'età avanzante mancando di continuità nonostante qualche guizzo pregevole. Nel settore nevralgico di piccolo cabotaggio l'incedere di Rabiot e McKennie, più frizzante pur senza la necessaria efficacia l'azione sulle fasce di Soulé e Kostic. Miretti era chiamato a svariare nell'inedito ruolo di "sottopunta" a supporto di un volitivo Milik. Ritmi blandi, imprecisione negli appoggi ed eccessivo nervosismo (ben quattro gli ammoniti nella prima frazione) da parte bianconera favorivano l'atteggiamento tattico dei leccesi, attenti a chiudere tutti i varchi quanto quasi mai in grado di ripartire e pungere di rimessa. Unico sussulto il colpo di testa di Rabiot sventato da Falcone prima dell'intervallo.
L'innesto forzato di Fagioli in luogo dell'infortunato McKennie al rientro in campo, quelli di Kean e Illing Junior in corso d'opera, uniti al crescente dinamismo di Miretti prima della sostituzione, davano la scossa a Madama, che abbandonava ogni indugio e aumentava la pressione pur denotando ancora troppa difficoltà ad impensierire la retroguardia giallorossa. Ad estrarre il coniglio dal cilindro ad un quarto d'ora dal termine era Fagioli, con un tiro a giro di rara bellezza frutto della leggerezza di pensiero e della sfrontatezza tipica dei giovani che dovrebbe cominciare a contagiare anche la vecchia guardia bianconera.
Finale di sofferenza, ma gestito con ritrovata solidità mentale, ed unico rischio corso sul tiro di Hjulmand stampatosi sul palo, sino al triplice fischio che sanciva la terza vittoria consecutiva della squadra di Allegri. Con la zona coppe di nuovo all'orizzonte, la Juve mercoledì dovrà cercare di non sfigurare contro il Paris Saint Germain nell'ultimo impegno di Champions, con l'obiettivo di proseguire la propria avventura internazionale almeno in Europa League (Maccabi Haifa e Benfica permettendo). Domenica sera il derby d'Italia contro l'Inter. Infermeria piena e pronostico giocano a favore dei nerazzurri, ma l'atmosfera della grande sfida e la voglia di risalita potrebbero pungolare l'orgoglio juventino.
Grande impresa del Toro, che dà continuità al successo colto a Udine e dopo anni di amarezze riesce finalmente a battere una delle grandi del campionato mandando a sorpresa a tappeto un Milan superficiale, presuntuoso e svagato. Inizio da brivido dei granata, colti alla sprovvista dal pressing alto e dalle verticalizzazioni rossonere che sfruttavano impietosamente i varchi lasciati dalla difesa torinista, mettendo due volte Leao in condizione di battere a rete. L'eccesso di sufficienza del portoghese salvava la squadra di Juric e con il passare dei minuti la situazione in campo si ribaltava.
Il Toro cominciava a crescere e a caricare come ai bei tempi, accettando e spesso vincendo gli scontri uno contro uno in ogni zona del rettangolo di gioco. Djidji, Schuurs e Buongiorno fronteggiavano il già citato Leao, Origi e Messias; Lazaro e Singo duellavano sulle corsie esterni con Kalulu e Theo Hernandez; nella zona centrale Ricci e Lukic, con il supporto di Vlasic, prendevano in consegna e spesso costringevano a rinculare Brahim Diaz, Pobega e Tonali. Sul fronte offensivo il tarantolato Pellegri assieme al frizzante Miranchuk tenevano in costante apprensione Tomori e Gabbia. Da sottolineare anche i frequenti rilanci lunghi di Milinkovic-Savic a saltare centrocampo e pressione avversaria invece di iniziare l'azione con rischiose giocate dal basso, che si rivelerà l'altra arma vincente dei granata assieme allo sfruttamento delle palle inattive.
Il mortifero doppio colpo nel giro di altrettanti minuti che mandava al tappeto il Milan era la sintesi della tattica vincente, del ritrovato cinismo e del cuore della magnifica serata torinista. Dapprima il colpo di testa di Djidji fra le statuine dell'immobile difesa rossonera su punizione di Lazaro (nella foto tratta dal sito ufficiale del Torino F.C.), quindi il rilancio dalla gittata giavellottistica di Milinkovic-Savic trasformato in rete dal chirurgico diagonale di Miranchuk dopo la sponda di Pellegri.
Copione leggermente modificato nella ripresa dopo la triplice sostituzione "rabbiosa" di Pioli e l'avanzamento del baricentro milanista, con il Toro che comunque teneva botta e non disdegnava di replicare insidiosamente di rimessa. Il pasticcio fra Buongiorno e il suo portiere, favorito da una spinta galeotta incredibilmente non ravvisata dall'arbitro e dal VAR, permetteva a Messias come fulmine a ciel sereno di riportare il Diavolo in partita.
Nell'ultimo quarto di gara il Toro non tremava, mentre il suo tecnico (ancora una volta espulso per proteste) immetteva forze fresche con le sostituzioni. Il forcing milanista perdeva lucidità e i granata conducevano in porto una vittoria dal peso enorme per l'autostima oltre che per la classifica. Domenica all'ora di pranzo la squadra di Juric sarà chiamata alla controprova nella trasferta di Bologna.