Il Toro batte il Milan, la Juve ritrova il sereno a Brescia
Resurrezione Toro e ampi squarci di sereno nel cielo della Juve. Ha riservato emozioni vietate ai deboli di cuore il turno infrasettimanale di campionato, al termine del quale i bianconeri restano nella scia dell'Inter capolista, mentre i granata salgono di nuovo nei quartieri alti della graduatoria, in piena zona Champions. A Brescia altri piccoli passi in avanti della Juventus, anche se tra fatiche e brividi di cui giocatori e tifosi farebbero volentieri a meno; la strada verso il “sarrismo” sembra però dover passare anche attraverso queste fatiche.
Avvio shock peggio della partita col Verona: centrocampo preso d'infilata, difesa distratta e mal posizionata con Szczesny in versione Babbo Natale anticipato, per nuovo svantaggio da tagliare le gambe. L'infortunio di Danilo (l'ennesimo di tipo muscolare, qualche domanda sulla preparazione e sulla tenuta dei giocatori sarebbe a questo punto doverosa), la reazione affidata ad una compassata quanto accademica ricerca del fraseggio e la mira difettosa in fase conclusiva inducevano a pensare al peggio. La fortuna, ancora una volta sotto forma di autorete a favore, raddrizzava la partita prima dell'intervallo e nella ripresa si vedeva finalmente una Juve diversa, in crescita, che prendeva in mano le redini del gioco con personalità facendo leva sulla manovra e sul possesso palla. Una volta passata con merito in vantaggio riusciva anche a gestire il risultato senza troppi assilli, con le uniche pecche di non aver chiuso la gara e di non essersi ancora scrollata di dosso l'insicurezza quando gli avversari fanno spiovere palloni alti in area.
Tra i singoli hanno convinto il tuttofare Cuadrado, ormai l'unico rimasto assieme ad Emre Can a poter essere impiegato come esterno destro basso, il metronomo Pjanic, tornato a lasciare il segno anche nel tabellino dei marcatori, il duttile Ramsey, a suo agio nel ruolo di trequartista, bravo a fare da sponda per i compagni e ad inserirsi, e il motivato Dybala con giocate di classe spaziando da seconda punta, ruolo che più gli si addice. Segno meno invece per Rabiot, troppo in punta di fioretto la sua prestazione, e Higuain, generoso nei movimenti quanto impreciso nelle conclusioni.
Messi in cascina i tre punti di Brescia, i bianconeri sono ora chiamati a un trittico di gare ravvicinate contro Spal, Bayer Leverkusen e Inter, che potranno già fornire chiare indicazioni sull'evoluzione della crescita “sarriana” della squadra e sul posto che occuperà nella griglia della corsa scudetto e della qualificazione agli ottavi di Champions League.
Il Toro ribalta il Milan ritrovando, almeno nella ripresa, il tanto invocato tremendismo granata. Gara fotocopia di quella disputata quarantottore prima dai “cugini” bianconeri, con avvio troppo attendista che lasciava spazio al ritmo dei rossoneri, bravi a prendere d'infilata la squadra di Mazzarri sulle corsie esterne. Una volta passati in svantaggio, Belotti e compagni faticavano oltremodo ad organizzare una reazione degna di questo nome e andavano al riposo senza avere tirato in porta. Evanescente Verdi in posizione di trequartista e attaccanti poco e male serviti che vedevano il pallone col binocolo.
Giunti sull'orlo del baratro di una crisi conclamata, negli spogliatoi i granata si guardavano negli occhi e si ricompattavano. Nella ripresa si ascoltava tutt'altra musica, con il Toro che spinto inizialmente dalla forza dei nervi, poi da una ritrovata fiducia nei propri mezzi, metteva sotto con un crescendo rossiniano un Milan irriconoscibile ed in calo verticale. Mister Mazzarri azzeccava i cambi puntando sulla qualità di Berenguer e Ansaldi, mentre Belotti (nella foto di torinofc.it), capitano tutto cuore, si caricava sulle spalle la squadra portandola a ribaltare il risultato in quattro minuti con una doppietta da urlo che mandava in estasi la Maratona.
Finale palpitante in cui Zaza mancava il colpo dell'apoteosi e gli dei del pallone per una volta sceglievano il colore granata, facendo terminare alle stelle il tiro di Kessie e consentendo a Sirigu di superarsi su Piatek. L'auspicio è che ora il Toro faccia tesoro delle lezioni imparate dai recenti passaggi a vuoto, cancelli ben presto l'euforia di una serata di ritrovata gloria e affronti con concentrazione, umiltà e determinazione la trasferta di lunedì sera a Parma.