Juve campione d'inverno, Toro in scia alla zona Europa League
Domenica di sofferenza a lieto fine per Juventus e Torino, al termine della quale i bianconeri stringono in solitaria lo scettro di campioni d'inverno, mentre i granata tornano in piena zona Europa League. Per il calcio sotto la Mole non poteva chiudersi meglio il girone andata, con le squadre di Sarri e Mazzarri che doppiano la boa di metà stagione rilanciate a pieno titolo verso i rispettivi obiettivi.
Ad aprire le danze nel pomeriggio, dopo la complicata quanto felice parentesi infrasettimanale di Coppa Italia, era il Torino, che inanellava la seconda affermazione consecutiva piegando un ostico e prodigo Bologna. Nella circostanza i granata si sono rivelati concreti e solidi, anche se la loro condotta di gara, sparagnina specie nella ripresa, ha provocato più di qualche mugugno sugli spalti. Fiammate in partenza sull'asse Belotti-Berenguer che confezionavano la rete del vantaggio (poi rivelatasi decisiva) e gran spunto di Verdi (uno dei pochi a dire la verità, in capo ad una gara a lungo andare priva di sostanza) fermato solo dal montante.
Dopodiché l'inesorabile crescendo dei felsinei contenuto con troppe difficoltà dai granata, che si abbassavano eccessivamente di fronte all'insistito giro palla rossoblu e rischiavano più dovuto in difesa. Oltre alla generosità di Belotti, che trascinava e faceva respirare la squadra, ed alla smagliante condizione del trequartista spagnolo, in costante progresso fra strappi e galoppate offensive, in soccorso del Toro arrivavano gli errori di mira degli avversari, racchiusi nell'occasione fallita da Poli, nel palo centrato da Palacio e nelle due successive opportunità clamorosamente sciupate dall'argentino, sulla seconda delle quali Sirigu recitava ancora una volta il ruolo di baluardo inespugnabile.
In barba alle bizze di Verdi, Mazzarri dava maggiore equilibrio alla squadra con l'inserimento di Laxalt e, pur tenendo pericolosamente il risultato in bilico sino al triplice fischio, i granata riuscivano a condurre in porto una vittoria dal peso specifico elevatissimo (proprio perché arrivata al termine di una prestazione poco brillante e sofferta), mantenendo la porta inviolata per la seconda gara consecutiva e trovando finalmente una continuità di rendimento che li ricandida con forza nella corsa al palcoscenico europeo.
Alla serata di gala dell'Olimpico romano (foto Forzaroma.info), che sacrificava i colori sociali delle due squadre sull'altare del marketing e veniva purtroppo rovinata dai gravi infortuni occorsi a Demiral e Zaniolo, si presentava una Juve in abito sfavillante che in dieci minuti tramortiva i giallorossi e dava l'impressione di avere già archiviato la pratica, lanciando al tempo stesso un chiaro messaggio a Inter e Lazio, rivali per il titolo d'inverno e, presumibilmente sino al termine del campionato, per lo scudetto.
I difetti di personalità di una compagine ancora alla ricerca della propria definitiva identità erano però pronti a riemergere dietro l'angolo e la gestione del doppio vantaggio era tesa più ad amministrare il risultato e a far passare il tempo che non a mantenere il controllo dell'iniziativa costringendo l'avversario nella sua metà campo nel tentativo di chiudere l'incontro. Troppo basso il baricentro dei bianconeri, la cui circolazione di palla, specie in uscita dalla difesa e nella prima fase dell'impostazione, era accompagnata da errori da matita blu nel disimpegno, per fortuna della squadra di Sarri non sfruttati dai giallorossi, soprattutto sui calci piazzati.
Nella ripresa ripresa la Juve continuava a traccheggiare consegnandosi al crescendo (per la verità piuttosto inconcludente) dei romanisti, mancava di lucidità e cinismo nel capitalizzare le ripartenze che avrebbero messo la parola fine alla gara e con l'ennesimo tocco pallavolistico nella propria area frutto del calo di concentrazione (Alex Sandro il protagonista negativo di giornata) si complicava la vita riportando a sorpresa in partita la squadra di Fonseca. Sofferenza pura negli ultimi venti minuti, con difesa senza fronzoli in stile d'altri tempi (bene soprattutto un De Ligt rigettato nella mischia in emergenza) alleggerita dalle sortite offensive di Higuain e Ronaldo, cui difettava però la mira. La Juve aveva il merito di fare quadrato sorretta anche dal pragmatismo tattico del suo allenatore e conquistava una vittoria di capitale importanza per la classifica e le proprie certezze.