Serie A: il Toro torna alla vittoria con il Bologna, Juve ko a Roma
Karamoh decide la sfida di lunedì sera contro i felsinei

La Juventus cade nella trappola tattica tesa da Mourinho, sbatte contro tre pali e torna a casa dalla trasferta romana a mani vuote, con la spiacevole sensazione di aver sprecato un'occasione. Il Torino si mette alle spalle la delusione del derby, fornisce una prova all'insegna della solidità e della concretezza, regola di misura un Bologna molto temuto alla vigilia e ritrova la vittoria dopo un mese. Risultati speculari dall'esito opposto per le due paladine del calcio sotto la Mole, in un turno di campionato caratterizzato ancora una volta da gioie e dolori.
Olimpico amaro per la Vecchia Signora, che viene sedotta e beffata da una volpe della panchina come Mourinho e dai suoi famelici lupacchiotti giallorossi. Gara molto sentita, data l'importanza della posta in palio, ed eccessivamente bloccata sul piano tattico, specie nella prima frazione. Il tecnico portoghese sorprende tutti schierando un tridente offensivo "leggero" composto da Wijnaldum, Pellegrini e Dybala per non dare punti di riferimento alla difesa bianconera, favorendo allo stesso tempo pressing e il lavoro di schermo sulle linee di passaggio avversarie. Dopodiché arretra il baricentro della propria squadra votandola ad un'accorta copertura e lasciando l'iniziativa ai rivali.
La banda di Allegri si trova così chiamata a svolgere il compito per lei più indigesto da inizio stagione, ovvero fare la partita. I ritmi blandi non aiutano, così come la mancanza di incisività e di verticalizzazioni. Mentre i due reparti di centrocampo si annullano e quelli offensivi latitano sopraffatti dalle rispettive retroguardie e dalla mancanza di palloni giocabili, qualche lampo si accende sulle corsie esterne, dove da un lato Kostic risulta imprendibile per Zalewski e dall'altro Cuadrado va in costante difficoltà contro Spinazzola.
A destare dal torpore gli spettatori sugli spalti e quelli a casa sprofondati sui divani davanti ai teleschermi, ci pensano la fiondata di Dybala respinta da Szczesny e l'inzuccata di Rabiot mandata sul palo dal provvidenziale intervento di piede di Rui Patricio, avvisaglia di una ripresa più movimentata.
La Juve capisce che può e deve osare di più se vuole far sua l'intera posta ed al rientro dall'intervallo alza i giri del motore sfruttando con maggiore incisività le corsie esterne, ma mancando sempre nell'ultimo passaggio. Nel suo momento migliore viene però trafitta dal cinismo della Roma, che capitalizza la spingarda a sorpresa dalla distanza di Mancini favorita dal ritardo nell'uscita difensiva dei bianconeri e dalla non impeccabile reattività del loro portiere.
Strada in discesa per i giallorossi, a loro agio nel poter agire di rimessa (come testimoniano anche i cambi effettuati dal tecnico portoghese) ed improvvisamente in salita per Madama, che nonostante gli innesti di Chiesa e Pogba non riesce mai a cambiare passo, sbattendo sempre sul muro romanista.
Se da un lato ci mette lo zampino la sfortuna (leggi il palo scheggiato dalla punizione di Cuadrado e quello centrato dalla deviazione autolesionistica di Mancini) e Rui Patricio veste i panni del protagonista quando viene chiamato in causa, dall'altro la Juve risulta sempre troppo leziosa, poco determinata e priva della lucidità necessaria (emblematica l'occasionissima sciupata da Danilo all'ultimo respiro del recupero) nell'avvicinarsi alla porta avversaria. Da censura l'ingresso con espulsione da record di Kean quando ci sarebbe stato ancora il tempo di raddrizzare il risultato.
Mourinho e la Roma intascano così sogghignando i tre punti, mentre la squadra di Allegri resta basita ed è costretta a segnare il passo dopo quattro vittorie consecutive, lasciando il campo con la spiacevole sensazione di avere sprecato una grossa occasione per proseguire la risalita in classifica.
Giovedì, nell'andata degli ottavi di finale di Europa League contro gli insidiosi tedeschi del Friburgo, nuovo capitolo dell'avventura continentale. Domenica sera invece, la Juve chiederà strada alla Sampdoria per tornare a rimettersi in carreggiata in campionato.
Confortato dalla precedente prestazione dei suoi, nel posticipo del lunedì sera Juric dà fiducia all'undici di partenza del derby, in cui svettano sugli altri un gladiatorio Schuurs nel reparto arretrato, l'inesauribile Linetty, che coniuga quantità e qualità nel settore nevralgico venendo anche in aiuto dei difensori nelle fasi cruciali della ripresa, e il guizzante Karamoh (la sua esultanza dopo il gol nella foto tratta dal sito ufficiale del Torino FC), uomo partita ed elemento determinante sul fronte offensivo.
Di fronte ad un Bologna irriconoscibile e troppo remissivo, il Toro prende subito il controllo delle operazioni con costante ricerca del pressing e delle verticalizzazioni con inserimenti a rimorchio. Dopo le occasioni per Singo e Miranchuk, la supremazia granata si concretizza a metà della prima frazione con un'azione simbolo del credo tattico del suo allenatore: combinazione in velocità con inserimenti a rimorchio fra Rodriguez, Ilic e Sanabria, palla nel cuore dell'area felsinea a Karamoh che si destreggia in serpentina nel traffico e insacca con un tocco d'astuzia.
Passato in vantaggio il Toro lo legittima con una prestazione gagliarda, impedendo ai portatori di palla avversaria di imbastire trame pericolose, salvo rifiatare ed arretrare il baricentro senza rischiare nulla prima dell'intervallo. Nella ripresa le squadre si allungano e trovano maggiori spazi, il Bologna osa di più ed avanza il suo baricentro grazie anche all'inserimento di una punta di ruolo come Zirkzee, mentre la squadra di Juric contiene con lucidità e sicurezza nei propri mezzi le iniziative avversarie, senza rischiare più di tanto.
L'unico appunto che si può muovere ai granata è quello non aver saputo chiudere prima la contesa sfruttando le giocate di rimessa avute a disposizione (su tutte la combinazione fra i neo entrati Radonijc e Vojvoda, con colpo di testa in corsa di quest'ultimo di poco alto sulla traversa), tenendo la gara pericolosamente aperta sino al triplice fischio.
La concentrazione restava però intatta e il Vecchio Cuore granata poteva tornare a festeggiare la vittoria, rilanciando allo stesso tempo le proprie quotazioni nella corsa ad un posto nelle coppe. Domenica la prova del nove per la ritrovata continuità granata nel match dell'ora di pranzo a Lecce.
