Serie A: ultima di campionato agrodolce per le squadre torinesi
Il Torino si inchina di misura all'Inter, la Juventus vince di misura ad Udine

Il Torino fa quasi da sparring partner all'Inter ormai proiettata alla finale di Champions League, tiene testa ai rivali ma paga una distrazione difensiva e la scarsa incisività in fase realizzativa (complici le parate dei portieri avversari), chiudendo la stagione con una sconfitta che gli impedisce di agganciare l'ottavo posto, ultimo utile ad entrare nel giro delle coppe europee in caso di, molto probabili, prossime sanzioni UEFA a spese della Juventus. Dal canto loro i bianconeri espugnano Udine con più difficoltà del previsto, ma devono accontentarsi di giocare la Conference League a causa delle contemporanee affermazioni di Atalanta e Roma, sempre che gli strali di Ceferin non li releghino entro i confini domestici almeno per una stagione.
Si è chiuso con un retrogusto agrodolce il campionato, dall'esito per molti aspetti paradossale, delle due rappresentanti del calcio sotto la Mole, purtroppo sempre più distante dalle nuove potenze partenopee, milanesi e capitoline.
Il Toro aveva l'obiettivo di terminare in bellezza un'ultima parte di stagione che l'ha visto protagonista di un convincente crescendo, cercando di regalare ai propri l'ultima gioia casalinga contro una grande. Di fronte ai nerazzurri Juric si affidava al consueto 3-4-2-1 sostenuto da un buon pressing e sicuro giro palla, mentre la squadra di Inzaghi attendeva sorniona concedendo pochi spazi in attesa di ribaltare il fronte di rimessa.
La manovra granata faticava però ad innescare i trequartisti Miranchuk e Vlasic assieme alla punta Sanabria e gli unici pericoli per Handanovic arrivavano dallo spunto di Ricci (ancora positiva la sua pestazione a centrocampo al pari di Ilic) e dal colpo di testa di Singo su azione d'angolo.
Con il passare dei minuti il movimento di Lukaku, contenuto con difficoltà da Buongiorno, cominciava a creare spazi per gli inserimenti dei centrocampisti e nella fase difensiva granata iniziava ad aprirsi qualche falla, che diventava fatale in occasione della rete decisiva di Brozovic. Tardiva la copertura sull'attaccante belga e poco reattiva la chiusura sul croato, il cui mancino dalla distanza sorprendeva un non impeccabile Milinkovic-Savic.
Nella ripresa la gara si incanalava sui binari preferiti dai nerazzurri, che contenevano senza eccessivi patemi la crescente pressione torinista e pungevano con pericolosità in contropiede, sfiorando il raddoppio con Dzeko (per lui anche un palo nel finale) e Gagliardini.
Juric lasciava nulla di intentato per riequilibrare l'incontro e con l'inserimento di Karamoh passava ad un più offensivo 4-2-3-1. Lo slancio e la generosità dei granata si infrangevano però sulle mani di Handanovic prima e del suo sostituto Cordaz poi, che negavano il pareggio a Karamoh e Sanabria, mentre in in pieno recupero, al culmine di una tambureggiante pressione, il centravanti paraguaiano falliva clamorosamente da due passi la deviazione vincente sull'assist di Schuurs, evidenziando ancora una volta uno dei difetti atavici granata, ovvero la scarsa concretezza in zona gol.
Il Torino chiudeva così a quota 53 punti un campionato in cui ha migliorato piazzamento e punteggio rispetto all'annata precedente mostrando identità precisa e personalità convincente, senza però riuscire a compiere l'atteso salto di qualità e ad entrare in zona coppe a causa della sua cronica discontinuità e della mancanza di cinismo che hanno caratterizzato troppe partite. Ora la palla ripassa al presidente Cairo e al suo staff, chiamati prima a sbrogliare la matassa dei prestiti, poi a costruire un Toro dalle basi solide, magari partendo dai suoi talenti più giovani, che possa ambire a qualcosa in più di un semplice onorevole campionato di medio-alta classifica.
A Udine è andato in scena l'ultimo atto della commedia dell'assurdo in cui si è trasformata la stagione della Juventus. Contro i friulani, ridotti ai minimi termini da infortuni e squalifiche e dalla linea giocoforza sempre più "verde", la squadra di Allegri aveva l'imperativo di vincere sperando in concomitanti risultati a lei favorevoli di Atalanta e Roma per agganciare in extremis l'Europa League.
Le scelte del tecnico livornese ricadevano su Gatti, Bonucci e Danilo in difesa; Cuadrado e Kostic sugli esterni; Rabiot, Locatelli e Miretti nel settore nevralgico; Chiesa "sottopunta" (poco convincente il suo impiego in quel ruolo) a sostenere Milik. Buoni ritmi iniziali e tema tattico scontato con la Juventus a fare la partita costringendo sulla difensiva l'Udinese, che non disdegnava di pungere in ripartenza. La manovra di Madama mancava però come al solito di intensità e fluidità e faticava a trovare sbocchi. Le occasioni più pericolose arrivavano così sugli sviluppi delle palle inattive, come la punizione di Cuadrado deviata in angolo da Silvestri e la traversa (l'ennesimo legno di una stagione sfortunata anche sotto questo profilo) centrata dal colpo di testa di Bonucci su sponda sempre aerea di Milik.
L'assalto della Juve proseguiva nella ripresa, in cui Iling-Junior rilevava lo spento e nervoso Kostic e Chiesa era più libero di svariare verso l'esterno. Come spesso accaduto in quest'infausta annata, i bianconeri difettavano di mira e determinazione al momento di concretizzare le occasioni create (clamoroso in tal senso l'errore di Rabiot), ma la tenacia di Chiesa veniva premiata a metà frazione quando riusciva a coronare con il gol decisivo una delle sue tipiche giocate.
Passata in vantaggio, la Vecchia Signora mostrava un altro dei difetti che ne hanno caratterizzato l'annata: ovvero staccava mentalmente la spina lasciando campo all'orgogliosa reazione degli avversari. Szczesny, sempre attento nonostante la lunga inoperosità, la salvava sui tiri dalla distanza di Lovric e Perez, mentre gli errori di misura in contropiede degli uomini di Allegri rendevano incerto un finale in cui la Juve conteneva l'assalto della squadra di Sottil intascando al triplice fischio un successo dal sapore amaro.
In fase di commento non si può che definire paradossale la stagione da montagne russe dei bianconeri, che se da un lato, al netto della penalizzazione, delle carenze nel gioco e nella continuità di rendimento, degli infortuni e della "latitanza" per svariati motivi degli elementi cardine, avrebbero chiuso al terzo posto in classifica qualificandosi per la massima rassegna continentale e migliorando, al pari dei "cugini" granata, piazzamento e punteggio rispetto al campionato precedente, dall'altro si devono accontentare della "serie C" delle coppe avendo sciupato per mancanza proprie nel finale di stagione la possibilità di rientrare in Europa, se non addirittura in Champions League.
Sul bilancio negativo juventino pesano anche la sciagurata prestazione in Champions League con eliminazione nella fase a gironi, una Coppa Italia in cui è stato ceduto con troppa arrendevolezza il passo in semifinale all'Inter ed un'Europa League nella quale il doppio confronto con il Siviglia avrebbe meritato un'interpretazione di maggior carattere e determinazione.
Il futuro per la società della Continassa è nebuloso. Al di là delle possibili sanzioni UEFA che potrebbero escluderla per almeno una stagione dal palcoscenico europeo con ulteriore danno economico, bisognerà decidere al più presto da chi (dirigenti, staff tecnico e giocatori) e come ripartire per rinverdire un blasone negli ultimi anni sempre più sbiadito.
Fotografia: il difensore granata Buongiorno contrasta Lukaku nella foto tratta dal sito ufficiale del Torino F.C.
