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Da Conte ad Ancelotti, allenatori e valorizzatori

Una corretta analisi di un esperto di giovani: «A scuola impariamo a difendere le nostre opinioni e ampliare i nostri orizzonti conoscitivi. E’ lì che nascono la sicurezza di sé e la capacità di analisi critica. Spesso ai calciatori viene negata questa parte essenziale della maturazione personale. Crescono in un mondo tutto loro, dove non hanno bisogno di pensare e possono restare bambini. Per l’intero entourage di un giocatore è un vantaggio che si concentri soltanto sul calcio. A volte conviene persino ai genitori. Alla fine a raggiungere l’obiettivo è chi lavora duro. «Il talento e il carattere sono fondamentali, ma per la formazione tecnica e umana dei giocatori sono determinanti gli allenatori». Allora è interessante conoscere le linee guida di alcuni tecnici che vanno per la maggiore.
Antonio Conte (3 scudetti e 2 Supercoppa italiana con la Juventus): «Un allenatore non può essere bravo dal punto di vista tecnico-tattico o bravo nel trasmettere motivazioni, o bravo dal punto di vista psicologico. Non può anche essere bravo solamente dal punto di vista gestionale o nei rapporti con la società o con i media. Deve esser bravo in tutto. Per fare questo deve studiare. Da quando faccio l’allenatore, per me, è un continuo studio». Arrigo Sacchi: (8 trofei di cui 6 internazionali vinti col Milan): «Io cercavo sempre prima l’uomo pronto al sacrificio.Nel calcio ci vuole pazienza e tenacia. Carattere e personalità. L’autostima e l’aspetto psicologico sono molto importanti. Le mie scelte erano determinate dall’uomo, dalla professionalità e dalle caratteristiche che dovevano essere funzionali al gioco. Un buon allenatore deve avere conoscenza ed esperienza. C’è bisogno di dedizione e cura per ogni giocatore. Non basta la tecnica. E’ dunque questione di serietà, sensibilità, lavoro, dedizione e passione per il proprio lavoro». Fabio Capello (5 scudetti con Milan, 1 con la Juventus revocato, 1 con la Roma, 2 col Real Madrid nella Liga, 1 Champions League col Milan, 1 Supercoppa col Milan, 3 Supercoppa Italiana col Milan e 1 con la Roma). Di lui hanno detto: «Non è un santo e neppure un eroe. Ma un navigatore e pur non essendo un poeta, ama l’arte. Navigare e studiare lo hanno portato in giro per il mondo». Le sue metodologie professionali: «Misceliamo preparazione atletica con la tecnica. C’è sempre il pallone in ogni seduta. Correre con il pallone. Il calcio è uno sport molto tecnico. L’addestramento quotidiano è fondamentale. Dobbiamo aiutarci e soffrire per la squadra, quando è necessario. Si vince con la collaborazione. Nessuno può permettersi capricci. Ho sostituito la filosofia del sangue, sudore e lacrime con quella del sorriso». Gianni Brera ha scritto di Fabio Capello: «Ha pilotato il Milan con grande maestria. L’aveva preso carico di tossine e gli ha consentito di eliminarle. Il Milan ossessionato dall’eretismo podistico con Capello è la perfetta contaminazione zona-uomo». Carlo Ancelotti: 3 Champions League - 2 col Milan 1 col Real Madrid - record pari merito con Bob Paisley; 3 Supercoppa - 2 col Milan e 1 col Real Madrid - record a pari merito con Josep Guardiola; 1 Coppa Intertoto UEFA con la Juventus; Coppa del mondo per club: 2 - 1 col Milan e 1 col Real Madrid. Competizioni nazionali 3 col Milan: Coppa Italia, Campionato italiano, Supercoppa italiana. Campionato inglese: 3 col Chelsea, Community Shield, Premier League, Coppa d’Inghilterra. Campionato francese: 1 col Psg. Coppa di Spagna col Real Madrid. Paolo Maldini lo descrive così: «Non se la tira mai. La sua gestione dello spogliatoio è in assoluto la più serena. Si tiene dentro preoccupazioni e pressioni, così la squadra resta tranquilla. Anche se è l’uomo più buono del mondo ogni tanto sbotta. Salvo poi chiederti scusa perché cattivo fino in fondo non lo sarà mai. Il segreto delle sue e nostre vittorie sta nella normalità. Carlo non vuole mai vincere da solo, è un sintomo di intelligenza. La sua conoscenza del calcio è globale. Non lo si può discutere. Va rispettato per il bel calcio che sa esprimere, per come parla alla squadra e per come si comporta fuori dal campo».

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  Scritto da Tiziano Crudeli il 02/03/2016
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