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La Superlega nasce e muore in 48 ore: cosa prevedeva la riforma

Un sogno durato appena quarantotto ore, dopo l’annuncio shock di domenica. La Superlega non si fa, per ora, dopo i ripensamenti delle big coinvolte, che avevano difatti isolato Juventus e Real Madrid. Il progetto così passa in secondo piano. Ma cosa era previsto per la rivoluzione del calcio del ventunesimo secolo?

Quindici squadre, più cinque da invitare e da far entrare previo rispetto di parametri che sarebbero stati precisati. A ben guardare la Lega che avrebbe dovuto riformare il calcio aveva qualche buon presupposto, esprimendo anzitutto un malcontento di fondo, di cui si erano fatti portavoce i top club: qualcosa, complice anche il Covid-19, andava e va cambiato.
E non basta la neonata riforma della Champions League.

Due gironi da dieci, partenza ad agosto, finale a maggio e un giro di affari impressionante patrocinato da JP Morgan, banca affari più importante del globo. 3,5 miliardi di euro una tantum e pagamenti di solidarietà ben superiori a quelli attualmente in circolo. Con la possibilità di sfiorare cifre astronomiche dai diritti tv.

Alla fine ha vinto il mondo che proteggono Fifa e Uefa, che hanno organizzato la più grande manifestazione popolare mai vista prima d’ora nel mondo del calcio: i tifosi sono scesi letteralmente in campo protestando con veemenza. Da Liverpool a Londra passando per Barcellona e Madrid. Tutti, anche i calciatori, hanno detto di no a questo tentativo di riforma. Che, come comunicato da Agnelli e Perez, salta. Ma solo per ora.

In attesa di capire cosa faranno la Fifa e soprattutto la Uefa, il progetto si è arenato al punto che il presidente e il suo vice della Superlega alla fine hanno dovuto fare dietrofront, rimasti gli unici coerenti nel voler riformare un calcio che ha bisogno di ritornare a coinvolgere tutte quelle generazioni, soprattutto le più giovani, interessate ad altri sport.

Ma da dove nascevano e dove nascono le istanze avanzate da Real e soci? Da una
crisi che ha toccato l’apice col Covid-19, col calcio senza tifosi e con perdite che per i campionati di massimo prestigio come la Premier League inglese sfiorano i 700 milioni di euro. A questi vanno sommati i debiti contratti dalle società negli ultimi anni, per mantenere alti i propri standard e target.

Il giro d’affari della Uefa non basta più o quantomeno non serve a questi dodici club che si erano riuniti in un progetto di rivoluzione senza precedenti. La sensazione è che il dado sia ormai tratto. La Superlega salta per ora, ma ha aperto un dibattito destinato a durare nel tempo. E perché no, a rivoluzionare il calcio, presto o tardi.

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  Scritto da redazione_piemonte il 30/04/2021
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