Stefano Sorrentino, l'ex portiere svela i suoi progetti futuri
Intervista all'ex portiere di Torino, Chievo Verona, Palermo e AEK Atene in Grecia

Dal campo alla scrivania fino a iniziare la carriera di agente di calciatori. Stefano Sorrentino (nella foto sulla sinistra al fianco di Federico Pastorello), classe 1979 ed ex portiere in serie A di Torino, Chievo Verona e Palermo, si è ritirato solo nel 2020 dal calcio giocato dopo essere stato tesserato come attaccante nelle squadre dilettantistiche del Cervo in Liguria e della Torinese 1894 in Piemonte. Sorrentino a Tuttocalciopiemonte.com racconta l'esperienza vissuta tra i dilettanti e svela un progetto ambizioso che intende realizzare nella città di Torino.
Com'è la tua esperienza da giocatore e dirigente nel calcio dilettantistico prima nel Cervo in Liguria e con la Torinese 1894 in Piemonte?
«Dopo l'addio nel calcio professionistico non pensavo più di tornare a giocare. Ma un giorno a Cervo in Liguria, dove ho la casa al mare, ho incontrato il presidente del Cervo che è di origini greche ed è tifoso dell'AEK Atene, la squadra in cui ho giocato dal 2005 al 2007 e proprio in quel periodo ha fatto anche il raccattapalle. Mi ha parlato del suo sogno nel cassetto di potermi tesserare nella sua squadra. Gli ho dato i miei documenti e senza esitazioni ho accettato. Abitando a Torino non potevo certo andarmi ad allenare a Cervo tutta la settimana insieme ai compagni. Gli ho però garantito la mia presenza alle partite e grazie a questo ho potuto trascorrere dei weekend al mare con la mia famiglia, una cosa che prima quando giocavo da professionista non mi era possibile. Nel Cervo ho chiuso la mia esperienza con 3 partite caratterizzate da 2 gol e 1 assist. Poi in una cena a Torino con un amico è nata la possibilità dell'esperienza alla Torinese 1894. Lì ero direttore tecnico e l'obiettivo era quello di dare visibilità alla società anche attraverso la mia immagine. Sono stato anche tesserato per un breve periodo come calciatore».
Quest'estate con la mancata iscrizione in serie B ha messo la parola fine sul Chievo Verona. La Clivense di Sergio Pellissier, tuo ex compagno di squadra, può far rinascere la favola?
«Quest'estate mi sono incontrato con Pellissier. Il suo progetto era quello di ripartire subito dalla serie D ma non è stato possibile così si è dovuto accontentare di iniziare dalla Terza Categoria. Il mio ex compagno di squadra mi ha chiesto di entrare a far parte della dirigenza. Ne sarei stato onorato ma vivendo a Torino non è stato fattibile. Il progetto di Sergio Pellissier è molto serio e sicuramente ci sono le basi per far ripartire la favola del Chievo interrotta bruscamente quest'estate. Il suo obiettivo è quello di poter disputare la serie D già l'anno prossimo e sarebbe già un bel passo in avanti».
Hai appena intrapreso la carriera di procuratore, quali sono i tuoi obiettivi futuri nel mondo del calcio?
«Vorrei creare nella città di Torino un progetto sportivo e innovativo dove mettere a frutto la mia esperienza e aprire una scuola portieri a mio nome. In questi mesi ho già creato un team di dirigenti e di allenatori ma il nodo principale riguarda il centro sportivo. Ho parlato con una decina di società di Eccellenza e di Promozione per rilevare la società e sviluppare il mio progetto. Ci sono stati dei contatti ma per un motivo o per un altro non sono andati in porto. Nel calcio dilettantistico, purtroppo, molti pensano a coltivare solamente il proprio orticello. Qualche società mi ha chiesto di entrare come sponsor ma se faccio un investimento poi devo anche essere messo nelle condizioni di comandare. Non mi abbatto ma è una strada in salita. Nel frattempo sono diventato anche procuratore e collaboro con la P&P Sport Management SAM di Federico Pastorello. Il mio primo assistito è Alberto Pelagotti, portiere del Palermo (Sorrentino ha difeso i pali della porta rosanero per 4 stagioni dal 2013 al 2016, ndr.)».
Vanja Milinkovic Savic è diventato il portiere titolare del Torino tra la diffidenza dei tifosi: come giudichi il suo rendimento in questa prima parte di stagione?
«Sta facendo bene, come del resto tutto il Torino di Juric. Non è facile raccogliere l'eredità di un portiere come Sirigu in una piazza difficile ed esigente come quella di Torino poi. E' presto per tracciare un bilancio definitivo anche se il serbo ha dimostrato di poter dire la sua tra i pali della porta granata. Se si confermerà su questi livelli, vista anche la sua giovane età, il Torino avrà trovato un portiere importante sul quale potrà puntare anche per il futuro».
Per un portiere moderno quanto conta essere bravo nel gioco con i piedi?
«Penso che il portiere, adesso così come in passato, debba innanzitutto sapere parare con le mani. Non solo in Italia, ma anche all'estero, si prediligono i portieri che sappiano anche giocare bene con i piedi. Così facendo si sta snaturando il ruolo dell'estremo difensore. Altrimenti, come dico sempre, si dà al portiere la maglia numero 10 e lo si fa giocare in mezzo al campo o in attacco».
