Due deludenti pareggi per Juventus e Torino
Juventus leziosa e sciupona che conserva il primato in classifica solo grazie alle contemporanee frenate degli avversari (vittime delle scorie di Champions League come i bianconeri) e Torino convalescente ancora autore di un'enigmatica gara dai due volti. Il turno di campionato prologo di un'intensa settimana che sfocerà nel derby della Mole ha regalato poche soddisfazioni sulle due sponde calcistiche del Po.
Tanto tuonò che piovve. A Lecce sono riemersi tutti assieme, facendole questa volta pagare dazio, i difetti che stanno caratterizzando la Juventus dall'avvio della stagione. Da una certa supponenza nell'approccio alla gara, alla mancanza di concretezza e di determinazione sotto porta (quasi che il gol fosse dovuto per blasone e che prima o poi sarebbe comunque arrivato); dalla manovra sotto ritmo con ostinato fraseggio negli spazi centrali già “ammirato” in coppa contro la Lokomotiv Mosca, alle ricorrenti distrazioni offensive culminate nell'ennesimo fallo di mano di un irriconoscibile e spaesato De Ligt che ha regalato ai salentini il rigore dell'insperato pareggio, passando per la prestazione incolore di gran parte della squadra (su tutti Bernardeschi, altro talento cristallino trasformatosi in oggetto misterioso) e per i troppi errori di misura nella costruzione e nella finalizzazione del gioco.
Contro i giallorossi pugliesi non sono arrivate invenzioni individuali e fortuna a togliere le castagne dal fuoco (forse portare l'“affaticato” Cristiano Ronaldo almeno in panchina per avere un'arma in più da gettare nella mischia in caso di necessità non sarebbe stata una cattiva idea) e così, da una partita dominata contro un avversario apparso intimorito e protagonista di due sole fiammate ad inizio gara e dopo essere passato in svantaggio, i bianconeri hanno portato a casa solo un punto che ha quasi il sapore della sconfitta. Chi è causa del suo mal pianga se stesso e Sarri farà bene ad alzare i toni nello spogliatoio per far ritrovare ai suoi giocatori la “cattiveria” agonistica sotto rete e in difesa, in modo da non gettare al vento in futuro altri punti vanificando un potenziale offensivo apparso a tratti impressionante.
Contro il pimpante Cagliari, tra le sorprese positive della prima parte del campionato, il convalescente Torino sorbisce un brodino ricostituente che gli permette almeno di muovere la classifica, ma che non dissipa i dubbi sul momento e sull'effettiva caratura della squadra granata, sempre sospesa in un limbo opaco tra l'ambizione di candidarsi definitivamente a un posto nelle coppe e il costante rischio di scivolare nell'anonimato del centro classifica.
Altra prestazione dai due volti di un Toro che continua ad avere in Belotti il suo faro e in Sirigu il timoniere capace di non fare affondare la nave durante la tempesta. L'avvio promettente ha lasciato il campo allo stentoreo finale della prima frazione, in cui i granata hanno subìto oltremodo il crescendo di un solido Cagliari, bravo a colpire sfruttando un pasticcio difensivo da matita blu dei centrali di Mazzarri. Vaporose e tenere le iniziative toriniste (a spiccare in negativo l'evanescente Iago Falqué) e meritati i fischi piovuti dagli spalti all'intervallo.
Di tutt'altro tenore la ripresa, in cui gli ingressi dall'inizio di un motivato Zaza e quello successivo di Verdi davano nuovo brio agli attacchi dei granata, che a metà frazione ottenevano il meritato pareggio sull'asse Belotti-Zaza. Finale in altalena, con il Toro che cercava il gol della vittoria (positivo l'avvicendamento sulla fascia sinistra con Laxalt in luogo di Aina, e l'uruguaiano che meriterebbe maggior minutaggio se non altro per l'incisività che riesce a dare alla manovra), ma rischiava al contempo di capitolare, salvato dal solito Sirigu. Un punto per ripartire che soddisfa solo a metà la squadra di Mazzarri, chiamata ora nel giro di quattro giorni a due test della verità contro Lazio e Juventus.