Serie A: torinesi ko nel doppio confronto contro le romane
Le romane fanno la voce grossa, ribadiscono il loro ritrovato ruolo capitale e per le paladine del calcio sotto la Mole il sabato di campionato prepasquale diventa di passione. Toro e Juve escono a bocca asciutta dal confronto incrociato con Roma e Lazio e devono frenare la rincorsa ai rispettivi obiettivi stagionali.
Tratto comune ai due confronti la partenza in salita della gara, che granata e bianconeri non sono riusciti a riportare sui binari voluti. Primi a scendere in campo all'ora dell'aperitivo i granata, che mister Juric imperniava in difesa sul trio Gravillon-Schuurs-Buongiorno, affidando le corsie esterne ai collaudati Singo e Rodriguez, mentre le chiavi del centrocampo erano consegnate alla "linea verde" di Ricci e Gineitis, con il giovane lituano che nell'occasione pagava spesso dazio all'inesperienza. Note positive dai trequartisti, con un Radonjic ispirato supportato da Miranchuk che cercavano di innescare il terminale offensivo Sanabria.
Le intenzioni tattiche del tecnico croato venivano però mandate subito a gambe all'aria dal tentativo di parata di Schuurs sulla conclusione di Zalewski, che regalava il rigore decisivo a Dybala e induceva a pensare che l'aria di Torino porti i difensori olandesi a interpretare il calcio in maniera pallavolistica (vedi i precedenti bianconeri di De Ligt).
L'incontro si incanalava così sui binari preferiti da Mourinho, con i giallorossi sornioni ad amministrare il vantaggio punzecchiando di rimessa e lasciando il controllo delle operazioni agli avversari, i quali si trovavano costretti ad impostare dal basso faticando a trovare varchi e a rendersi pericolosi, ricorrendo anche a infruttuosi lanci lunghi.
Archiviata una prima frazione monocorde e priva di altre grosse emozioni, in apertura di ripresa il Toro costruiva la sua occasione migliore, ma il balzo felino di Rui Patricio negava il pareggio al colpo di testa di Miranchuk imbeccato dal cross di Rodriguez.
Col passare dei minuti l'incontro si inaspriva, viveva spesso sui duelli individuali, ma il tema tattico non cambiava. Nonostante il triplice innesto di Djidji, Pellegri e Vlasic per Ricci, Sanabria e Gravillon i granata non riuscivano a spostare dalla loro parte l'inerzia del confronto ed allo stesso modo erano infruttuosi i successivi ingressi di Lazaro e Karamoh.
La Roma aveva buon gioco a contenere fino al termine tenendo in allarme la difesa avversaria con le ripartenze, mentre il Toro pagava la propria sterilità offensiva e vedeva le proprie iniziative arenarsi ai sedici metri giallorossi.
Archiviata una Pasqua per nulla dolce, i granata cercheranno di ritrovare la via del successo, che manca ormai da un mese, nel nuovo confronto casalingo di domenica pomeriggio contro la Salernitana.
Nello scontro di cartello di fatto tra la seconda e la terza forza del campionato, tenendo conto dei punti conquistati sul campo dai bianconeri, che chiudeva la giornata, la Juve steccava ancora una volta lontano dalle mura amiche contro una delle rivali nella corsa all'Europa. Troppo molle l'approccio alla partita dei bianconeri, che soffrivano l'intensità, l'aggressività e la qualità del palleggio laziali, sempre più a loro agio nell'interpretare il verbo calcistico di Sarri.
La squadra di Allegri (influenzato e sostituito in panchina da Landucci), chiudeva sì i varchi con il collaudato 3-5-1-1, ma non riusciva quasi mai a riproporsi in avanti. Imbrigliato l'opaco Immobile da Bremer, Gatti e Alex Sandro (vero anello debole della catena) faticavano oltre modo a chiudere sulle incursioni di Zaccagni e Felipe Anderson, mal supportati dai ripiegamenti spesso fuori tempo degli esterni Cuadrado e Kostic.
Nel settore nevralgico Rabiot (tra le poche note positive della serata), Locatelli e Fagioli pativano il dinamismo e la maggiore determinazione di Luis Alberto, Cataldi e Milinkovic-Savic. Risultato di tali premesse l'inutile girovagare alla ricerca della posizione di Di Maria e la penuria di palloni che giungevano ad un'ancora inconcludente Vlahovic.
La "guerra di trincea" di Madama veniva vanificata dal cambio di fronte che permetteva all'astuto centrocampista serbo, complice un evidente fallo su Alex Sandro non ravvisato né dall'arbitro, né dal VAR, di portare in vantaggio gli aquilotti. Di puri nervi la reazione rabbiosa della Juve, che portava Rabiot (decimo gol stagionale per lui) a riequilibrare il risultato prima dell'intervallo al termine di una sarabanda in mischia su azione d'angolo.
La Vecchia Signora aveva però il torto di iniziare la ripresa alla stessa maniera della prima frazione e la squadra di Sarri, matura e convinta dei propri mezzi, la puniva con un'azione da manuale che evidenziava impietosamente, al di là del geniale assist di tacco di Luis Alberto a smarcare Zaccagni, la scarsa reattività nelle chiusure e il posizionamento difensivo non impeccabile dei bianconeri.
Solo dopo l'ora di gioco, grazie all'ingresso in campo di Chiesa, Milik e Paredes ed al passaggio al 4-3-3, la Juve riusciva ad avanzare il baricentro ed allargare in velocità il gioco sulle fasce laterali mettendo in costante difficoltà i biancocelesti. La reazione juventina fruttava però solo una serie di angoli e qualche conclusione murata dai difensori avversari e le speranze di tornare da Roma indenni si spegnevano sulla girata al volo da centro area di Fagioli terminata alta.
Trangugiato il boccone amaro di una sconfitta evitabile, col grosso rimpianto di essere entrata troppo tardi e solo a sprazzi in partita, la Juve si ritufferà giovedì sera nell'Europa League ricevendo l'ostico Sporting Lisbona nell'andata dei quarti di finale, mentre domenica cercherà di riprendere la marcia in campionato andando a rendere visita all'altalenante Sassuolo ancora scottato dalla frittata combinata a Verona.
Nella fotografia di justcalcio.com: l'esultanza di Sergej Milinkovic Savic, autore del primo gol della Lazio nel confronto con la Juventus