Derby della Mole: la Juve regola il Toro nella ripresa
I bianconeri vincono 4-2 al termine di una partita ricca di spettacolo ed emozioni
Un derby fiammeggiante, uno dei più intensi, combattuti ed emozionanti degli ultimi anni, va in rimonta alla Juve mai doma, capace di rimontare per due volte lo svantaggio e di fare emergere alla distanza le sue qualità superiori. Il Torino per tre quarti di gara tiene testa ai rivali, gioca alla pari facendo per lunghi tratti la partita, ma cala fatalmente nel finale quando i ritmi e la fisicità del confronto vengono giocoforza meno.
Tre punti d'oro per i bianconeri, che continuano la loro risalita in classifica ribadendo al contempo la supremazia cittadina, mentre i granata, nonostante una sconfitta che allunga la serie negativa tabù del derby, escono dal campo a testa altissima senza avere questa volta nulla da rimproverarsi.
L'anomala chiusura del martedì sera di un turno di campionato chilometrico parte all'insegna dei fuochi d'artificio, con il Toro che carica a testa bassa sorprendendo una Juve molle e superficiale nell'approccio mentale alla partita. Alex Sandro chiude in ritardo su Singo regalando l'angolo e sugli sviluppi del tiro dalla bandierina la difesa stile belle statuine di Madama si fa prendere in controtempo dalla spizzata di Buongiorno ed osserva la girata a rete dell'indisturbato Karamoh. La Juve accusa il colpo, fatica a rimettersi in carreggiata compiendo troppi errori di misura nel fraseggio, ma al primo vero affondo ristabilisce la parità con l'azione da "quinto a quinto" avviata da Kostic e finalizzata da Cuadrado, sempre più uomo derby.
Dopodiché il tema tattico si dipana con chiarezza: il Torino mantiene il controllo dell'iniziativa con un lungo possesso palla cercando di stanare la Juventus per poi sorprenderla con rapide verticalizzazioni, mentre i bianconeri, quando sono chiamati a imbastire la manovra, faticano di fronte al pressing avversario e devono affidarsi alle giocate illuminanti di un Di Maria spesso ingabbiato dagli avversari.
La sfida vive sull'intensità dei duelli individuali. Fanno scintille sulle corsie esterne i confronti tra Kostic e Singo e fra Rodriguez e Cuadrado; le difese riescono ad imbrigliare gli opposti terminali offensivi, mentre nel settore nevralgico Ilic e Linetty appaiono più lucidi dei dirimpettai Rabiot e Fagioli, con l'esordiente Barrenechea (gettato nella mischia probabilmente per disperazione da Allegri data l'ormai cronica impalpabilità di Paredes) troppo preoccupato di svolgere senza sbavature il suo "compitino". Da rimarcare il movimento di Karamoh e Miranchuk, bravi a fluttuare tra le linee creando non pochi grattacapi a Danilo ed Alex Sandro.
Volendo cercare il pelo nell'uovo, su ambo i fronti la concentrazione difensiva, specie sui palloni provenienti dalla trequarti e su quelli inattivi, ha lasciato desiderare, come testimonia lo spumeggiante epilogo della prima frazione. Il Toro faceva le prove generali del nuovo vantaggio con il colpo di testa di Sanabria messo in angolo dal prodigioso intervento di Szczesny, poi lo trovava facendo male sempre dalla sinistra: servizio col contagiri di Ilic per il centravanti paraguaiano, che bruciava sul tempo il distratto Bremer uccellando il portiere il portiere polacco, non irreprensibile nella circostanza.
La Vecchia Signora aveva però la forza di reagire alla nuova mazzata e tornava a galla all'ultimo respiro prima dell'intervallo grazie all'imperioso stacco di testa di Danilo (con palla che carambolava sul palo e veniva ricacciata fuori dalla porta da Milinkovic-Savic quando era ormai troppo tardi) che sorprendeva l'immobile difesa torinista sul corner di Di Maria.
Colpi di scena a raffica anche in avvio di ripresa. Miranchuk non centrava lo specchio con un tiro a giro, poi Vlahovic, al termine di una bella combinazione con Fagioli agevolata dall'errato movimento in chiusura dei difensori granata, si divorava il vantaggio sparando contro la traversa ed uscendo mentalmente dalla partita. Quindi era il Toro a strappare nuovamente sul rinvio da censura di Alex Sandro che metteva un ghiotto pallone sui piedi di Linetty, il quale pareggiava il conto delle traverse colpite.
A venti minuti dalla fine la chiave di volta della partita, quando Allegri mandava in campo il redivivo Pogba, Chiesa e De Sciglio per gli esausti Barrenechea, Di Maria e Cuadrado. Al primo affondo la Juve, dopo avere inseguito due volte, ribaltava la partita mettendo ancora il dito nella piaga della confusionaria disposizione difensiva granata sulle palle inattive. Era Bremer a svettare sull'assist al bacio di Chiesa segnando il più classico gol dell'ex, seguito da un'esultanza finalmente libera da ipocrisie.
Il Toro accusava il colpo, si innervosiva (emblematica la sostituzione dopo nemmeno un quarto d'ora del subentrato Radonjic da parte di un furioso Juric) e non riusciva più a ritrovare il bandolo della matassa, mentre la Juve cresceva, prendeva il controllo del gioco e chiudeva i conti a dieci minuti dalla fine, ancora sugli sviluppi di un calcio piazzato, con la pennellata di Kostic concretizzata da Rabiot e certificata dal VAR.
Dopo aver infilato la quarta vittoria consecutiva ed essere risalita al settimo posto in classifica, la squadra di Allegri sarà chiamata domenica sera ad un'altra prova della verità in casa di una Roma desiderosa di riscatto dopo il sorprendente passo falso di Cremona. Al Torino toccherà di nuovo chiudere il turno di campionato nel posticipo del lunedì sera, in cui dovrà cercare di ritrovare la via della continuità di prestazione e del successo nell'impegno interno contro un Bologna in gran salute.
Nella fotografia tratta dal sito ufficiale del Torino FC: lo juventino Barrenechea in scivolata sul granata Linetty.