Serie A: Toro ancora corsaro, Juve ko di misura con il Milan
Al Torino calzano a pennello i panni del corsaro, con i granata, grazie soprattutto ai suoi giovani pirati, maramaldi nel golfo della Spezia che si mettono in tasca la quarta vittoria esterna consecutiva e veleggiano col vento in poppa nel loro finale di campionato da incorniciare. Juventus al contrario svuotata e in caduta libera, che tiene sì testa al concreto Milan, ma non riesce a pungere e paga dazio al cinismo dei rossoneri ed alla prodezza di Giroud, sciupando le residue possibilità di rientrare nell'Europa che conta. Penultima di campionato a tinte granata intenso, mentre il bianconero appare sempre più sbiadito con sfumature tendenti al grigio, come l'umore dell'ambiente e le prospettive future.
Sabato di gloria per la banda di Juric sul campo degli aquilotti, incornati dalla carica del Toro e sospinti sempre più verso il baratro della retrocessione. Consueto lo schieramento tattico proposto dal tecnico croato, con Schuurs, Buongiorno e Rodriguez a proteggere Milinkovic-Savic; Singo e Vojvoda ad agire sugli esterni mentre i talentuosi Ilic e Ricci, tra i migliori in campo, fornivano qualità e quantità nel settore nevralgico. Ispirati sulla trequarti Vlasic e Miranchuk, al pari del terminale offensivo Sanabria.
Erano subito i granata a fare la partita affidandosi a buon pressing e trame manovrate. Centrata la traversa con il tiro di Miranchuk deviato da Ampadu, il Toro raccoglieva il frutto dei propri sforzi grazie al rimpallo fra Singo e Wisniewski su angolo calciato da Ilic. Passati in vantaggio i torinisti potevano portare la gara sui binari a loro più consoni, amministrando con personalità il risultato, ripartendo con ficcanti trame di rimessa e andando avanti all'intervallo, preceduto dai deprecabili insulti razzisti nei contfronti di mister Juric che costringevano l'arbitro Guida ad interrompere il gioco per un paio di minuti.
Sinfonia granata nella ripresa. In apertura la conclusione di Vojvoda timbrava il montante, poi i torinisti giocavano con gli avversari come il gatto fa con il topo, lasciandoli sfogare e colpendoli in ripartenza con rapide e pregevoli combinazioni, come quella fra Sanabria e Vlasic che offriva a Ricci la palla del raddoppio, seguita due minuti più tardi dall'assist di Vlasic per Ilic, che chiudeva i giochi.
Il VAR negava ai liguri la rete della bandiera di Nzola, viziata da un fuorigioco di Esposito in avvio di azione, e nell'ultimo sussulto della gara era Sanabria a regalare a Karamoh la sfera con cui suggellava una prestazione collettiva da incorniciare in un confronto dall'esito mai in discussione.
Sabato all'ora dell'aperitivo passerella finale casalinga contro l'Inter con l'obiettivo di confermare l'ottavo posto in classifica ed incrementare il bottino record di punti.
A una Juventus in versione "vorrei ma non posso" non sono bastati invece impegno e generosità contro l'astuto Diavolo, che ne ha messo impietosamente in risalto i limiti tecnico-tattici e caratteriali.
Nell'ennesimo cambio di assetto stagionale Allegri varava un inconsueto 3-4-3 "fluido", con Gatti, Bremer e Danilo sulla non impeccabile linea difensiva coadiuvati da Cuadrado in fase di ripiegamento. Sulla sinistra agiva un altalenante Kostic, mentre Locatelli e Rabiot dovevano sobbarcarsi il peso dell'interdizione e dell'impostazione non riuscendosi a calare del tutto nel ruolo. Nel tridente avanzato solo Kean, almeno per dinamismo e generosità, risultava all'altezza al contrario degli opachi e spaesati Chiesa e Di Maria.
I bianconeri affrontavano i rivali a viso aperto ed inizialmente con buoni ritmi, ma come troppo spesso accaduto durante quest'infausta annata andavano a sprazzi e mancavano nella stoccata decisiva. Maignan neutralizzava così senza eccessivi patemi le conclusioni di Cuadrado e Kean, mentre Di Maria, fuori tempo, spediva alle stelle il goloso suggerimento del centravanti juventino.
La squadra di Pioli, che non aveva Leao nella sua serata migliore e non poteva contare sugli stappi del portoghese, conteneva senza andare in sofferenza e con estremo cinismo colpiva alla prima vera occasione. Nella circostanza troppo statica la fase difensiva bianconera sul cross dalla trequarti di Calabria, con Gatti che perdeva la marcatura e Giroud che inventava un capolavoro tecnico e atletico di testa su cui Szczesny nulla poteva.
Sterile monologo juventino nella ripresa, quando Allegri cercava inutilmente con i cambi di passare ad un più offensivo ed incisivo 4-3-3. La Vecchia Signora faticava a trovare spazi, doveva affidarsi ad innocui conclusioni dalla distanza e rischiava sulle fiammate rossonere a campo aperto, con Szczesny protagonista su Saelemaekes. Generoso il forcing finale di Madama, ma lo stinco di Kalulu respingeva la deviazione in mischia a botta sicura di Danilo su corner di Paredes condannando la Juve alla sua decima sconfitta in campionato, la seconda di fila, in un'altra immagine simbolo di una stagione da dimenticare in fretta per i bianconeri.
Domenica sera la chiusura a Udine, in cui i giocatori di Allegri, ammesso che ne abbiano ancora le energie, soprattutto nervose e mentali, dovranno cercare l'ultimo acuto per tentare un miracoloso ingresso in Europa League.
Fotografia: sito ufficiale A.C. Milan.