Serie A: tris della Juve alla Lazio, il Toro sfiora l'impresa a Roma

Il Torino sfiora l'impresa a Roma e torna dall'Olimpico con un punto che fa comunque classifica e morale. La migliore Juventus della stagione impartisce una lezione di tattica e di personalità alla Lazio, prosegue nella sua risalita e si insedia al terzo posto. Pende dal lato delle torinesi l'ago della bilancia nel doppio incrocio con le squadre capitoline che ha chiuso la prima fase del campionato per lasciare spazio al Mondiale in Qatar.
Ad aprire le danze nel pomeriggio i granata, che rendevano visita ai giallorossi di Mourinho. In un contesto tattico caratterizzato da schieramenti speculari, mister Juric proponeva davanti a Milinkovic-Savic una difesa a tre imperniata su Djidji, Zima e Buongiorno, mentre sulle corsie esterne agivano Lazaro e Vojvoda, con quest'ultimo, in difficoltà, rilevato dopo mezz'ora da Singo. Convincente la prova nel settore nevralgico di Ricci e Linetty, premiato anche dalla rete del vantaggio torinista. Sul fronte offensivo il dinamismo dei trequartisti Miranchuk e Vlasic, unito alla presenza fisica del recuperato Sanabria, cercava di creare qualche grattacapo alla retroguardia di casa.
Era il Toro a mostrarsi più propositivo nella prima frazione, grazie alla solita pressione alta (favorita anche dall'incedere compassato dei romanisti) che sfociava però solo in velleitarie conclusioni dalla distanza. Sull'altro fronte i giallorossi crescevano nei minuti finali, senza però l'intensità e la lucidità necessarie a creare pericoli dalle parti di Milinkovic-Savic. L'emozione più grossa era rappresentata dal fallo di mani in area di Ricci sanzionato con il rigore poi negato dopo la revisione dell'arbitro con il VAR (il pallone era rimbalzato in precedenza su un'altra parte del corpo del giocatore granata).
In un avvio di ripresa più frizzante era il Toro ad incornare dopo dieci minuti grazie all'incursione di Linetty, che su assist di Singo staccava di testa in mezzo alle belle statuine della difesa romanista e portava in vantaggio i granata.
Rinfrancata dal gol, la squadra di Juric manteneva il controllo delle operazioni e si rendeva ancora pericolosa con Sanabria e Vlasic. Il canovaccio tattico cambiava nell'ultimo quarto di gara, quando una Roma fino a quel momento impalpabile traeva nuovo vigore dagli innnesti di Dybala e del grande ex Belotti, schiacciando progressivamente gli ospiti nella loro metà campo. Milinkovic-Savic dava però sicurezza ai compagni di reparto e il Torino sembra riuscire a contenere con personalità la pressione avversaria.
Quando il colpaccio si profilava all'orizzonte, arrivava la beffa in un recupero vietato ai deboli di cuore. L'ingenuo Djidji contrastava fallosamente in area Dybala, Belotti si incaricava del tiro dal dischetto alla ricerca del gol del gol dell'ex, ma il palo gli ricacciava in gola l'urlo di gioia. Pochi minuti dopo il Toro riceveva un altro regalo dalla dea bendata, che faceva stampare sulla traversa la pennellata del fantasista argentino. La fortuna granata terminava in quell'istante, poiché il pallone giungeva a Matic, il cui tiro dal limite filtrava in una selva di gambe evitando la sconfitta alla Roma.
Il Torino chiudeva così la prima parte del campionato con un buon pareggio esterno venato però dal consueto filo di rammarico e una solida posizione di centro classifica con più punti rispetto alla stagione precedente, da migliorare a partire dal primo impegno dell'anno nuovo contro il Verona.
La recita di chiusura era affidata alla Juve, che indossava l'abito da sera e forniva di fronte alla Lazio la sua miglior prestazione stagionale, fatta di pragmatismo, cinismo, crescente personalità, fiducia nei propri mezzi e, per lunghi tratti della gara, anche di bel gioco.
Mister Allegri non si schiodava dall'efficacia del 3-5-2 rilanciando Gatti (in crescendo la sua prova dopo qualche titubanza iniziale) nella linea difensiva assieme al polivalente Danilo e all'imperioso Bremer. Polmoni, gamba e precisione sulle fasce per gli ispirati Kostic e Cuadrado, mentre in mezzo al campo Fagioli, Locatelli e Rabiot convincevano per qualità e quantità. Ben assortita la coppia offensiva Kean-Milik, che impallinava gli aquilotti biancocelesti esaltando la raggiunta maturità del prodotto del vivaio juventino e l'esperta praticità della sua spalla polacca.
Sotto il profilo tattico i bianconeri sorprendevano la squadra di Sarri partendo con pressing alto per inibirne le giocate con l'uscita in palleggio. I continui cambi di fronte alternati alle verticalizzazioni erano l'altra arma in più della Vecchia Signora, che dopo avere sfiorato la rete con Milik, Kean e Fagioli lasciava campo ai laziali chiudendo gli spazi e rendendo sterile il loro insistito possesso palla, che nella frazione iniziale produceva neppure un tiro nello specchio della porta difesa da Szczesny.
Al tramonto del primo tempo Madama giocava la carta del cinismo e della ripartenza: recupero palla di Rabiot su un indolente Milinkovic-Savic e lancio in profondità per Kean (nella fotografia di Eurosport la sua esultanza), il cui pallonetto d'autore mandava in estasi lo Stadium.
Il copione non cambiava in apertura di ripresa, quando la Juve batteva ancora il ferro caldo sull'asse del recupero palla seguito da ficcanti puntate in contropiede, come nell'azione del raddoppio di Kean dopo la non impeccabile respinta di Provedel sulla conclusione di Kostic.
A differenza del recente passato, la squadra di Allegri non arretrava il baricentro a difesa del doppio vantaggio, ma continuava a fare la partita alternando gestione della palla ad accelerazioni che creavano ancora brividi alla difesa biancoceleste. Positivi anche gli innesti del ritrovato e volitivo Chiesa e di Di Maria, mentre Sarri, nonostante il turbinio di sostituzioni, non riusciva a cambiare volto e marcia alla sua squadra. Da manuale l'azione che portava Milik a mettere la ciliegina sulla torta della brillante prestazione juventina, mentre solo nei minuti di recupero veniva concesso campo all'orgoglio della Lazio, con Szczesny insuperabile baluardo a blindare la sesta vittoria consecutiva senza subire reti.
La Juve andava così in vacanza con il sorpasso sui romani e il terzo posto in classifica (impensabile solo un paio di mesi fa), la consapevolezza di uno spirito di squadra ritrovato e la prospettiva, una volta recuperati gli infortunati, di potersi giocare nella seconda parte della stagione tutte le proprie carte almeno per la zona Champions League. Primo test di controprova il 4 gennaio in casa della Cremonese.
