Sabato il derby della Mole: come ci arrivano le due squadre torinesi
Sono due squadre per nulla in salute quelle che sabato sera si affronteranno nel derby della Mole, ognuna alla ricerca di risposte da dare agli interrogativi emersi in quest'inizio di stagione contraddistinto da qualche luce e parecchie ombre (foto: Giornale di Sicilia)
Anche il turno infrasettimanale di campionato ha fatto suonare inquietanti campanelli d'allarme sia sul fronte bianconero, sia, soprattutto, su quello granata. Non tragga in inganno il primato in classifica riacciuffato con affanno all'ultimo respiro dalla Juventus. Contro un Genoa motivato, ben disposto in campo, tatticamente ordinato e dalla ritrovata personalità, i bianconeri hanno fornito una nuova prestazione enigmatica ed incolore (nonostante la psichedelica divisa sfoggiata), palesando i soliti difetti che stanno ormai diventando uno scomodo marchio di fabbrica: ritmi da piccolo trotto senza accelerazioni, scarso sfruttamento delle fasce laterali ad aggirare l'ermetico schieramento difensivo avversario ed estemporanee iniziative individuali per andare alla conclusione. Trovato il vantaggio, ecco il solito calo di tensione associato all'errore nel disimpegno difensivo puntualmente punito dal “gollonzo” rossoblu.
La musica non cambiava nella ripresa, pur disputata per lunghi tratti in superiorità numerica. Assenti o appannati gli interpreti principali (la squadra di Sarri comincia ad essere dipendente dai suoi uomini cardine funzionali al modulo di gioco, specie Pjanic a centrocampo e Higuain al centro dell'attacco) le difficoltà aumentavano e gli errori sotto porta (clamoroso quello di Ronaldo) vanificavano anche le poche giocate di qualità prodotte. Ad evitare ai bianconeri il secondo mezzo passo falso consecutivo l'altro marchio di fabbrica, questa volta positivo, ovvero la mentalità vincente che porta a non arrendersi fino alla fine, impreziosita dal mestiere e dal cinismo di Ronaldo.
Sprofondo granata sul fronte Toro, uscito con le ossa rotte dalla disastrosa trasferta romana in casa Lazio. Quella vista contro i biancocelesti è sembrata una squadra senza capo né coda, priva di personalità, che si è squagliata come neve al sole di fronte alle prime difficoltà. Sempre in balìa degli avversari (fatta eccezione per il temperamento di Belotti, cui solo la traversa ha negato la meritata gioia del gol), gli uomini di Mazzarri hanno lasciato sconcertati per il modo in cui hanno incassato le reti. Tolta la prodezza balistica di Acerbi che ha incanalato la partita sui binari laziali e la sfortunata autorete del capitano, segno emblematico della resa, gli altri gol sono venuti da palle perse ingenuamente ed autostrade concesse alle ripartenze avversarie da una squadra scollata tra i reparti.
All'Olimpico è stato toccato forse il punto più basso del calo verticale di rendimento e risultati accusato nelle ultime settimane da una compagine che sta pericolosamente palesando una mancanza di identità e di carattere, da ritrovare alla svelta durante il ritiro punitivo imposto dal presidente Cairo nel tentativo di ricompattare l'ambiente attorno al confermato, quanto contestato dalla tifoseria, tecnico Mazzarri.
Alle porte c'è ora il derby, in cui entrambe le squadre si troveranno ad affrontare il peggior avversario possibile in un momento molto delicato. Come da tradizione la Juve avrà tutto da perdere. Il divario tecnico nei confronti dei “cugini” è enorme e se per una volta i bianconeri riusciranno a far rendere al meglio la loro fuoriserie non dovrebbe esserci partita. Le trappole sono però dietro l'angolo e un approccio alla stracittadina con la supponenza manifestata negli ultimi incontri, magari unita a ritmi dopolavoristici nella creazione della manovra, ostinate trame accademiche, poca concretezza offensiva e ricorrenti sbavature nella retroguardia, potrebbero costare molto cari alla compagine di Sarri e offrire il fianco a un clamoroso ribaltamento del pronostico.
Sull'altro fronte il Toro è quasi sull'orlo del baratro ma, di nuovo secondo una tradizione consolidata, non avrà nulla da perdere data la caratura dell'avversario. Nella circostanza i granata dovranno scrollarsi di dosso i timori reverenziali facendo appello ad un ritrovato carattere che li porti a gettare in campo umiltà e determinazione agonistica, evitando però di caricarsi come delle molle salvo andare fuori giri alla prima avversità.
Al campo il verdetto di un confronto che potrà confermare il dominio bianconero (non solo sotto la Mole), ridare ossigeno alla classifica e risollevare con un'iniezione di fiducia il morale dei granata, oppure trasformarsi in un insipido brodino che lascerà tutti insoddisfatti aumentando recriminazioni e rimpianti sulle due rive del Po.