La Juve regola la Spal, il Toro sulle montagne russe a Parma
Juventus quasi a regime che scalda i motori in vista delle prime prove della verità stagionali, Torino coraggioso, distratto e sfortunato che ruzzola a terra dopo le montagne russe di Parma. Indicazioni contrastanti per le due torinesi dopo una sesta giornata di campionato dal sapore dolceamaro.
Sabato dai due volti quello della Juventus contro la Spal (nella foto di lospallino.com). Prima parte di gara soporifera, dai ritmi bassi, condizionati dal caldo di un pomeriggio ancora estivo e dall'atteggiamento di un avversario eccessivamente timoroso, che chiudeva tutti i varchi facendo leva su un prudente 3-5-2 studiato per contenere il più possibile i rivali ed affidarsi a estemporanee ripartenze offensive. Dal canto loro i bianconeri faticavano a ingranare le marce alte e a tratti davano l'impressione di voler giocare al gatto col topo senza forzare più di tanto manovre spesso accademiche, fiduciosi che presto o tardi il gol sarebbe arrivato. Nell'epilogo della prima frazione la squadra di Sarri cominciava a carburare, saliva di velocità aumentando i giri del motore e raccoglieva in extremis i frutti della propria superiorità con un altro gioiello di Pjanic, che superava la strenua resistenza di Berisha (alla fine il migliore in campo con almeno cinque parate decisive a far risultare “accettabile” il passivo dei ferraresi).
Dopo l'intervallo la Juve gettava la maschera e mostrava il suo volto più bello, complice anche la sfiducia che bloccava la squadra di Semplici, incapace di reagire nonostante i cambi di stampo più offensivo. La difesa, finalmente sicura, permetteva a Buffon di trascorrere un pomeriggio da spettatore non pagante, con la nota lieta di De Ligt, in costante crescendo e supportato dall'applicazione e dalla determinazione agonistica necessarie. Apprezzabile anche la prova dei terzini “inventati” Cuadrado e Matuidi, puntuali in chiusura come in fase di spinta, mentre in cabina di regia un sontuoso Pjanic, metronomo tutto fosforo e tecnica, orchestrava un fraseggio fluido e rapido che sfociava in improvvise verticalizzazioni (il verbo di Sarri comincia a fare proseliti) impreziosite dagli strappi in progressione di Dybala e dagli inserimenti di Ramsey (sempre efficace tra le linee) e Khedira. Opaco e spesso avulso dalla manovra, il solo Rabiot. In attacco Ronaldo, partendo sovente dalla sua preferita posizione defilata, ingaggiava un'egoistica battaglia con Berisha fino a vincerla ad una dozzina di minuti dal termine con il colpo di testa che mandava in archivio la pratica e permetteva ai bianconeri di proiettarsi verso un'altra settimana ad alta intensità.
Da martedì Bonucci e compagni saranno chiamati ad affrontare due prove della verità, cominciando dalla gara di Champions League con il Bayer Leverkusen, da vincere ad ogni costo per evitare spiacevoli intoppi nella corsa qualificazione, e chiudendo con in Derby d'Italia di domenica sera a San Siro contro l'Inter, in cui cercare di riaffermare la supremazia tricolore o quanto meno di non uscire a mani vuote dal campo, poiché un divario di cinque punti nei confronti della “Juve bis” traslata da Conte in nerazzurro potrebbe già diventare pesante da recuperare.
Partita pazza a Parma nel posticipo del lunedì sera, da cui il Toro esce con un pugno di mosche in mano. Granata distratti in difesa e subito sotto, infilati dalla combinazione in contropiede (specialità della casa fra i ducali) iniziata da Gervinho e finalizzata da Kulusevski. Pronta reazione ed immediato pareggio grazie all'inzuccata di Ansaldi che sorprende il frastornato Gagliolo, quindi buona personalità della squadra di Mazzarri, che tiene bene il campo sfruttando al meglio un duttile 3-4-1-2 ed imperversa sulle fasce laterali. Alla mezz'ora la chiave di volta della gara: ingenuità di Bremer, già ammonito, che oppone il gomito alto alla conclusione dell'ispirato Kulusevski e, dopo l'intervento del VAR, lascia i compagni in dieci con il pallone sul dischetto per la trasformazione del possibile nuovo vantaggio emiliano affidata a Gervinho.
Sirigu, ancora una volta in grande spolvero, lo ipnotizza, il Toro, seppur in inferiorità numerica, si ricompatta (due linee da quattro con Verdi a staccarsi per supportare Belotti in fase offensiva) e dieci minuti più tardi il VAR manda i granata dagli undici metri con il Gallo che non sbaglia per un clamoroso sorpasso. Il peccato di distrazione è però di nuovo dietro l'angolo ed in pieno recupero gioca il secondo brutto scherzo della serata agli ospiti, con Cornelius che, sfruttando ancora una verticalizzazione, riequilibra il risultato.
La ripresa è di pura sofferenza. A gioco lungo l'uomo in meno si fa sentire, il Parma prende campo con manovre avvolgenti, mentre il Torino fa il possibile per contenere con ordine. Sirigu lo tiene in vita in un paio di circostanze, la traversa respinge il colpo di testa di Hernani e sull'altro fronte Izzo viene stregato da Sepe. Quando i granata cominciano a vedere il miraggio di un punto prezioso al Tardini, la zampata del neo entrato Inglese castiga il rinvio non riuscito di Izzo su cross di Gervinho e il sogno sfuma nel crescente nervosismo finale che porta alle espulsioni dalla panchina di Frustalupi e Mazzarri.
Prossima tappa l'impegno casalingo contro il ritrovato Napoli di Ancelotti, quando non saranno più ammesse distrazioni e passaggi a vuoto e si dovrà fare leva sul proverbiale Cuore Toro per riprendere il cammino in classifica.