La Juventus passa nel derby della Mole e allunga in vetta
Gli occhi, come si sa, sono lo specchio dell'anima. E guardando, grazie alle puntuali scelte della regìa televisiva, le espressioni di bianconeri e granata prima, durante e dopo l'inconsueto derby di sabato scorso, il 200° in serie A e il primo disputato a porte chiuse, si trovano molte chiavi di lettura di una gara terminata secondo pronostico ma in cui gli sconfitti, nonostante il pesante passivo, sono rimasti a lungo in partita creando problemi agli avversari ben più che nelle precedenti occasioni.
Avevano occhi sbarrati dalla tensione, quasi impauriti, prima di scendere in campo i giocatori di Moreno Longo, mentre da quelli di Sarri traspariva serena concentrazione.
I primi minuti del derby (fotografia: www.torinofc.it) confermavano questa sensazione, con la Juve che partiva a mille e sbloccava subito il risultato grazie all'ennesima prodezza di Dybala, che replicava in fotocopia la marcatura di Genova affondando come un coltello caldo nel burro di un'impalpabile e troppo remissiva difesa granata.
Lo sbandamento del Toro (occhi spaesati che fissavano il vuoto cercando qualche appiglio per reagire) durava sino alla mezz'ora di fronte al monologo dei bianconeri, i quali finalmente mettevano in mostra gioco fluido, ritmi elevati nonostante la canicola e occhi di tigre concretizzatisi nell'azione del raddoppio di Cuadrado (tracciante in profondità di Dybala, progressione ancora stile Genova di Ronaldo, scarico per il colombiano che saltava netto Lyanco e infilava Sirigu), complice di nuovo l'inguardabile fase difensiva torinista.
Nel mentre, qualche lampo nello sguardo dei granata si coglieva e il Toro cercava di impensierire la Juve "allungandola" e portando a turno Berenguer, Verdi e l'encomiabile Belotti a prendere palla tra le linee per ripartire in velocità. Il reparto arretrato juventino e Buffon nella giornata del suo record assoluto di presenze nella massima divisione contenevano senza troppi problemi, ma il "vizietto pallavolistico" di De Ligt tornava a manifestarsi facendo danni: rigore impeccabile del capitano torinista che riapriva la contesa e ammonizione che gli farà saltare il Milan per squalifica.
La Juve accusava il colpo e al rientro in campo dopo l'intervallo negli occhi della truppa di Sarri si faceva largo la paura, con lo sguardo alla disperata ricerca della bandierina alzata del guardalinee in occasione del gol del pareggio granata annullato per fuorigioco (quante analogie col derby del marzo 2016 dall'andamento ed esito identici!).
I ragazzi di Longo ci credevano, quelli di Sarri, traditi forse da un eccesso di fiducia, perdevano le distanze fra i reparti e sbandavano, ma il colpo del campione era dietro l'angolo. Quasi truce l'occhiata di Cristiano Ronaldo prima di battere la punizione che sfatava la sua italica maledizione sui calci piazzati (primo centro nel nostro campionato dopo 43 tentativi) e faceva svanire i sogni avversari mandando in archivio la pratica.
Anche il burbero Sarri si scioglieva in un sorriso felice, mentre il suo contraltare erano le espressioni sconsolate e rassegnate dei giocatori granata dopo l'autorete di Djidji che faceva calare il sipario sul "solito" derby in casa Toro degli ultimi anni. Ancora una volta il solo orgoglio non è bastato a colmare un divario tecnico-tattico impressionante, acuito dalle individualità dei campioni juventini, dalla loro determinazione a raggiungere l'obiettivo di classifica al di là di quelli individuali (esemplari le dichiarazioni di Buffon nel dopo partita) e dalla fragilità complessiva dei torinisti (specie nel settore nevralgico ed in quello arretrato), che hanno in Belotti l'unica soluzione offensiva.
Martedì si apre una settimana cruciale per i rispettivi obiettivi di Juventus e Torino. Intascati i punti-regalo portati dagli scivoloni di Lazio e Inter, i bianconeri scenderanno a San Siro nella tana di un Diavolo che ha ripreso a fare fuoco e fiamme, senza poter contare sugli squalificati De Ligt e Dybala (altra vittima dei cartellini del derby), due tra gli elementi al momento più in forma. Uscire indenni dal "Meazza" rappresenterebbe un enorme passo in avanti verso lo scudetto prima della controprova casalinga di sabato contro la spumeggiante Atalanta, in un altro e forse decisivo test tricolore.
Nonostante l'amarezza del derby, i granata hanno conservato, per effetto dei risultati delle concorrenti, sei punti di vantaggio sulla zona retrocessione. Quello interno di mercoledì sera contro il Brescia sarà il classico appuntamento in cui è vietato fallire. Un solo risultato utile per il Toro, che dovrà ritrovare compattezza difensiva, determinazione e vena realizzativa, in attesa di andare a rendere visita il lunedì successivo all'Inter in un confronto dall'esito solo sulla carta scontato in partenza.