Black out Juve col Milan, il Toro ribalta il Brescia
All'8' del secondo tempo di Milan-Juventus il campionato era finito. Poi i bianconeri hanno scollegato la testa incassando una devastante rimonta che rimarrà negli annali e riapre, soprattutto per quanrto riguarda gli aspetti psicologici, la corsa scudetto. Il Torino dal canto suo ha dapprima rischiato di affondare contro il disperato Brescia, poi, trascinato dal suo trio d'attacco finalmente prolifico, ha risalito la china conquistando un meritato e vitale successo che lo allontana ulteriormente dalla zona calda della classifica.
Turno di campionato vietato ai deboli di cuore quello che si è consumato nel mezzo della settimana. A rimanere basiti questa volta sono stati i tifosi juventini, traditi, come troppo spesso accaduto in questa stagione, dalla propria squadra in versione cicala, che ha palesato carenze di personalità e concentrazione, mancando nuovamente il colpo decisivo. Del tutto fine a se stessa l'ora di gioco in cui la formazione di Sarri ha dominato il Milan offrendo anche scampoli di spettacolo. Donnarumma nei primi quarantacinque minuti non ha corso veri pericoli e l'uno-due bianconero ad inizio ripresa è stato ancora frutto di geniali iniziative e cinismo individuali.
Le avvisaglie di preoccupanti crepe nella tenuta mentale degli juventini si erano già viste nel derby, con lo sbandamento accusato dopo il rigore di Belotti che se non fosse stato graziato dall'annullamento per fuorigioco del pareggio granata, avrebbe forse già prodotto nella stracittadina il tracollo visto l'altra sera a San Siro. Di fronte alla prima avversità, contro i rossoneri la Juve si è squagliata come neve al sole.
Andare alla ricerca delle cause del tonfo diventa un esercizio pleonastico: che le si voglia trovare nella "pancia piena" e nella presunzione di avere già messo in ghiaccio partita e scudetto dimenticandosi della presenza in campo degli avversari, oppure nell'incapacità di mantenere la feroce determinazione tratto distintivo degli scorsi anni, con l'allenatore che continua a non avere completamente in mano la squadra non riuscendo a inculcarle i suoi dettami, poco cambia.
La sintesi è l'ennesimo black-out stagionale dopo quelli della gara interna col Napoli, di Roma con la Lazio e di Verona, acuito dai tre gol incassati in cinque minuti che hanno insidiato la rimonta record del Toro nel derby del marzo '83. Ciliegina sull'indigesta torta di una squadra inebetita in versione belle statuine, il clamoroso errore di concetto di Alex Sandro che ha innescato l'azione del definitivo 4-2.
La sorprendente sconfitta della Lazio a Lecce ha mantenuto inalterato il vantaggio in classifica, ma sabato per la Juve è alle porte una gara da far tremare i polsi contro il ciclone Atalanta. Un nuovo passo falso rischierebbe di far sprofondare i bianconeri nel panico, con gli aquilotti biancocelesti che già pregustano la replica del campionato di vent'anni fa e l'accoppiata in nerazzurro pronta a giocarsi le proprie carte sino alla fine.
Sull'altra sponda del Po si tira finalmente un sospiro di sollievo. Lo scavetto di Torregrossa aveva spaventato la truppa di Longo, che a differenza di altre occasioni ha saputo ricompattarsi senza perdere la calma, ricominciando a macinare gioco e raccogliendo nella ripresa i frutti di quanto seminato prima dell'intervallo.
Per una volta gli attaccanti hanno interpretato al meglio il ruolo che attribuisce loro la posizione in campo: Verdi si è scrollato di dosso con esultanza rabbiosa le negatività accumulate in passato riportando le sorti dell'incontro in parità, quindi
Belotti ha messo con opportunismo il timbro del capitano sulla rete del sorpasso dieci minuti più tardi. Nel finale gloria anche per Zaza, che ha ribadito in fondo al sacco la respinta del portiere su conclusione di Meite.
Tutto è bene quel che finisce bene, con il Toro che ha fatto il proprio dovere rispettando il pronostico contro un avversario alla portata ed intascando punti pesantissimi per guardare con più serenità ai prossimi impegni. Lunedì sera trasferta di lusso al "Meazza" contro l'Inter rimasta "pazza" nonostante la cura Conte. Leggerezza e atteggiamento sbarazzino potrebbero regalare altre piacevoli sorprese.
Fotografia: www.torinofc.it