Per la Juve con l'Atalanta il pari è di rigore, Toro ko con l'Inter

Doppia salvezza dagli undici metri per la Juventus, mentre svanisce dopo l'intervallo l'illusione di un Torino tradito ancora una volta dalle proprie distrazioni ed ingenuità, in un turno di campionato al termine del quale le rappresentanti del calcio sotto la Mole devono sforzarsi di vedere il bicchiere mezzo pieno.
La seduta dal "dentista" Atalanta (foto Fantacalcio.it) è stata come prevedibile dolorosa, ma alla fine la carie è stata otturata e i bianconeri hanno portato a otto le lunghezze di vantaggio sulla concorrenza. Ancora stordita dopo il capitombolo di San Siro, la truppa di Sarri ha visto le streghe, pardon, la velocissima dea orobica, per tutta la prima frazione di gioco, subendo la pressione alta e le ripartenze in verticale dei bergamaschi, che sbloccavano il risultato con merito incuneando Gomez e Zapata tra le maglie eccessivamente larghe della rivedibile difesa juventina.
Enormi le difficoltà a contenere, specie sugli esterni, e a produrre gioco da parte della Vecchia Signora, che si affidava ancora una volta agli spunti individuali (leggi il tracciante a fil di palo di Dybala dopo un sontuoso aggancio su invito dalla retrovie per saltare il fitto centrocampo nerazzurro). Il canovaccio tattico non mutava nella ripresa e solo un episodio avrebbe potuto cambiare l'inerzia dell'incontro. Il mani di De Roon (ineccepibile la decisione arbitrale a termini di regolamento) mandava per la prima volta sul dischetto Ronaldo, che sentenziava Gollini. La Juventus si scuoteva, ritrovava fiducia, difendeva più alta provando a riproporsi e faceva correre brividi agli avversari con gli ennesimi guizzi del portoghese.
Quella di Gasperini è però una rodata macchina da calcio di qualità e l'innesto di forze fresche, specie cambiando il tridente offensivo, le conferiva rinnovato vigore. I bianconeri, pur parendo in controllo, arretravano troppo il baricentro e cominciavano a commettere errori, dovuti alla mancanza di lucidità, sia in uscita, sia nella tempestività delle chiusure difensive, che venvano puntualmente castigati dal talentuoso Malinovskyi.
Sull'orlo del baratro e con il fiato degli inseguitori sul collo, la Juve raschiava le ultime risorse nel proprio carattere e aveva il merito di non disunirsi cercando di restare a galla fino alla fine, venendo premiata da un altro episodio che potrebbe rivelarsi cruciale nella corsa scudetto. La giocata d'astuzia di Higuain sommata alla clamorosa ingenuità di Muriel regalavano a Ronaldo un pallone tanto prezioso quanto pesante, che il fuoriclasse lusitano non esitava a spedire in rete dagli undici metri, respingendo l'assalto dell'Atalanta e facendo tirare un grosso sospiro di sollievo ai suoi.
Ora la squadra di Sarri è attesa dalla prova della verità e della ritrovata maturità: dalle partite contro Sassuolo e Lazio passeranno buona parte delle possibilità di mettere le mani sul campionato per la nona volta consecutiva.
In fase di presentazione s'era scritto che con un atteggiamento leggero e sbarazzino il Toro avrebbe potuto anche giocare un brutto scherzo ad un'Inter rimasta "pazza" nonostante la cura Conte. I primi quarantacinque minuti del "Meazza" avevano dato ragione a quest'interpretazione, con i granata che dopo aver contenuto con umiltà ma consapevolezza dei propri mezzi la sfuriata iniziale nerazzurra, approfittavano grazie all'opportunismo di capitan Belotti della papera di Handanovic, passando a sorpresa in vantaggio.
Sulle ali dell'entusiasmo i ragazzi di Longo imbrigliavano la nervosa reazione nerazzurra e non disdegnavano di pungere in avanti, sfruttando al meglio l'intuizione tattica del loro mister, che impiegava il duttile Ansaldi in una posizione fluttuante fra l'interno di centrocampo in fase difensiva e il trequartista accoppiato a Verdi quando si trattava di ribaltare il fronte, tenendo sempre all'erta la retroguardia milanese.
L'intervallo non portava però buoni consigli al Toro, i cui giocatori si rilassavano inspiegabilmente venendo presi d'infilata dagli "arrabbiati" uomini di Conte. La sindrome di San Siro (difesa imbambolata e reti plurime incassate in rapida sequenza) dopo quello juventino mieteva vittime anche nel reparto arretrato torinista e i nerazzurri dei difensori goleador Young e Godin ringraziavano.
Neanche gli interventi del sempre affidabile Sirigu riuscivano a dare una scossa ai granata e la sfortuna (deviazione decisiva sul tiro del terzo gol di Lautaro e traversa su cui si stampava il colpo di testa di Belotti che avrebbe potuto riaprire la partita), faceva calare il sipario su un incontro dall'esito finale pronosticabile, ma che forse lascia l'amaro in bocca al Toro per il suo sviluppo.
Giovedì all'ora di cena nuova, cruciale sfida salvezza interna contro il Genoa, mentre domenica i granata dovranno andare a cercare altri punti della tranquillità nella trasferta di Firenze.
