L'era Pirlo alla Juve inizia con una larga vittoria. Toro ko di misura
La Juventus fa subito intravedere sprazzi della filosofia di gioco di Pirlo, battezza al meglio il debutto assoluto in panchina del suo nuovo allenatore archiviando senza troppi problemi la pratica Sampdoria e rimanda ai successivi più probanti impegni la valutazione sull'effettiva caratura e completezza dell'organico. Il Torino mostra inizialmente buona personalità cercando di assecondare i dettami tattici di mister Giampaolo, ma nella seconda parte della gara torna vittima di carenze strutturali ed errori cronici, finendo per steccare la prima in casa di una volitiva quanto non irresistibile Fiorentina.
Esuarita la pausa estiva più breve della storia, la Serie A è ripresa fra luci ed ombre per le due rappresentanti del calcio sotto la Mole. Ad inaugurare il campionato sono stati i granata sul sempre ostico terreno del Franchi. Facendo fuoco con la legna a disposizione, Giampaolo proponeva una difesa a quattro in cui non convincevano i due esterni, specie Izzo, molto più a suo agio come centrale di uno schieramento a tre. Buona personalità a centrocampo, dove Rincon (vertice basso del rombo), Meité e Linetty assistiti dal trequartista Berenguer, cercavano di gestire il possesso palla con piglio più propositivo rispetto al passato. Lo spagnolo finiva però spesso imbottigliato e la manovra trovava di rado sbocchi verso le punte Belotti e Zaza, sovente servite con inefficaci lanci in profondità.
Il guizzo di Berenguer sventato da Dragowski era l'unica azione offensiva degna di nota frutto di smarcamento e triangolazioni per vie centrali e con il passare dei minuti il centrocampo a cinque predisposto da Iachini prendeva il sopravvento. I granata pativano il pressing, i cambi di fronte e lo sfruttamento delle corsie esterne (dove imperversavano Chiesa e Biraghi) dei viola, mentre i centrali di difesa Nkoulou e Bremer erano in chiara difficoltà sulle incursioni aeree avversarie e solo due miracoli di Sirigu (altra preoccupante analogia con la scorsa stagione) permettevano al Toro di andare al riposo con la porta inviolata.
Dopo l'intervallo i torinisti andavano in riserva, mentre i toscani crescevano a vista d'occhio. Baricentro arretrato, atteggiamento remissivo e troppa iniziativa lasciata agli avversari erano i peccati capitali dei granata. La squadra di Iachini continuava a far leva su pressing e cambi di fronte che allargavano il rombo di quella di Giampaolo, la cui difesa andava in affanno e il gol annullato per fuorigioco a Biraghi era solo l'anteprima dell'azione fotocopia che permetteva a Castrovilli di decidere la partita.
Ad acuire i rimpianti del Toro l'errore di misura nel passaggio di Zaza a Belotti in un contropiede che avrebbe potuto indirizzare l'incontro in maniera diversa e la tardiva reazione con il "disperato", quanto inefficace in termini di occasioni prodotte, impiego di quattro punte nel finale.
Sabato pomeriggio prova d'appello nell'esordio all'Olimpico Grande Torino contro l'Atalanta, che ritroverà il campo dopo la ribalta di Champions League. I granata avranno una settimana di tempo per proseguire nell'assimilazione degli schemi di Giampaolo, con l'obiettivo di crescere in personalità e trovare finalmente efficacia offensiva.
Atmosfera frizzante all'Allianz Juventus Stadium, dove di fronte a mille privilegiati ad invito è andata in scena la prima recita del nuovo corso bianconero targato Andrea Pirlo. Come lasciato intuire dalla presentazione della vigilia, è stata la duttilità del modulo l'elemento portante dell'architettura tattica del Maestro. Difesa a tre in fase di costruzione, con Danilo che ha superato le perplessità riguardo alla sua posizione emerse alla lettura delle formazioni, settore nevralgico a cinque in cui brillava Ramsey per lavoro di filtro ed inserimenti diventando all'occorrenza trequartista, mentre la sorpresa McKennie mostrava dinamismo e personalità nonostante qualche errore di misura e Rabiot risultava sufficientemente lucido in regia. Sulle fasce sempre prezioso l'apporto di Cuadrado, con il quasi esordiente Frabotta che palesava la grinta del veterano sul fronte opposto. In fase di contenimento la difesa diventava a quattro, con Danilo e Frabotta a scalare ai lati degli immarcescibili Bonucci e Chiellini e il colombiano a rimpinguare la mediana. Già rilevante l'intesa offensiva fra Ronaldo e Kulusevski (in lui le stimmate del campione).
L'atteggiamento tattico troppo coperto e prudente della squadra Ranieri veniva scardinato grazie ad una manovra avvolgente supporta da pressing deciso, che alternava lo sfruttamento delle corsie esterne alla ricerca delle verticalizzazioni per vie centrali. Il tocco da biliardo del giovane talento svedese spianava la strada ai bianconeri, che però avevano la pecca (retaggio negativo della scorsa stagione) di concretizzare poco prima dell'intervallo (tre clamorose occasioni per Ronaldo), lasciando la partita pericolosamente aperta.
La prima Juve di Pirlo, a differenza di quella di Sarri, ha saputo anche soffrire senza perdere la testa, e nella ripresa, pur concedendo troppo campo con qualche sbavatura in palleggio ad una Sampdoria più volitiva ed a trazione anteriore grazie agli innesti di Gaston Ramirez e Quagliarella, non ha corso pericoli chiudendo i conti grazie al tocco d'astuzia di Bonucci ed alla "solita" stoccata del portoghese, che al quarto tentativo trovava la via della rete.
L'esame blucerchiato è stato però troppo pocco probante. Per valutare identità, progressi ed eventuali carenze della nuova Juventus bisognerà attendere i prossimi impegni, a partire da quello di Roma di domenica sera, dove magari potrebbe già vestire la maglia bianconera il nuovo centravanti come richiesto da Pirlo (nella foto di Eurosport i cenni d'intesa tra il neo mister bianconero e Cristiano Ronaldo).