Segnali di ripresa del Toro. La Juve bloccata in casa dal Verona
Torino che si ferma con molto amaro in bocca ad un passo dalla resurrezione e Juventus che sente suonare più di un campanello d'allarme con la crisi ormai alle porte. Continua il campionato con il freno a mano tirato delle due paladine del calcio sotto la Mole.
Ad aprire le danze nell'anticipo del venerdì sera i granata di Giampaolo, che in casa del Sassuolo hanno mostrato confortanti segnali di ripresa sfiorando addirittura il colpaccio che avrebbe fatto incamerare una boccata d'ossigeno puro per la classifica ed il morale.
Abbandonata la rigidità tattica palesata nei precedenti impegni, il tecnico torinista ha optato per uno schieramento più accorto, con difesa a quattro composta da Vojvoda, Bremer, Lyanco e Rodriguez, ben coperta dalla mediana nella quale Meité, Rincon e Linetty, in mancanza di fosforo e fantasia nell'impostazione, gettavano almeno in campo determinazione e dinamismo, di cui giovavano anche Lukic, positivo nel ruolo di trequartista, e il duo Belotti-Verdi sul fronte offensivo.
Nella nebbia erano i granata a fare la partita sorprendendo e mettendo a tratti anche in crisi gli emiliani fino alla meritata rete del vantaggio di Linetty, contenendo allo stesso tempo senza eccessivi patemi il giro palla dei neroverdi (fotografia: www.torinofc.it).
Note dolenti, a cavallo dei due tempi, l'eccessiva prodigalità in fase conclusiva, che aveva soprattutto in Verdi il protagonista in negativo, ed i soliti scricchiolii in difesa, puntualmente castigati dal tacco di Djuricic. Incassato il pareggio, la squadra di Giampaolo riusciva finalmente a non smarrirsi, con il suo tecnico che riequilibrava l'assetto passando ad una difesa a cinque grazie all'inserimento di Nkoulou per Verdi.
Lo schieramento più coperto consentiva di difendere il prezioso risultato e per una sera il Toro sembrava ritrovare lo smarrito tremendismo, facendo pendere l'ago della bilancia dalla sua parte nel giro di due minuti grazie all'ostinata caparbietà del proprio capitano ed al pronto recupero del pallone (decisive in questo caso la pressione sui portatori di palla e la chiusura delle linee di passaggio avversarie) che consentiva a Lukic di trafiggere per la terza volta Consigli.
Il destino dei cuori granata è però legato alla sofferenza e quando la prima gioia stagionale sembrava materializzarsi, l'eurogol di Chiriches e la dormita della difesa sull'azione del definitivo pareggio di Caputo facevano svanire il sogno nello spazio di un battito di ciglia.
Smaltita la delusione e nonostante una classifica sempre impietosa, con i granata ancorati all'ultimo posto assieme al Crotone, la truppa di Giampaolo dovrà fare tesoro dell'esperienza e ripartire, nel primo impegno di Coppa Italia di mercoledì contro il Lecce e soprattutto nel successivo test di domenica contro la Lazio, dalla personalità e dalla determinazione mostrate. Urgono però maggiore concentrazione in difesa e concretezza offensiva.
Crisi alle porte per la Juve, giunta al terzo pareggio consecutivo e al momento sorprendentemente fuori dalla zona Champions. Pur con le attenuanti delle assenze, la squadra di Pirlo continua a ripetere gli stessi errori dall'inizio della stagione, penalizzata anche da un un assetto tattico e da scelte del tecnico per nulla convincenti. Contro il giovane e garibaldino Verona di Juric per la terza volta i bianconeri sono adati in svantaggio regalando un'ora di gioco agli avversari e reagendo solo dopo avere preso uno schiaffo, più di nervi e grazie ai soliti spunti individuali che con l'organizzazione di gioco, della quale all'orizzonte non si vede nemmeno l'ombra.
La pochezza della Dynamo Kiev aveva probabilmente illuso. Sono bastati il dinamismo e l'azzardo di giocare a uomo a tutto campo degli scaligeri per bloccare gli juventini. Se una difesa che continua a perdere pezzi per infortuni ha tutto sommato retto al netto di qualche fatale sbavatura, il centrocampo è stato ancora una volta disastroso. Troppo compassati Arthur e Rabiot, inesistente Bernardeschi, impalpabile e di incerta collocazione Ramsey, con il risultato di una lenta manovra avvolgente priva di verticalizzazioni eccenzion fatta per gli episodi che hanno pertato Cuadrado a demolire la traversa (ma era più facile centrare la porta) e Morata a compiere una prodezza negata per la seconda gara di fila da un VAR "millimetrico". Estemporanee anche le avanzate di Bonucci in stile Scirea per cercare di sopperire alle carenze in impostazione dei compagni.
Da salvare solo l'ultima mezz'ora dopo la stilettata dell'ex Primavera Favilli (azione innescata da una palla persa in orizzontale a centrocampo da Bernardeschi). Qui diventavano protagonisti Kulusevski, talento puro al momento imprescindibile, Dybala, in crescita nonostante una condizione ancora precaria e fermato solamente dalla traversa, e Morata per l'abnegazione. Le parate di Silvestri e un pizzico di sfortuna hanno fatto il resto, ma la Signora "in rosa" è apparsa di nuovo, inevitabilmente, Ronaldo-dipendente.
Il tempo comincia a stringere e il terreno perduto potrebbe diventare difficile da recuperare. Pirlo è ora chiamato a mostrare le proprie qualità di stratega trovando, anche una volta che avrà a disposizione tutti gli effettivi, lo schieramento tattico e il modulo di gioco ideale per sopperire alla scarsa qualità dei centrocampisti ed esaltare un parco offensivo invece di prim'ordine. La controprova nella passerella di Champions di mercoledì contro il Barcellona e soprattutto domenica prossima in casa dello Spezia, dove non sarà più concesso lasciare punti per strada.