Juve corsara in casa dello Spezia, harakiri del Toro contro la Lazio
Nulla di nuovo sotto il cielo calcistico all'ombra della Mole. La Juventus ritrova il sorriso solo grazie al risultato, mentre lo psicodramma granata assume contorni davvero preoccupanti.
Le giornate iniziali di un campionato di serie A sempre più condizionato dal Covid continuano a regalare soddisfazioni col contagocce alle due rappresentanti torinesi. Non tragga in inganno il rotondo (solo al triplice fischio dell'arbitro) successo della squadra di Pirlo nei confronti della matricola Spezia. Reduce dall'enigmatica prova di Champions League contro il Barcellona (avversari subìti in maniera imbarazzante per gran parte dell'incontro, ma come contraltare tre reti segnate dallo sfortunato Morata e annullate dal VAR per questione di centimetri), i bianconeri hanno mostrato pochi progressi ricadendo nei soliti errori e cambiando marcia solo dopo l'ingresso in campo di Cristiano Ronaldo, sempre più talismano imprescindibile da cui dipendono i destini della Vecchia Signora (fotografia pagina Facebook Spezia Calcio).
Positiva la partenza, ma eccessiva la prodigalità offensiva (clamorose le occasioni fallite da Chiesa, Dybala e McKennie dopo il travolgente assolo del centravanti spagnolo), sempre più compassati i ritmi a centrocampo con il versante sinistro completamente dimenticato nella costruzione della manovra e fase difensiva troppo bassa e passiva fino all'inevitabile gol del pareggio di Pobega complice la deviazione di Nzola. A risollevare il morale solo la fine del sortilegio-VAR di Morata.
Avvio di ripresa da brividi col pallino del gioco lasciato nelle mani dei liguri. A cambiare l'inerzia della gara è però bastato il ritorno in campo di Crisitano Ronaldo. Il carisma del portoghese è stata l'àncora di salvezza cui i compagni si sono aggrappati, capace allo stesso tempo di far saltare gli equilibri e le convinzioni degli avversari. La sua prima rete, così come la successiva sgroppata di Rabiot e l'azione che ha portato al fallo da rigore su Chiesa, sono però state frutto di verticalizzazioni a sorprendere lo schieramento spezino, del tutto slegate dalla costruzione della manovra.
La ritrovata concretezza realizzativa, unita alla paratona vecchio stile di Buffon che ha sopperito all'immobilismo difensivo, hanno fruttato i tre punti, ma nell'antipasto di domenica prossima in casa della Lazio, e ancor prima sotto i riflettori di Budapest nell'impegno vintage di Champions col Ferencvaros, servirà ben altro piglio per progredire nel percorso di crescita e ricerca di identità intrapreso.
Psicodramma Toro, che sprofonda sempre di più sotto il peso dei propri errori e delle proprie carenze. Avvisaglie delle difficoltà irrisolte si erano già viste in Coppa Italia contro il Lecce, dove per venire a capo dei pugliesi erano stati necessari quasi due tempi supplementari ed un'altra gara in rimonta. Messi di fronte ai rimaneggiati aquilotti, i granata hanno forse disputato una delle loro migliori prestazioni stagionali, ma (così come accaduto col Sassuolo) sono crollati in vista del traguardo, vittime della paura di vincere, indice di una risaputa mancanza di personalità in troppi giocatori.
Contro la Lazio, in una partita dall'incedere romanzesco, è successo tutto e il contrario di tutto. Difese allegre che hanno favorito gol di pregevole fattura (vedi Pereira e Bremer), decisioni arbitrali corrette (rigore concesso a Belotti) e clamorosi errori (penalty negato a Verdi), svarioni dei "mostri sacri" (Sirigu beffato sul proprio palo dalla punizione di Milinkovic-Savic) e scene da "Mai dire gol" (il patatrac biancoceleste che ha fruttato la rete di Lukic).
Nonostante tutto questo e l'infortunio del proprio condottiero Belotti, la squadra di Giampaolo, con carattere e opportunismo, era riuscita a due minuti dal termine a mettere le mani su una vittoria di capitale importanza. Poi l'inspiegabile (o fin troppo comprensibile, data la caratura dei protagonisti), nuovo crollo nel recupero di fronte alla reazione degli indomiti aquilotti. Protagonista in negativo dello sconcertante epilogo l'ormai incorreggibile reparto arretrato, dapprima con il mani di Nkoulou punito dal VAR col rigore del pareggio di Immobile, poi con una dormita collettiva su palla vagante in area sfruttata da Caicedo che, ulteriore beffa, ha infilato Sirigu in mezzo alle gambe, facendo crollare il mondo addosso al Toro.
Mentre si addensano nubi sempre più fosche sulla panchina di Giampaolo, mercoledì, nel recupero di Marassi col Genoa, e domenica all'Olimpico Grande Torino contro lo sbarazzino Crotone, servirà gettare il cuore oltre l'ostacolo per impedire che la discesa verso la retrocessione cominci a prendere corpo troppo presto.