Juve e Toro non vanno oltre il pari nell'ultimo turno di A
Juventus fra comode illusioni di coppa e bruciante ritorno alla realtà del campionato, Torino convalescente che sorbisce un brodino ma ha davanti a sé una cura ricostituente ancora molto lunga. Per le due rappresentanti del calcio subalpino l'enigmatico avvio di stagione non si risolve nemmeno in vista della seconda sosta per lasciare spazio alle Nazionali.
L'impegno di Champions contro il materasso Ferencvaros aveva mostrato una Juve finalmente convincente nell'approccio alla gara, concreta e cinica nello sfruttare i regali concessi dalla disastrosa retroguardia magiara, ma anche la solita narcisistica prodigalità in fase offensiva ed un calo di tensione difensivo a giochi ormai fatti, che dovevano suonare come campanello d'allarme. A Roma contro la Lazio il cammino sulla retta via sembrava proseguire.
Avvio di personalità con controllo della manovra, vantaggio immediato che ribadiva una volta di più la Ronaldo-dipendenza dei bianconeri, modulo tattico duttile che passava dal 3-5-2 al 4-4-2 in fase di contenimento per far scoprire i biancocelesti senza concedere loro spazi in verticale ed anzi colpirli con gli strappi di rimessa di Kulusevski, Morata e Ronaldo, mettevano in discesa la gara per gli uomini di Pirlo. Solo il palo e la parata di Reina sulle conclusioni del portoghese impedivano a Madama di andare al riposo con la partita in ghiaccio.
Nella ripresa il copione si stravolgeva e le rughe tornavano impietosamente a solcare il viso della Vecchia Signora. Bianconeri troppo bassi e remissivi nel contenere la reazione d'orgoglio della Lazio, eccesso di sufficienza nei tentativi di sfruttare le poche occasioni create per chiudere l'incontro, gestione troppo compassata e per certi versi supponente della situazione, assieme ai cambi poco convincenti (al di là degli acciacchi di Ronaldo e Dybala) che finivano per far arretrare ulteriormente il baricentro juventino precludendo qualsiasi possibilità di ripartenza, lasciavano il risultato pericolosamente in bilico.
Nel convulso finale la Juve veniva punita dalla sua "pancia piena", dalla presunzione e dall'indole poco determinata di troppi suoi protagonisti, anche quelli di primo piano. Il film dell'azione che ha portato al pareggio dell'indomita squadra di Simone Inzaghi all'ultimo respiro, con Caicedo "nuovo Cesarini", ne è la prova lampante. L'umile e concreto McKennie recupera palla e la serve all'irriconoscibile Dybala che non la controlla e regala la rimessa laterale ai biancocelesti, dormita collettiva e mancanza di nerbo dei vari Bentancur, Cuadrado e Rabiot in chiusura su Correa, sino al colpo di prestigio dell'ecuadoregno, con il solo Danilo a disperarsi per il pareggio subìto.
I punti gettati al vento da Madama dall'inizio del campionato sono già 6, non uno scontro con avversarie di livello è stato vinto, il distacco dalla capolista Milan è di quattro lunghezze e l'identità dei bianconeri, aggrappati alla vena realizzativa di Ronaldo e Morata, ancora non si è vista. Alla ripresa non si potrà più sperare che chi sta davanti non corra.
L'aria di mare pareva aver fatto bene al Torino (fotografia da www.torinofc.it) , che nel recupero infrasettimanale in casa del Genoa aveva trovato la sua prima vittoria in campionato facendo leva sulla brillantezza di Lukic (avanzato da Giampaolo nel ruolo di trequartista) e sulla ritrovata concretezza offensiva. Anche il carattere non aveva fatto difetto ai granata, che erano riusciti a contenere l'assalto finale dei rossoblu portando finalmente a casa i tre punti.
Nell'impegno contro la cenerentola Crotone ci si aspettava lo stesso spirito, ma ancora una volta il Toro ha fatto il passo del gambero deludendo tifosi e addetti ai lavori. Inguardabile la prima frazione di gioco, con squadra spenta e titubante che ha lasciato a lungo l'iniziativa ai calabresi, incapace di produrre una manovra degna di tal nome, di alzare i ritmi e creare occasioni da rete. Provvidenziale Sirigu prima dell'intervallo su Pedro Pereira.
Spartito sulla falsa riga nella ripresa, in cui erano ancora i pitagorici con Messias ad avere due nitide occasioni per sbloccare il risultato. Giampaolo cambiava gli interpreti con una girandola di sostituzioni, ma la musica rimaneva la stessa, piena di stonature, ed anche capitan Belotti, per una volta, risultava appannato.
Solo nel finale, troppo tardi, il Toro ritrovava un po' di carattere riversandosi nella metà campo dei calabresi, costretti in dieci dall'espulsione di Luperto. Il palo interno respingeva però il cross sbagliato di Gojak e la fortuna negava un premio che sarebbe stato obiettivamente eccessivo, a valle di una prestazione opaca di una formazione dalla caratura nel complesso mediocre, che dalla ripresa del campionato dovrà attingere a tutte le proprie risorse per venire fuori da una situazione molto complicata.