Poche note liete per Juve e Toro in attesa del derby della Mole
Juventus prigioniera delle proprie carenze di personalità e concentrazione che stanno ormai diventando una cronica, pericolosa costante, Torino che evita un altro k.o. in rimonta, muove la classifica, ma resta sempre in zona retrocessione. Poche le note liete per le due paladine del calcio all'ombra della Mole nel turno di campionato che le ha traghettate verso il derby.
Per i bianconeri il campanello d'allarme era già suonato nella partita di Champions League contro il modesto Ferencvaros. Approccio superficiale alla gara, poco nerbo, manovra lenta e involuta, distrazioni in difesa. A salvarli il "solito" Cristiano Ronaldo e una giocata estemporanea in pieno recupero finalizzata in rete da Morata con la complicità del portiere ungherese, che ha regalato una vittoria a quel punto insperata e la relativa qualificazione anticipata agli ottavi di finale.
A Benevento i difetti sono tornati a palesarsi in maniera impietosa, mettendo in evidenza, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, l'attuale momento di disorientamento che sembra vivere il club della Continassa, il cui organico, allestito seguendo criteri opinabili, non risponde alle aspettative della vigilia.
Innanzi tutto le scelte strategiche. Con la qualificazione al turno successivo conquistata ed il primo posto nel girone quasi impossibile da raggiungere, serebbe stata la Champions League la competizione più adatta far rifiatare i giocatori affaticati, concentrandosi invece sul campionato in cui convogliare i talenti e le energie migliori per cercare di risalire la china in classifica entro Natale. Mister Pirlo ha invece scelto l'azzardo calcolato, "concedendo" Ronaldo (neppure portato in panchina) alle non trascendentali Streghe sannite, che Madama avrebbe dovuto comunque sconfiggere senza troppi problemi con il resto della sua ampia rosa.
Qui si innesta la seconda parte del ragionamento, riguardante l'effettiva caratura, temperamentale e tecnica, della Juventus. Con la vecchia guardia ormai sul viale del tramonto, probabilmente non più in grado di spronare e trascinare i compagni, le nuove leve sono apparse finora acerbe, incapaci di interpretare le diverse fasi di un incontro e prive di quella fame di vittoria che da sempre deve contraddistinguere chi veste la maglia bianconera.
Tecnicamente ineccepibile, ma troppo compassato, ostinato nella ricerca della manovra avvolgente e senza un vero facitore di gioco il centrocampo, spesso sovrastato dai campani nella conquista delle seconde palle ed in cui ruotando gli interpreti non si notano variazioni significative nell'efficacia della manovra. Gli unici pericoli per i giallorossi sono arrivati dalle rare verticalizzazioni juventine, che hanno avuto Chiesa come principale protagonista.
L'attacco manca di cinismo nel concretizzare le occasioni e nel chiudere le partite (clamorosi gli errori di Dybala e Ramsey nella prima frazione, Morata e ancora Dybala nella ripresa), mentre tutto sembra ruotare attorno a Ronaldo, con il resto dei bianconeri all'apparenza incapaci di uscire dalla dipendenza dal portoghese. L'unico a cercare di reggere la baracca è stato Morata, tradito però dopo il fischio finale dai nervi (costante negativa, questa, con la sua precedente esperienza bianconera) che gli faranno saltare il derby di sabato.
Ultimo, ma non meno importante, tasto dolente della Vecchia Signora, l'ennesima rete subita allo scadere del recupero di una frazione di gioco, indice di superficialità e scarsa attitudine dell'intera compagine a mantenere alta la concentrazione sino al triplice fischio, difetti che continuano a costare punti pesanti in classifica.
Pirlo, verso il quale i tifosi bianconeri stanno usando molta più pazienza rispetto al predecessore Sarri, è chiamato prima possibile a dare la scossa alla squadra per farla uscire dal tunnel. Il tempo degli esperimenti è necessariamente finito. Fin dal prossimo impegno di coppa con la Dynamo Kiev e dal derby, la Juve deve invertire la rotta all'insegna della concretezza e della determinazione indipendentemente dal modulo tattico impiegato, per non trasformare il resto della stagione in un lungo, scialbo, periodo di transizione.
Doppio impegno ligure per il Torino, che sorride in Coppa Italia a spese della Virtus Entella mettendo in evidenza l'insolita coppia d'attacco Zaza-Bonazzoli, ma mastica amaro con la Sampdoria in campionato. Contro i blucerchiati Giampaolo, ancora sostituito in panchina da Conti, optava per una difesa a tre affidandosi sugli esterni al sempre più sorprendente Singo ed al collaudato Ansaldi, mentre il solito centrocampo di quantità e poca fantasia cercava di imbeccare Belotti e Zaza sul fronte offensivo.
L'avvio prudente dei genovesi favoriva i granata, i quali, dopo aver fatto le prove generali (gol annullato per fuorigioco al capitano), passavano meritatamente in vantaggio col proprio centravanti (nella foto tratta dal sito ufficiale del Torino F.C.) che finalizzava una giocata d'astuzia e potenza di Singo .
Fino al riposo il Toro manteneva con buona personalità il controllo dell'iniziativa, ma in apertura di ripresa accusava l'ormai consueto quanto inspiegabile black out, venendo travolto dal veemente ritorno degli ospiti, rivoltati come un calzino e rigenerati dai quattro nuovi ingressi in campo, con gli esperti Candreva e Quagliarella in veste di mattatori.
Ad un passo dall'ennesimo baratro, Belotti si caricava ancora una volta sulle spalle i compagni (quante analogie con l'"ingrato" compito svolto da Ronaldo sull'altra sponda del Po) e suonava la carica assieme al neo entrato Verdi, più volitivo del solito. La deviazione di testa di Meité su angolo del trequartista restituiva il sorriso ai torinisti, che nell'ultimo quarto d'ora risfoderavano il carattere alla ricerca di una vittoria che avrebbe avuto il valore dell'oro, ma le parate di Audero e l'attento assetto difensivo doriano rendevano vani gli sforzi, lasciando il bicchiere solo mezzo pieno e la classifica sempre precaria.
Sabato all'ora dell'aperitivo andrà in scena un derby che potrà dire molto sulle ambizioni delle due squadre. Da verificare se i compagni di squadra potranno aggiungere qualcosa in più allo stato di grazia di Ronaldo e Belotti, se la Juventus sarà in grado di scrollarsi di dosso le incertezze dell'ultimo periodo e condurre in porto una partita senza cali di tensione, o se il Torino, facendo leva su carattere e concentrazione, riuscirà a non crollare di fronte ai primi ostacoli e ad uscire dal campo con qualche punto in tasca.