Il 2021 per Juve e Toro inizia con delle vittorie convincenti
Toro finalmente accorto, concreto e privo di fronzoli che conquista un successo di capitale importanza, specie in prospettiva futura. Juve dai due volti che svolge, pur tra luci e ombre, al meglio il proprio "compitino", si rimette in carreggiata e si proietta verso i confronti diretti che diranno una parola forse definitiva sugli obiettivi dei bianconeri in campionato. Il nuovo anno è iniziato sotto buoni auspici per il calcio all'ombra della Mole, regalando una doppia vittoria che mancava da troppo tempo.
A Parma terzo risultato utile consecutivo per i granata e, soprattutto, un'affermazione rotonda e convincente nel punteggio e nella sostanza. Per ottenerla Giampaolo ha fatto di necessità virtù, piegandosi a un 3-5-2 magari meno spettacolare rispetto ad altri moduli da lui preferiti, ma sicuramente più redditizio e consono alle caratteristiche dei giocatori a sua disposizione.
Condotta di gara accorta ed attendista quella messa in scena dal Toro al "Tardini", che in alcuni frangenti ha riportato alla mente il vecchio ma sempre efficace catenaccio e contropiede, con gioco lasciato nelle mani dei ducali, i quali pressavano alto ma senza concretezza. In risposta i torinisti cercavano di uscire con il giro palla dalle retrovie e, pur prendendosi qualche rischio di troppo, spesso riuscivano ad eludere il forcing avversario. Mossa successiva saltare il centrocampo biancocrociato grazie a rapide verticalizzazioni frutto sia di lanci dalla difesa, sia di palloni riconquistati da un settore nevralgico "robusto" e una volta tanto determinato e concentrato. Da manuale l'azione del vantaggio, iniziata dall'ormai non più sorprendente Singo, proseguita dalla sponda tracciante di Belotti e finalizzata in rete dalla galoppata del millenial ivoriano.
Sbloccato il risultato il capitano granata, ancora una volta il migliore in campo, continuava a prendersi la squadra sulle spalle, agendo quasi più da trequartista che da centravanti, recuperando palloni, guadagnando falli che facevano rifiatare e salire i compagni e vestendo gli inediti panni dell'uomo assist.
Canovaccio tattico analogo dopo l'intervallo, quando il Torino conteneva senza affanni la pressione emiliana, commetteva sì il peccato di non gestire al meglio le ripartenze (da matita blu l'errore nello stop e il successivo diagonale a lato di Verdi), ma reggeva nella fase difensiva con concentrazione e determinazione chiudendo ogni spazio, mentre il redivivo Sirigu rispondeva presente ogni qual volta era chiamato in causa.
Il tecnico granata aveva il merito di non alterare gli equilibri della propria squadra, centellinando, anche per necessità, le sostituzioni e puntando sulla qualità. Esaurita per mancanza di energie la spinta avversaria, il Toro ritrovava il cinismo nel finale e chiudeva i conti facendo leva su due versioni di quello che dovrebbe essere il suo marchio di fabbrica. Dapprima con un perfetto schema su calcio d'angolo (tipico delle squadre di Giampaolo) finalizzato dall'imperioso stacco del rinfrancato Izzo (fotografia www.torinofc.it), poi con un contropiede lanciato dall'onnipresente Belotti e chiuso dalla qualità di un Gojak che comincia a scrollarsi di dosso l'etichetta di oggetto misterioso.
Tornato alla vittoria dopo otto partite, abbandonato l'ultimo posto in classifica e compiuto il primo passo verso la risalita, il Toro è atteso mercoledì dal test interno contro lo spumeggiante Verona con l'obiettivo di allungare la striscia positiva.
Una Juventus dai due volti supera, almeno per quanto riguarda il risultato, lo shock della batosta incassata dalla Fiorentina e incamera tre punti a spese di un'Udinese volitiva quanto distratta, cui il 4-1 finale suona come punizione troppo pesante.
Specie nella prima frazione di gioco la squadra di Pirlo ha continuato a non convincere. Schierati con un 3-5-2 speculare a quello dei friulani, i bianconeri hanno faticato oltremodo nell'impostazione della manovra, agendo troppo per linee orizzontali (pur tentando di "allargare" il campo) e mancando quasi sempre di profondità, data anche l'assenza dell'infortunato Morata, unica vera prima punta in organico in grado di creare e attaccare gli spazi. Dybala fluttuava invano alla ricerca della posizione ideale senza riuscire ad incidere, mentre la difesa, non priva di sbavature, dava l'impressione di essere vulnerabile ogni volta che gli avversari si affacciavano in avanti.
Salvata dal VAR, che portava al giusto annullamento per fallo di mano del gol di De Paul, così come quello di Ramsey dopo l'intervallo, la Vecchia Signora doveva ancora una volta affidarsi alle estemporanee verticalizzazioni su iniziative dei singoli, favorite dalla pressione alta che consentiva di recuperare palla sfruttando con cinismo i grossolani errori in disimpegno commessi dagli uomini di Gotti e lanciare il compagno verso la porta.
Significative in tal senso le azioni di tutte e quattro le reti juventine, che avevano per protagonisti Ronaldo nel doppio ruolo di cecchino e uomo assist, Chiesa, abile nel taglio sul fronte offensivo, e Dybala, che vedeva premiata la sua caparbità, con Bentancur, Ramsey, McKennie e Danilo spalle in netta crescita.
L'altra nota dolente della serata arrivava ancora dall'incapacità di tenere alta la concentrazione sino al triplice fischio dell'arbitro, che impediva a Szczesny e compagni di chiudere con la rete inviolata. Da brividi le azioni che portavano l'Udinese a centrare per due volte la traversa, così come lo schieramento "allegro" in occasione del punto della bandiera siglato dai friulani. Mercoledì sera in casa della capolista Milan servirà ben altro piglio per riuscire a ridurre le distanze dal vertice.