Ancora un pari per il Toro, la Juve sbanca Marassi
Un Toro ingabbiato nei propri limiti spreca un'altra occasione e rimane ancorato in zona retrocessione, mentre una Juve dai due volti regola la Sampdoria e si prepara al meglio per il ciclo di fuoco che molto probabilmente farà chiarezza su ambizioni e obiettivi stagionali bianconeri. Anche dopo la prima di ritorno, in un turno di campionato dalla formula sempre più versione spezzatino, le due rappresentanti del calcio sotto la Mole continuano a restare nel limbo.
Ad aprire le danze nell'anticipo del venerdì sono stati ancora una volta i granata, il cui bicchiere al termine della rocambolesca partita contro la Fiorentina è senza dubbio mezzo vuoto (fotografia sito ufficiale Torino F.C.). Contro un avversario dalla caratura tecnica oggettivamente superiore e dotato di maggiore cinismo, la squadra di Nicola è stata preda delle proprie carenze, finendo per tirare un sospiro di sollievo per un punto acciuffato in extremis ma che lascia molto amaro in bocca per le circostanze in cui è maturato.
Troppo passiva la partenza dei granata, compagine che continua a palesare evidenti difficoltà nel "fare la partita" e che ha preferito lasciare il controllo del gioco agli avversari, mancando però di efficacia nel recuperare palla e nel riproporsi di rimessa. Tra due schieramenti tattici speculari era quello viola a prevalere, con Ribery che faceva il bello e il cattivo tempo fra le linee armando in verticale Vlahovic, fermato solo dal palo. Bisognava attendere il finale del tempo per vedere il Toro riuscire a sfruttare gli spazi lasciati dalla non impeccabile difesa toscana, con le iniziative di Lukic per la sponda seguita dall'inserimento a turno della coppia offensiva Belotti-Zaza che dovevano però fare i conti con gli episodi sfavorevoli. Protagonisti l'arbitro Di Bello, il quale nel primo di una serie di errori di una direzione di gara disastrosa negava al serbo un rigore netto, in un'azione dalla dinamica analoga se non ancora più evidente di quella sanzionata a Sirigu a Benevento, e la traversa, che respingeva la sventagliata di Zaza.
Da incubo la parte iniziale della ripresa, in cui l'asse centrale della fase difensiva granata andava in tilt venendo costantemente infilato in verticale dalla Fiorentina, come testimoniano il gol annullato a Vlahovic per fuorigioco e il balletto da cineteca fra le "belle statuine" di Bonaventura e Ribery, che portava il francese a siglare il vantaggio viola dopo l'espulsione (ineccepibile, ma rilevata solo dal VAR) di Castrovilli.
La scarsa attitudine a creare gioco dei torinisti diventava ancor più evidente dopo il cartellino rosso mostrato frettolosamente a Milenkovic. La squadra di Nicola non riusciva ad allargare lo schieramento avversario ed a sfruttare la doppia superiorità numerica in un finale convulso nel quale l'arbitro, avendo perso del tutto la bussola, fischiava per compensazione in maniera molto casalinga (sbagliando due volte), e la traversa rispediva al mittente la disperata conclusione di Singo. Solo la solita zampata di capitan Belotti, imbeccato da un Verdi in crescendo, impediva alla gara di concludersi con un esito disastroso per il Toro, cui servirà ben altro per tagliare il traguardo della salvezza.
Una Vecchia Signora dai due volti, frizzante nel primo tempo e molto meno shakerata nel secondo, gusta l'aperitivo del sabato contro una Sampdoria ostica ma troppo remissiva dalla cintola in su. Spumeggiante la partenza della squadra di Pirlo, con ritmi elevati, proprietà di palleggio in una lucida gestione della manovra, trame avvolgenti con cambi di fronte alternati a ficcanti verticalizzazioni per fare breccia nel muro blucerchiato (significativo in fase di ripiego l'arretramento di Ekdal da regista difensivo a terzo centrale della retroguardia). Gli sforzi venivano concretizzati dopo una ventina di minuti dalla combinazione finalizzata da Chiesa (sempre più positivo e inserito nei meccanismi bianconeri), quindi Madama aveva il solito difetto di guardarsi allo specchio senza chiudere la gara, con Ronaldo, complice anche la determinazione dei difensori doriani, per una volta più efficace nel ruolo di rifinitore che di stoccatore.
La Juve tirava il fiato dopo l'intervallo, si abbassava troppo e lasciava il campo alla truppa di Ranieri, che però aveva nel sempreverde Quagliarella l'unico terminale offensivo in grado di creare qualche grattacapo agli avversari. I bianconeri, sorretti dai "vecchi" Chiellini e Bonucci, contenevano e, pur soffrendo, riuscivano a fare quadrato rispolverando un'antica solidità, senza mai andare in affanno.
Da manuale, per quanto tardivo, il contropiede finalizzato da Ramsey che mandava in archivio la contesa consentendo alla Juve di mantenere la porta inviolata per due gare consecutive in campionato, come non accadeva dallo scorso giugno. Altro aspetto positivo l'infermeria finalmente svuotata ad eccezione di Dybala, mentre va migliorato l'aspetto disciplinare, specie per i componenti del settore nevralgico (Bentancur, di nuovo ammonito, salterà per squalifica la partita contro la Roma).
Adesso Madama deve tornare ad indossare l'abito delle grandi occasioni nel ciclo terribile che fra Coppa Italia, scontri diretti in campionato e Champions League, fornirà i primi verdetti di una stagione finora enigmatica.