Il Toro colleziona pareggi, la Juve cade a Napoli
Torino sempre più abbonato ai pareggi che non riesce a trovare lo spunto per risolvere a proprio favore le partite e spiccare il salto che lo faccia uscire dalla zona calda. Juventus di nuovo sconcertante che domina senza incisività e viene punita da un episodio perdendo una grossa occasione per avvicinarsi alla vetta e dovendo al contempo guardarsi le spalle dal ritorno delle rivali nella corsa ai posti Champions. Masticano amaro le due paladine del calcio sotto la Mole al termine di una giornata di campionato caratterizzata da ben poche note positive.
Ad aprire le danze erano i granata in una gara casalinga contro il Genoa caratterizzata su ambo i fronti più dalla paura di perdere che dalla voglia di vincere. Moduli speculari, difese accorte che prevalevano sugli attaccanti grazie soprattutto alla fisicità e poche emozioni erano i tratti salienti di una prima frazione piuttosto soporifera, in cui ad un Grifone più manovriero si opponeva un Toro alle prese con le consuete difficoltà di proporre gioco e geometrie (dovute soprattutto alla scarsa qualità degli interpreti del proprio settore nevralgico), con il lancio in verticale alla ricerca delle punte Belotti e Zaza unica soluzione offensiva, praticata peraltro con poco successo, mentre era quasi nullo l'apporto che proveniva dalle corsie esterne. Così era Sirigu a dover tenere in piedi la baracca respingendo di piede la conclusione al volo di Czyborra nell'unico tiro in porta dei primi quarantacinque minuti.
Cambiato campo non mutava il canovaccio tattico dell'incontro, anche se le due squadre risultavano più propositive approfittando degli spazi che si aprivano con l'allungarsi degli schieramenti. Il gioco di rimessa continuava ad essere l'arma preferita dalla squadra di Nicola, che investiva il suo capitano del ruolo di sponda per inserimenti dalle retrovie frequenti quanto le oasi in un deserto.
Graziato dal palo sulla spingarda dell'ex Zappacosta, il tecnico granata, ricalcando quanto già fatto vedere nelle precedenti uscite, aumentava il tasso tecnico nella parte finale dell'incontro con gli ingressi di Baselli e Verdi, seguiti a ruota dagli inserimenti di Linetty e Murru. I granata crescevano ma profondità e precisione nell'ultimo passaggio restavano un miraggio, mentre i contropiedi rossoblu facevano correre più di qualche brivido lungo la schiena dei difensori di casa.
Il triplice fischio suggellava un risultato ad occhiali che rispecchiava fedelmente la pochezza espressa in campo dalle contendenti e veniva accolto di buon grado dalla compagine di Ballardini. Per quella di Nicola un sorriso a denti stretti: se da un lato non c'è stato più bisogno di ricorrere alla rimonta, dall'altro le soluzioni per far pendere il piatto della bilancia dalla propria parte sono ancora lontane dall'essere trovate e la vittoria, non solo quella casalinga, manca da troppo tempo. Venerdì sera a Cagliari si vivrà un altro snodo cruciale nella corsa alla salvezza.
A Napoli la Juventus salva probabilmente la panchina di Gattuso e getta al vento in maniera abbastanza incomprensibile l'occasione per avvicinarsi al Milan capolista, mostrando quanto il cammino per trovare identità e costanza di rendimento sia ancora lungo.
Archiviato l'utilitaristico catenaccio con cui in settimana avevano strappato la qualificazione alla finale di Coppa Italia, i bianconeri cercavano di cambiare registro provando a fare la partita di fronte ad un avversario rimaneggiato ed inizialmente timoroso. I ritmi erano però compassati, con i fraseggi per vie centrali che si infrangevano contro la compatta retroguardia partenopea, mentre sulle corsie esterne mancava il guizzo per creare superiorità numerica e lo scarso movimento delle punte era un altro ostacolo agli sbocchi offensivi.
Una partita in controllo girava (come spesso avviene nel calcio) per un episodio e l'ingenuità in area di Chiellini (non nuovo ad episodi del genere, che un calciatore della sua esperienza non dovrebbe più commettere), giustamente rilevata dal VAR, consegnava ad Insigne la possibilità del riscatto dal dischetto.
La ripresa era una gara a senso unico, quasi un assalto all'arma bianca contro un Napoli in grossa difficoltà, ma umile, concentrato e concreto, quasi stoico nel finale, che riusciva con merito a portare a casa il massimo risultato con il minimo sforzo. La Vecchia Signora veniva tradita dalle polveri bagnate dei suoi attaccanti, che smarrivano la "cattiveria" agonistica necessaria in queste occasioni (da matita blu l'errore di Ronaldo) scontrandosi anche con la serata di grazia di Meret, mentre la mancanza di lucidità nell'approccio alla porta avversaria faceva il resto.
Il volto rabbuiato di Pirlo al termine dell'incontro era l'immagine più emblematica di una prestazione ancora una volta sconcertante, in cui Madama non è riuscita a concretizzare l'enorme mole di gioco e di occasioni create. Colpa grave per una formazione dal potenziale come quello della Juventus, di cui oltretutto si continua ad identificare a fatica l'idea tattica e di sviluppo del gioco che la supporta.
L'atteggiamento camaleontico, provocato fors'anche delle incertezze del proprio tecnico, non ha finora portato i frutti sperati e la concentrazione a corrente alternata ha contribuito ulteriormente a frenare il cammino della Juventus. Contro il Porto in Champions e con la cenerentola Crotone non sarà più consentito sbagliare, per non rischiare di rendere ancora più arduo un percorso che fino ad oggi ha avuto nel passo del gambero il suo tratto distintivo.
Fotografia: sito ufficiale Torino F.C.