La Juve ribalta la Lazio, il Toro in emergenza cade a Crotone
La Juventus sperimentale di Pirlo inizia la gara spaesata, poi prende le misure ad una Lazio bella quanto incompiuta, getta il cuore oltre l'ostacolo con una reazione d'orgoglio da grande squadra e conquista una vittoria importante per la classifica e soprattutto per il morale in vista del ritorno di Champions con il Porto. Il Torino in piena emergenza falcidiato dal Covid torna in campo dopo due settimane e al termine di una partita rocambolesca che ha molto il sapore dell'occasione persa, viene travolto dal fanalino di coda Crotone vedendo riavvicinarsi la zona retrocessione.
Per le due paladine del calcio sotto la Mole continua l'altalena in questo indecifrabile campionato di serie A. Confronto diretto cruciale per la zona Champions e per coltivare le residue speranze di corsa sulla capolista l'anticipo di sabato sera all'Allianz Stadium, dove, anche costretto dalle assenze, mister Pirlo schierava una squadra tatticamente inedita, con diversi giocatori chiamati a destreggiarsi fuori ruolo.
All'insegna del 4-2-3-1 di "allegriana" memoria il modulo proposto in partenza, in cui Cuadrado, Demiral, Alex Sandro e Bernardeschi componevano la linea difensiva; il sempre più duttile e piacevolmente sorprendente Danilo assieme a Rabiot (prestazione in crescendo la sua) operavano in mediana; Ramsey fungeva da raccordo tra i reparti coadiuvato sugli esterni da Chiesa e Kulusevski, mentre Morata aveva il duplice compito di finalizzare l'azione e favorire gli inserimenti dei compagni sotto lo sguardo di un Cristiano Ronaldo lasciato in panchina a rifiatare facendo sfoggio del suo ultimo paio di orecchini.
Da brividi la mezz'ora iniziale, con l'errore da matita blu dello svedese in disimpegno che regalava a Correa il vantaggio biancoceleste, reparti mal registrati e squadra di Inzaghi che andava a nozze nell'assorbire l'avversario e riproporsi di rimessa negli spazi. Il rigore reclamato per il fallo di mani di Hoedt sferzava forse i bianconeri, che alzavano il baricentro aumentando i giri del motore e cercavano di sfruttare l'ampiezza, senza però creare pericoli a Reina. La svolta nella prima e unica verticalizzazione dei primi quarantacinque minuti, quando Morata imbucava in profondità Rabiot, la cui sassata sorprendeva i laziali.
Di ben altro tenore la ripresa, in cui la Vecchia Signora riscopriva e capitalizzava l'antico cinismo. Botta e risposta tra l'indemoniato Chiesa e Milinkovic Savic, al quale la traversa strozzava in gola l'urlo del gol, poi il tremendo uno-due con cui Madama faceva sua l'intera posta nel giro di centottanta secondi. Dapprima la galoppata di Chiesa in un contropiede da manuale finalizzato da Morata, quindi lo stesso spagnolo che trasformava con freddezza dal dischetto il rigore procurato da Ramsey su ingenuità del centrocampista serbo degli aquilotti.
La prova di maturità della Juve proseguiva con la serenità e la concentrazione con cui gestiva la reazione (poco convinta per la verità) della Lazio, chiudendo senza affanni ogni varco e tenendo sempre sul chi vive gli avversari con incisivi alleggerimenti di rimessa. Ulteriori note positive di una partita vinta in rimonta con merito e convincendo, erano il ritorno in campo di Arthur e Bonucci, elementi che potranno rivelarsi preziosi nel confronto di martedì con i lusitani, altra chiave di volta della stagione bianconera.
Difficile da decifrare la centrifuga di episodi ed emozioni di domenica pomeriggio, dalla quale il Torino è uscito scottato regalando al Crotone la prima vittoria della gestione Cosmi e un sussulto di speranza in chiave salvezza. Mister Nicola, che per rimpinguare la panchina ha dovuto fare ampio ricorso ai Primavera, faceva rincorsa ad un comunque compatto 3-5-2 che presentava Izzo, Lyanco e Rodriguez davanti a Sirigu; i positivi Vojvoda e Ansaldi sulle corsie esterne; Rincon, Mandragora e Lukic in un settore nevralgico che cercava di abbinare quantità a qualità al servizio delle punte Bonazzoli e Zaza.
Propositivo l'avvio dei granata, che però non sempre riuscivano a rintuzzare le folate dei calabresi. Dopodiché le squadre si facevano più guardinghe data l'alta posta in palio, sino al mani in area di Ansaldi che regalava a Simy il vantaggio rossoblu dal dischetto. Nel prosieguo della prima frazione entrambe le difese palesavano pecche enormi nel posizionamento sui calci piazzati non sfruttate dai rispettivi attacchi e allo scadere il carattere granata veniva premiato dalla zampata di Mandragora che finalizzava in rete la combinazione tra i due esterni.
Sarrabanda di emozioni dopo l'intervallo. Bonazzoli timbrava l'incrocio dei pali e sul ribaltamento di fronte Simy faceva doppietta approfittando anche dell'atteggiamento troppo passivo della retroguardia avversaria. L'incornata di Magallan, respinta dalla traversa metteva il dito nella piaga di una difesa torinista ancora una volta rivedibile, poi a dieci minuti dal termine il sinistro di Reca sembrava aver chiuso la contesa.
Il Toro di questi tempi se non sulle energie può almeno fare leva sull'orgoglio che il suo allenatore contribuisce ad alimentare quotidianamente, e rientrava in partita grazie alla magia del neo entrato Sanabria, mentre Cordaz e la traversa sventavano il pareggio di Gojak. Amaro il finale, con i granata che chiudevano in dieci a causa del doppio giallo a Rincon e venivano definitivamente "matati" dalla mortifera serpentina di Ounas, per una sconfitta pesante nel risultato e per il morale, dato che è stata inflitta da una rivale nella corsa alla salvezza, ma che, grazie anche alle due partite da recuperare, potrebbe non avere ripercussioni future.
Fotografia: Eurosport.