Il Toro cede di misura alla capolista Inter, la Juve espugna Cagliari
Un Torino generoso quanto ancora rimaneggiato va ad un passo dal fermare la capolista Inter, poi cade vittima delle proprie ingenuità e del cinismo dei nerazzurri e rimane profondamente impelagato nelle acque basse della classifica. La Juventus comincia lentamente a smaltire la cocente delusione per l'eliminazione dalla Champions League, fa leva sulla reazione d'orgoglio (soprattutto del suo criticato fuoriclasse portoghese), archivia in mezz'ora la pratica Cagliari restando in corsa per i posti che garantiscono la partecipazione alla prossima "coppa dalle grandi orecchie" e fa anche un favore ai "cugini" in chiave salvezza. Al termine di un turno di campionato che ha forse definitivamente consegnato lo scudetto alla squadra di Conte, le due rappresentanti del calcio sotto la Mole possono comunque vedere il bicchiere mezzo pieno.
Prova generosa contro l'Inter di un Toro ancora in formato "vorrei ma non posso". Dovendo fare di necessità virtù, Nicola si affidava al consueto 3-5-2, in cui Bremer e Lyanco primeggiavano nella linea a tre difensiva, mentre Izzo ha sulla coscienza i due errori commessi con Lautaro che sono costati la partita. Sugli esterni Vojvoda e Murru contenevano bene, mettendoli anche in difficoltà, i dirimpettai nerazzurri e nel settore nevralgico Baselli, Lukic e Mandragora assicuravano una qualità superiore alle precedenti uscite, mentre in avanti Verdi e Sanabria si sacrificavano, cercando di tanto in tanto di creare qualche grattacapo alla retroguardia ospite.
Il piano tattico granata funzionava e nella prima frazione l'Inter veniva imprigionata nella ragnatela torinista non riuscendo a rendersi pericolosa, a differenza dei padroni di casa che fallivano con Lyanco (palo su colpo di testa a botta sicura) la più clamorosa delle occasioni per passare in vantaggio.
Il canovaccio non variava fino all'ora di gioco, quando l'entrata fuori tempo di Izzo su Lautaro regalava ai nerazzurri il rigore del vantaggio. La squadra di Nicola, mutuando il carattere dal proprio allenatore, non si abbatteva, veniva tenuta a galla da Sirigu, reagiva, traeva beneficio dagli ingressi di Verdi e Zaza e rimetteva le cose a posto nel giro di dieci minuti con la zampata in mischia di Sanabria (nella foto tratta dal sito torinofc.it).
Allettato dalla possibilità di compiere l'impresa, il Toro cercava di non abbassarsi troppo di fronte alla pressione nerazzurra, affidandosi anche al palleggio dei propri centrocampisti (con uno spirito propositivo difficilmente riscontrato in passato) per congelare la palla e giocare con il cronometro. Quando il traguardo sembrava vicino, la qualità superiore dei nerazzurri e le sbavature difensive granata facevano pendere l'ago della bilancia verso l'Inter. Sanchez veniva lasciato libero di scodellare la palla a centro area dove Izzo perdeva la marcatura di Lautaro, il quale con un gesto tecnico e atletico degno del miglior Gerd Műller incornava imparabilmente alle spalle di un Sirigu preso in controtempo. Il Toro usciva così dal campo con i complimenti in tasca ma senza punti in mano, con la consapevolezza però di potersi giocare fino in fondo le proprie carte per la salvezza, a cominciare dal recupero di mercoledì col Sassuolo e dalla trasferta di domenica a Marassi contro la Sampdoria.
A Cagliari altra gara dai due volti della Juventus, nella circostanza con i fattori temporali invertiti. Anche Pirlo, come il collega granata, doveva fare di necessità virtù e proponeva uno schieramento molto offensivo, quasi un 4-2-4 in fase d'attacco, nel quale gli esterni Chiesa e Kulusevski finivano per affiancare Cristiano Ronaldo e Morata, mentre la mediana veniva retta dai soli Danilo e Rabiot.
Dopo dieci minuti di pressione, a cercare il pelo nell'uovo senza trovare sbocchi efficaci, Cristiano Ronaldo consumava la sua vendetta sportiva alle critiche ricevute in settimana sfoderando il suo campionario tecnico da esposizione, che evidenziava ancora una volta come la Vecchia Signora sia più incisiva quando sfrutti le giocate in profondità (anche a coronamento di manovre di rimessa), rispetto a quando sia chiamata a fare breccia nella retroguardia avversaria attraverso il gioco.
Messo in cassaforte il risultato con la tripletta del portoghese in meno di mezz'ora, i bianconeri chiudevano sul velluto la prima frazione e dopo l'intervallo tiravano i remi in barca lasciando campo all'orgoglio cagliaritano. Qui, complice anche l'affiorare della stanchezza dopo le infruttuose fatiche di coppa, la Juve faticava oltremodo a contenere gli avversari (provvidenziale Szczesny in un paio di occasioni), concedeva loro la rete della bandiera facendosi prendere ingenuamente d'infilata e sciupava in contropiede la possibilità di rendere ancor più pingue il bottino.
Bando alle sottigliezze, l'obiettivo fondamentale di conquistare la vittoria veniva comunque centrato senza troppi patemi e, dopo l'ennesimo rinvio della partita contro il Napoli, i bianconeri avranno ora una settimana intera per allenarsi e recuperare gli infortunati in vista dell'impegno casalingo di domenica con il Benevento, altro passaggio in cui non sarà più concesso lasciare punti per strada.