La Juve non va oltre il pari a Firenze, stop del Toro col Napoli
Bianconeri indolenti, granata imbambolati ed entrambi irretiti dagli avversari. Partite fotocopia per Juventus e Torino nell'ultimo turno di campionato, al termine del quale le due rappresentanti del calcio sotto la Mole vedono complicarsi parecchio la corsa verso i rispettivi obiettivi stagionali.
A Firenze, nella partita che doveva rappresentare l'occasione per riscattare il tonfo casalingo dell'andata e proseguire con meno affanni la marcia verso un piazzamento Champions, la Vecchia Signora ha mostrato ancora una volta il suo viso raggrinzito proponendo un'altra sconcertante prestazione a due facce.
Non pervenuta la squadra di Pirlo nel primo tempo, affrontato con indolenza, mancanza di concentrazione e presunzione. L'ennesimo approccio sbagliato al match di questa stagione accentua, se mai ce ne fosse ancora bisogno, i dubbi sulle capacità motivazionali dell'allenatore juventino, sempre alle prese con la ricerca di una quadratura del cerchio e di un'identità tecnico-tattica di squadra ormai simili ad una chimera.
L'assenza per problemi fisici del fac-totum Danilo portava il tecnico bresciano a stravolgere nuovamente l'assetto, con difesa a tre; Cuadrado e Alex Sandro sulle fasce; Bentancur, Rabiot e Ramsey (cui veniva inutilmente chiesto anche di fare da incursore tra le linee) nel settore nevralgico; Ronaldo e Dybala a finalizzare in attacco. L'esperimento naufragava quasi subito: lento e scontato il giro palla di fronte a una squadra chiusa, poco sfruttate le corsie esterne, oggetti misteriosi le due punte. I viola, più motivati, determinati, sempre primi nei contrasti e sulle palle vaganti, avevano buon gioco a chiudere e a rilanciare con rapide verticalizzazioni di rimessa, trascinati dal mestiere di Ribery. La fase difensiva bianconera andava in affanno e l'ingenuità pallavolistica di Rabiot che ragalava a Vlahovic il beffardo rigore del vantaggio rappresentava il degno suggello di una mezz'ora da dimenticare, in cui Szczesny veniva anche graziato dal palo. Prima dell'intervallo il solo sussulto di Madama (guarda caso con una verticalizzazione in profondità), ma l'inconsistente Ramsey non trovava di meglio che divorarsi il pareggio.
La profondità veniva garantita dall'ingresso di Morata (forse l'unico giocatore al momento imprescindibile per le sorti dell'attacco bianconero), che sorprendeva all'alba della seconda frazione la difesa di Iachini e riequilibrava l'incontro complice una buona dose di fortuna. Dopodiché la Juve cambiava marcia, ma peccava ancora di precisione nella costruzione della manovra e di concretezza offensiva, con Chiellini e soprattutto l'abulico quanto indisponente Ronaldo che sciupavano le occasioni per cogliere una vittoria tanto clamorosa quanto immeritata. L'affollamento in zona Champions si fa sempre maggiore e la Juve vista negli ultimi tempi sembra avere meno energie fisiche e mentali rispetto agli avversari. Impossibile a questo punto anche solo tentare di ipotizzare un pronostico per la trasferta di domenica ad Udine, dove i bianconeri potrebbero pure cominciare a risentire delle sempre più ricorrenti voci di ventilate sanzioni da parte di UEFA e FIGC per la vicenda Superlega.
Aperitivo del posticipo del lunedì indigesto per un Toro imbambolato ed irretito da un Napoli sempre più scintillante, protagonista di un prino tenpo devastante per gli avversari. Chiave tattica della sconfitta granata la schiacciante superiorità a centrocampo dei partenopei, i quali sovrastavano gli avversari recuperando palla con efficacia e manovrando rapidamente con ficcanti verticalizzazione come nel loro stile. Il reparto centrale torinista veniva regolarmente preso d'infilata e la difesa andava in sofferenza di fronte alle folate degli uomini di Gattuso. Se a ciò si aggiungono la poca reattività nelle chiusure (vedi l'azione del primo gol di Bakayoko) e gli errori in uscita (N'Koulou che propizia il contropiede di Osimhen finalizzato grazie alla complicità di Bremer), si ha chiaro il quadro di un primo quarto d'ora da incubo, col tremendo uno-due azzurro nel giro di centoventi secondi che di fatto chiudeva la partita.
Reparti slegati per la squadra di Nicola, sempre costretta a rincorrere e in difficoltà nella costruzione della manovra, che passava per sporadiche iniziative sugli esterni, ma mai dai centrocampisti deputati a creare gioco. Prima dell'intervallo arrivava quanto meno una reazione di carattere, anche se il palo centrato da Zielinski ribadiva la triste realtà per i granata.
Canovaccio trasformato nella ripresa, in cui le due squadre si affrontavano a viso aperto con avvio scoppiettante, squadre lunghe, continui ribaltamenti di fronte e portieri protagonisti. I granata cercavano di chiudere a testa alta, mentre i napoletani legittimavano il successo con il secondo palo della serata, colpito questa volta da Insigne.
L'espulsione per somma di ammonizioni di Mandragora nel finale era l'ennesima amarezza di una partita da mandare presto in archivio. La squadra di Nicola, pur avendo una gara da recuperare (però sul terreno di una Lazio in costante crescita ed in piena lizza per l'Europa che conta), divide la terzultima piazza con il Benevento ed il rinvigorito Cagliari. D'ora in poi non saranno più ammessi passaggi a vuoto e sarà fondamentale conquistare i tre punti almeno contro gli avversari alla portata, a cominciare dal posticipo casalingo di lunedì prossimo con il Parma.
Fonte fotografia: Sky Sport.