La Juve torna a sperare nella Champions, Toro ko a La Spezia
Il Toro affonda nel golfo di La Spezia, ma il salvagente Simy lo tiene a galla e gli consente di essere arbitro del proprio destino nei suoi ultimi due impegni stagionali. La Juve riesce a piegare l'Inter scudettata al termine di un derby d'Italia come al solito ricco di veleni, ma dopo il colpo del Napoli a Firenze la qualificazione alla Champions League resta appesa solo più al filo dell'aritmetica e nell'ambiente bianconero crescono i rimpianti, con lo spettro del fallimento di un progetto che comincia a materializzarsi.
Volge al termine un'annata da dimenticare in fretta per le due paladine del calcio sotto la Mole. Ad aprire il sabato degli anticipi cruciali erano i granata, presenti sul campo degli aquilotti liguri solo sulla distinta consegnata agli ufficiali di gara prima dell'inizio. Sovrastati nella determinazione e nel ritmo, specie a centrocampo, dagli spezzini, intenzionati a chiudere il discorso salvezza al primo match point, gli uomini di Nicola, stranamente non pervenuti sul piano delle motivazioni e ancora frastornati dopo il tracollo casalingo contro il Milan, apparivano subito in grave difficoltà sulle corsie esterne e nelle chiusure difensive, mentre il settore nevralgico era privo di idee e pochi palloni arrivavano in avanti a Belotti e Sanabria, comunque opachi e avulsi dalla manovra. Era lo scatenato Saponara a mettere impietosamente il dito nella piaga della disastrosa retroguardia torinista, con un palo colpito che faceva da antipasto alla rete del vantaggio (incerto Sirigu nella circostanza), mentre l'ingenuità di Vojvoda su Pobega regalava a Nzola il raddoppio dagli undici metri.
Mister Nicola cercava di correre ai ripari passando dopo l'intervallo al 4-4-2 con l'inserimento di Verdi per Vojvoda, dopo il brivido corso con l'errore di Nzola, un rigore fotocopia (pestone di Selva Ferrer su Bremer) consentiva a Belotti di riaprire la contesa.
Singo rilevava Izzo per dare più spinta offensiva, ma il momento positivo dei granata si rivelava un fuoco di paglia destinato presto a spegnersi dopo qualche minuto di sterile pressione. A far calare definitivamente il sipario erano la difesa imbambolata sul calcio piazzato che portava alla doppietta di Nzola e l'estrema passività sul cambio di fronte concretizzato dal preciso colpo di testa di Erlic.
Sirigu nel finale evitava che il passivo assumesse di nuovo dimensioni clamorose e all'esultanza della matricola ligure per una salvezza raggiunta con pieno merito in anticipo, facevano da contraltare lo scoramento e il nervosismo dei torinisti, incappati in un'altra prestazione censurabile sotto ogni aspetto.
Il pareggio centrato in pieno recupero ventiquattrore dopo dal Crotone a Benevento restituiva un po' di ossigeno e di fiducia al Toro, che adesso dovrà cercare il punto della salvezza martedì sera nel recupero in casa della Lazio, salvo avere a disposizione due risultati su tre nell'ultimo scontro diretto con i sanniti.
Il derby d'Italia ha tenuto ancora una volta fede alla sua tradizione, dispensando episodi controversi e polemiche. Alla fine di una "corrida" fisica e verbale la Juve è riuscita con cuore e carattere a venire a capo dell'Inter, ma la vittoria di prestigio con ogni probabilità resterà fine a se stessa e sarà inutile nella corsa alla Champions.
Bianconeri volitivi, con un accorto 4-4-2 che prevedeva Kulusevski seconda punta e primo schermo sulla costruzione di Brozovic, intenti a fare la partita davanti ai non propriamente belligeranti nerazzurri. Protagonista assuluto in negativo l'arbitro Calvarese, che sbagliava tutte le chiamate venendo salvato dal VAR Irrati, vero direttore di gara "da remoto" del confronto.
In una girandola di emozioni andavano in scena il rigore fallito da Ronaldo e ribadito in rete dallo stesso portoghese, quello del pareggio nerazzurro di Lukaku e la spingarda di Cuadrado deviata alle spalle di Handanovic al tramonto della prima frazione.
Copione scontato al rientro dagli spogliatoi, quando la squadra di Conte non ci stava a perdere e chiudeva progressivamente quella di Pirlo nella sua metà campo. Episodio chiave che condizionava la gara era l'affrettato secondo cartellino giallo a Bentancur, che lasciava i bianconeri in dieci per mezz'ora. La Vecchia Signora non riusciva più a ripartire, ma reggeva senza eccessivi patemi l'arrembaggio della Beneamata fino alla rocambolesca autorete di Chiellini, prima annullata dalla giacchetta nera (pardon rossa) in totale confusione, poi convalidata dall'arbitro elettronico
Minuti finali carichi di adrenalina, con Cuadrado (nella foto di Eurosport) uomo ovunque e salvatore (almeno per il momento) della patria juventina.
L'esterno colombiano prima si procurava con astuzia un calcio di rigore (il VAR vedeva il contatto e lasciava giudicare a Calvarese l'entità e la punibilità dello stesso), poi lo trasformava con freddezza, quindi concludeva l'opera inducendo Brozovic all'intervento che gli costava il secondo cartellino giallo e ristabiliva la parità numerica.
La Juve avrà così altri novanta minuti di speranza, anche se per entrare in Champions non le basterà battere il Bologna, ma dovrà anche augurarsi che si verifichino due miracoli sportivi con risultati a lei favorevoli sui campi di Napoli e Bergamo. Prima però, la finale di Coppa Italia contro la "macchina da guerra" Atalanta, che i bianconeri affronteranno sfavoriti dal pronostico, ma in cui avranno l'occasione per mettere un altro trofeo in bacheca e rendere un po' meno amara la stagione.