Calcio torinese sempre a due facce: vola il Toro, stenta la Juve
Il sorprendente Torino continua a far strabuzzare gli occhi ai propri tifosi e con una prestazione che, senza voler scomodare paragoni irriverenti, ha riportato alla mente dei vecchi cuori granata quelle della squadra scudettata di Radice, domina al Mapei Stadium, piega nel finale con pieno merito il Sassuolo e centra il secondo successo consecutivo. Delude ancora la Juventus, che sembra non vedere la luce alla fine del tunnel della propria crisi e, nonostante qualche progresso nella prima metà di gara, viene nuovamente rimontata e inchiodata sul pareggio dal Milan, getta al vento un'altra occasione e rimane clamorosamente ancorata alla zona retrocessione.
Quarta giornata di campionato nuovamente divisa fra gioie e dolori per le due rappresentanti del calcio sotto la Mole. I sorrisi continuano ad arrivare dal Toro, sempre più ad immagine e somiglianza del suo vulcanico quanto pragmatico tecnico croato Ivan Juric. Nell'insidiosa trasferta di Reggio Emilia proponeva il collaudato modulo 3-4-2-1, con Djidji preferito a Zima per completare con Bremer e Rodriguez la linea arretrata davanti a Milinkovic-Savic; Singo e Aina ad arare le corsie laterali, Lukic e Pobega ad interdire ed impostare nel cuore del settore nevralgico. In avanti, indovinata la mossa di schierare come trequartisti i neo acquisti Praet e Brekalo a supporto del terminale offensivo Sanabria.
Archiviato lo spavento per il palo colpito in apertura da Frattesi, abile ad infilarsi negli spazi lasciati colpevolmente dagli avversari, la prima frazione di gioco si rivelava un monologo granata fatto di pressing, inserimenti, rapide triangolazioni e conclusioni a ripetizione, che mettevano alle corde un Sassuolo graziato solo dai due montanti che negavano la gioia del gol a Brekalo e Praet, da un paio di precipitosi salvataggi sulla linea e dalle parate di Consigli.
Lo spartito non cambiava nella ripresa, con le note della sinfonia che avevano sempre il timbro granata. La banda di Juric continuava a menare le danze imperversando sulle fasce laterali e sfruttando le imbucate centrali come nell'occasione che portava Lukic a sfiorare la rete (nella circostanza il serbo avrebbe potuto fare meglio). I cambi erano azzeccati, non stravolgevano l'assetto tattico e davano nuova linfa ai torinisti, sino al colpo da biliardo di Pjaca (nella foto di torinofc.it che fruttava i tre punti. Nel finale anche Milinkovic-Savic metteva la propria firma sulla vittoria sventando l'inzuccata di Ferrari e la spingarda di Mandragora che sibilava sopra la traversa legittimava l'affermazione granata.
Il Toro non avrà però il tempo di cullarsi sugli allori: giovedì, a completamento del turno infrasettimanale, lo attende l'impegno casalingo contro la Lazio, altra prova di maturità per verificare se la squadra di Juric abbia effettivamente compiuto il salto di qualità.
La convalescente Juventus rientra negli spogliatoi dopo la classica col Milan sempre di più con l'amaro in bocca e la netta sensazione di avere ancora una volta gettato al vento un'occasione per risollevare classifica e morale che continuano a tendere verso il nero, in un avvio di stagione da incubo come accaduto altre tre sole volte nella sua storia, per nulla mitigato dall'illusorio successo di Malmoe in Champions League.
Da salvare la buona partenza dei bianconeri, impostati da Allegri con un 4-4-2 che si trasformava in 3-5-2 in fase offensiva. L'atteggiamento guardingo già visto a Napoli, seguito da rapide verticalizzazioni in ripartenza, fruttava il contropiede capitalizzato da Morata nella rete del repentino vantaggio. Dopodiché le sgroppate di Alex Sandro sulla sinistra e le combinazioni sulla destra fra Cuadrado e Dybala, con il primo che si accentrava lasciando spazio allo svariare del secondo sulla corsia esterna, continuavano a mettere in difficoltà i rossoneri.
Madama aveva però il difetto di non chiudere la partita, complici anche le decisive parate di Maignan su Morata e Dybala e la lentezza di Rabiot rimontato da Tomori. Il baricentro bianconero cominciava ad abbassarsi già nel finale della prima frazione e dopo l'intervallo si assisteva ad un lungo, quanto per lunghi tratti sterile, monologo rossonero. La squadra di Allegri, data la cronica incapacità dei suoi centrocampisti a produrre gioco, era costretta ad affidarsi ad una difesa bassa e compatta in cui, sino al pareggio di Rebic, svettavano i pretoriani della vecchia guardia, con De Ligt malinconico spettatore in panchina. La rare sortite offensive erano frutto di lanci lunghi come quello con cui Bonucci metteva davanti alla porta Rabiot, il quale ancora una volta mancava di "cattiveria" in fase realizzativa.
Quando cominciava a pregustare la prima vittoria in campionato, il tecnico livornese veniva tradito dai cambi effettuati, che non davano gli "strappi" e il dinamismo necessari a cercare il raddoppio, e dal nuovo calo fisico di tutti i suoi giocatori, troppi dei quali peccavano anche nell'atteggiamento mentale, non riuscendo ad interpretare il momento topico della partita ed a sacrificarsi mettendosi al servizio della squadra quanto meno per difendere l'esiguo ma preziosissimo vantaggio.
L'ennesima distrazione a difesa schierata su palla inattiva, con le "belle statuine" beffate dall'imperioso terzo tempo di Rebic, vanificava gli sforzi compiuti e apriva le porte ad un quarto d'ora finale fatto di apprensione per non dire di paura, in cui i bianconeri andavano di nuovo in cortocircuito mentale, non riuscivano a recepire i dettami tattici urlati dalla pancina dal loro indemoniato allenatore e venivano salvati da una nuova sconfitta soltanto dal provvidenziale intervento di Szczesny (tornato per una sera ai livelli che dovrebbero competergli) su Kalulu.
Il punto ottenuto muove malinconicamente la classifica, ma la fragilità difensiva, la carenza di idee in fase di impostazione, i cali fisici e di concentrazione rimangono, vanificando anche le poche occasioni concretizzate in attacco, per una squadra che sembra essersi smarrita, lontana parente di quella determanata e dalla mentalità vincente ammirata nel recente passato. Le partite di mercoledì a La Spezia e di domenica contro la Sampdoria potrebbero essere l'ultima spiaggia per invertire la rotta.