La Juve stende la Fiorentina all'ultimo assalto, Toro ko a La Spezia
Un Toro meno pimpante rispetto alle ultime uscite fa il passo del gambero nel golfo di La Spezia e cade a sorpresa su un campo rivelatosi di nuovo stregato per i granata. La Juve, pur continuando a destare perplessità, soffre ma cerca fino alla fine la vittoria e piega "di corto muso" una Fiorentina ridotta in dieci, grazie ad un guizzo del provvidenziale Cuadrado in pieno recupero (foto Eurosport). Si invertono le parti, ma il cammino altalenante delle rappresentanti del calcio sotto la Mole continua anche dopo la dodicesima giornata di campionato.
Avaro di emozioni e soddisfazioni il sabato degli anticipi, a cominciare dal Torino. In casa dei bianconeri liguri la squadra di Juric mette in mostra la consueta personalità, senza però i ritmi e l'aggressività che avevano caratterizzato il precedente incontro con la Sampdoria. Il tecnico croato proponeva il consueto modulo 3-4-2-1, affidandosi in difesa a Djidji, Bremer e Rodriguez davanti a Milinkovic-Savic; Singo e Aina sulle corsie esterne; Lukic e Rincon nel settore nevralgico, mentre i trequartisti Praet e Linetty agivano alle spalle di Belotti.
Pur mantenendo il controllo dell'iniziativa, i granata non avevano la velocità e l'intensità necessarie a fare breccia nell'accorto schieramento spezzino e anzi lasciavano pericolosi varchi sfruttati con rapide verticalizzazioni per le conclusioni di Verde e Gyasi. Sull'altro fronte l'unico sussulto veniva dal tiro di Belotti fermato dalla traversa e vanificato da una posizione di fuorigioco dopo il controllo VAR per un possibile fallo di mano in area di Bastoni. Estremo tatticismo e squadre bloccate con le difese a prevalere sugli attacchi, portavano così le contendenti all'intervallo sul nulla di fatto.
Lo spartito cambiava nella ripresa, quando lo Spezia, più bisognoso di punti rispetto ai granata, alzava il baricento. La parata di Milinkovic-Savic su Nzola e la chiusura di Djidji su Jacopo Sala erano campanelli d'allarme che inducevano Juric a gettare nella mischia Baselli, Pjaca e Sanabria per Rincon, Linetty e Belotti, nel tentativo di ravvivare l'intensità e la pericolosità della manovra granata, ma il minuto seguente l'imparabile spingarda dalla distanza di Jacopo Sala su ripartenza manovrata che i torinisti non riuscivano ad arginare, faceva pendere l'ago della bilancia a favore della compagine di Thiago Motta.
Il Toro provava a reagire senza avere però la lucidità e la determinazione necessarie e Provedel correva qualche rischio solo sull'insidioso diagonale di Sanabria e sulla conclusionde da fuori area di Aina. Inutile anche l'inserimento di Zaza per rafforzare il peso offensivo. La difesa ligure si chiudeva con ordine e i granata dovevano lasciare per il secondo anno consecutivo il "Picco" a bocca asciutta. La pausa per gli impegni delle nazionali sarà utile alla squadra di Juric per riodinare le file e le idee in vista del successivo test casalingo con l'Udinese.
Ritrovato un po' di morale dopo la goleada (con relativa qualificazione agli ottavi di finale) in Champions League a spese dello Zenit, la Juve tornava alla spinosa realtà del campionato, dove palesava tutte le proprie lacune contro la coriacea Fiorentina, piegata solo dopo aver sudato le proverbiali sette camicie e sfruttando gli episodi, questa volta favorevoli a differenza di quanto accaduto a Verona.
Positiva la partenza dei bianconeri, con il paio di occasioni capitate a Morata, favorito dalla dabbenaggine dei difensori viola, poi, secondo un copione ormai collaudato, la squadra di Allegri lasciava il controllo delle operazioni agli avversari, complice anche una difesa falcidiata dagli infortuni e reinventata in prossimità dal fischio d'inizio, in cui comunque De Ligt e Rugani riuscivano ad imbrigliare il temuto Vlahovic. In difficoltà invece sugli esterni Alex Sandro e Rabiot, presi in mezzo dai dinamici Odriozola e Callejon, e Danilo di fronte allo svariare di Saponara. Lieta conferma a centrocampo con la maiuscola prestazione di McKennie e la maggiore continuità, supportata anche da una buona lucidità in impostazione, di Locatelli. Opaco il pur sempre generoso Chiesa, che "galleggiava" per troppo tempo salvo accendersi nell'infuocato finale, mentre Dybala e Morata erano per lunghi tratti avulsi dal gioco.
Scampato il pericolo in chiusura di prima frazione sulla conclusione ravvicinata di Saponara terminata alta, la Juve non cambiava passo dopo l'intervallo, quando la squadra di Italiano continuava a mantenere uno sterile controllo dell'iniziativa e la gara si faceva sempre più fisica e combattuta.
La svolta, a cavallo della mezz'ora era data dall'espulsione di Milenkovic per somma di ammonizioni, che faceva scattare la scintilla nei bianconeri. Chiesa cominciava ad imperversare scuotendo la traversa e chiamando Terracciano alla parata, Cuadrado (inserito nel frattempo dopo essere partito per la seconda volta consecutiva dalla panchina) scardinava sulla destra il fortino viola e serviva a Morata il pallone per la rete annullata per fuorigioco, mentre il tecnico dei toscani si affidava alla girandola delle sostituzioni per riequilibrare l'assetto in campo e cercare di portare a casa un pareggio divenuto a quel punto più che mai prezioso.
L'insistenza della Juve veniva premiata all'ultimo respiro con l'iniziativa e la rasoiata di Cuadrado che beffava Terracciano sul suo palo, complice la lieve deviazione di Biraghi. Tutto è bene qual che finisce bene per la Vecchia Signora, ma in vista della trasferta di Roma con la Lazio alla ripresa del campionato il tecnico livornese dovrà infondere nei suoi maggior convinzione e mentalità propositiva. Per risalire verso le posizioni di classifica che contano, lo sparagnino "corto muso" non sempre potrà bastare e affidarsi alle grazie della dea bendata è sempre un azzardo.