Juve e Toro gioiscono a braccetto nell'ultimo turno di serie A
I bianconeri vincono il campo della Lazio, i granata domano l'Udinese
Campane a festa per le due rappresentanti del calcio sotto la Mole, che si mettono in tasca tre punti pesanti nella tredicesima giornata di campionato e tornano a guardare con ottimismo al futuro. La Juventus sbanca con autorevolezza e cinismo l'Olimpico laziale, mentre il Torino doma l'Udinese al termine di una partita a lungo dominata con buona personalità e condotta in porto con merito nonostante qualche evitabile brivido finale.
Nell'anticipo del sabato all'ora dell'aperitivo la Vecchia Signora sfoggia solo per pochi minuti il nuovo abito che il sarto Allegri le ha cucito addosso per l'occasione: ovvero un 3-5-2 ben abbottonato in grado di difenderla dai primi freddi autunnali chiudendo ogni varco all'atteso palleggio della squadra di Sarri. L'infortunio di Danilo (starà fuori per un paio di mesi, auguri), costringe il tecnico livornese a rimescolare le carte gettando nella mischia Kulusevski ed arretrando Cuadrado sulla difensiva, per un 4-3-3 "spurio" che si tramuta spesso in un 4-4-2 in fase di contenimento.
L'assenza di Immobile si fa sentire tra i biancocelesti, il cui tridente leggero non crea problemi ad un Bonucci tornato monumentale e al suo fido scudiero De Ligt. A metà della prima frazione la svolta dell'incontro, quando il VAR richiama Di Bello che si era perso l'irruento intervento in area di Cataldi su Morata e il capitano bianconero trasforma per la prima volta dal dischetto.
Dopodiché la partita prendeva la piega più gradita all'incerottata Madama, che andava a nozze contenendo in relativa scioltezza la sterile supremazia territoriale avversaria e rifiatando efficacemente di rimessa. Qui dimostrava però di essere ancora convalescente, mancando di "cattiveria" agonistica in fase di finalizzazione (come testimoniano le occasioni fallite a cavallo dei due tempi da Morata, Kulusevski e Bonucci) e tenendo pericolosamente ancora aperta la partita.
La difesa ritrovava solidità (secondo incontro consecutivo in campionato senza subire reti) e nel finale era Chiesa a recitare il ruolo del mattatore con generosità e strappi in velocità che sorprendevano gli sbilanciati aquilotti e portavano al secondo tiro dagli undici metri ancora insaccato dall'implacabile Bonucci, che regalava alla Juve la prima vittoria stagionale in campionato con più di un gol di scarto. Nel finale Kean avrebbe potuto rendere più pingue il bottino, ma la freddezza in fase conclusiva è al momento ancora una chimera per il giovane attaccante.
A completare una serata da archiviare col sorriso, nonostante non sia stato tutto oro quel che si è visto luccicare, da segnalare le prestazioni lineari e positive di Luca Pellegrini, Locatelli, McKennie e Rabiot. La gara casalinga di sabato contro l'Atalanta sarà un altro snodo cruciale nella strada verso la risalita in classifica.
Nel posticipo del lunedì sera il Torino era chiamato a rialzare subito la testa dopo lo scivolone di La Spezia. L'Udinese non era certo il cliente migliore per archiviare senza intoppi la pratica, ma la squadra di Juric mostrava fin dalle prime battute personalità e idee chiare, come evidenzia la dinamica dell'azione che ha portato al repentino vantaggio siglato da Brekalo: lungo lancio di Milinkovic-Savic a scavalcare centrocampo e tentativo di pressione friulano, sponda di Belotti e colpo da biliardo del trequartista croato.
Sbloccato il risultato, i granata amministravano la situazione con lucidità. Il trio difensivo formato da Djidji, Bremer e Buongiorno imbrigliava sul piano fisico e nel dinamismo Beto, Pussetto e Deulofeu; Aina e Vojvoda presidiavano con efficacia le corsie esterne, Lukic e Pobega fornivano qualità e quantità al settore nevralgico imitati dal movimento di Praet e Brekalo alle spalle di capitan Belotti, tornato uomo ovunque, generoso e utile anche in fase di ripiegamento. I granata lasciavano così l'iniziativa alla squadra di Gotti, cercando di recuperare palla con tempestività e di ribaltare il fronte con pungenti verticalizzazioni. Qualche errore in disimpegno e nell'ultimo passaggio erano peccati veniali che non sporcavano la buona prestazione torinista nei primi quarantacinque minuti.
La ripresa si apriva col botto e la tambureggiante azione che portava al raddoppio di Bremer (premiando uno tra i migliori in campo) ne era l'emblema. Il Toro inseriva poi il pilota automatico contenendo la reazione friulana e pungendo di rimessa, ma la punizione dalla distanza di Forestieri che riapriva la partita regalava al Vecchio Cuore granata un quarto d'ora finale di passione di cui avrebbe fatto volentieri a meno. A blindare la vittoria, vanificando gli sforzi di una mai doma Udinese, ci pensava il portierone Milinkovic-Savic (nella foto di www.torinofc.it), strepitoso sulle conclusioni a botta sicura di Arslan e Samardzic. Tirato un sospiro di sollievo e intascati tre punti preziosi per la classifica e il morale, la squadra di Juric si concentrerà ora sulla trasferta di Roma, dove domenica cercherà l'impresa contro i giallorossi di Mourinho.