La Juve passa all'inglese a Bologna, Toro di misura sul Verona
Una Juventus in stile britannico capitalizza al meglio le occasioni create nella nebbia di Bologna, torna ad intascare i tre punti e resta in zona coppe. Il Torino ottiene il massimo risultato col minimo sforzo di fronte ad un volitivo Verona, che nonostante l'inferiorità numerica sfrutta il "braccino" dei granata e crea grattacapi sino al triplice fischio. Pur con qualche patema di troppo, le due rappresentanti del calcio sotto la Mole tornano a gioire in coppia e si preparano col sorriso al turno prenatalizio di campionato.
Nell'anticipo del "Dall'Ara" la Vecchia Signora fornisce ancora una volta una prestazione dai due volti, risultando però più pratica e concreta rispetto alle precedenti uscite. Sempre piuttosto duttile il modulo impiegato da mister Allegri, con Bonucci e De Ligt baluardi centrali difensivi, Luca Pellegrini divenuto ormai titolare sulla corsia di sinistra e Cuadrado "pendolo" insostituibile sull'altro fronte fra ripiegamenti in copertura e appoggio alla manovra offensiva, imitato da Bernardeschi, pronto a "galleggiare" fra centrocampo e tridente d'attacco. Nella zona mediana era l'inedita triade McKennie-Arthur-Rabiot a cucire il gioco, mentre Kean faceva da spalla a Morata allargandosi spesso a sinistra per favorire gli inserimenti dei compagni.
La scelta di alternare il recupero palla seguito da rapide verticalizzazioni in profondità con lo sfruttamento del campo nella sua ampiezza pagava subito col repentino vantaggio siglato dallo spagnolo (nella foto di Eurosport la sua esultanza dopo la rete ai felsinei) e l'occasione del raddoppio mancata da Rabiot, quindi Madama conteneva senza patemi (fatta eccezione per la rovesciata di Svamberg) la sterile reazione felsinea, gestendo i ritmi della partita e rifiatando di rimessa.
Dopo l'intervallo i bianconeri tornavano a recitare un copione mai troppo amato dai loro tifosi, fatto di baricentro ulteriormente abbassato a chiudere ogni varco e ripartenze sempre più sporadiche. Gli errori di misura nell'impostazione ed i ritmi mai troppo elevati impedivano al Bologna di creare pericoli, con Szczesny impegnato una sola volta dalla conclusione di Dominguez, così la squadra di Allegri tornava a rispolverare l'antico cinismo raddoppiando con una transizione da manuale finalizzata dalla sassata in diagonale di Cuadrado.
La rete metteva letteralmente in ghiaccio la partita, i rossoblù, fiaccati nel morale, non avevano più la forza per reagire, il tecnico livornese faceva rifiatare i suoi uomini e dalla nebbia sempre più fitta sbucavano ancora Bernardeschi e il guizzante colombiano, che andavano vicini a rimpinguare il bottino. Per la Juve sarà ora fondamentale regolare anche il malconcio Cagliari nell'anticipo del turno infrasettimanale di martedì sera per girare la boa del campionato in linea di galleggiamento con la zona coppe e tentare un'ulteriore risalita nella seconda parte della stagione.
Prestazione dai due volti che ha destato più di qualche perplessità anche quella del Torino contro il Verona, al termine della quale sono arrivati tre punti d'oro per la squadra di Juric. L'allenatore croato teneva fede al proprio credo tattico imperniando la difesa su Djidji, Bremer e Rodriguez, davanti ai quali agiva la coppia centrale Pobega-Lukic, mentre sulle fasce spingevano Singo e Vojvoda. La fantasia sulla trequarti era affidata a Praet e Pjaca, che dovevano imbeccare Sanabria.
Avvio equilibrato con grande intensità, duelli a tutto campo uno contro uno, scaligeri più aggressivi mentre i granata cercavano di uscire dal pressing con le punte che venivano incontro ai centrocampisti per favorire gli inserimenti da dietro dei compagni. Dopo il primo squillo con Praet che "ciccava" il servizio di Pobega, la gara viveva la sua svolta al 24', quando il fischietto romagnolo Fabbri, richiamato dal VAR, espelleva Magnani reo di aver precluso a Sanabria una chiara occasione da rete e la zampata sottomisura di Pobega sulla successiva punizione incanalava il risultato sui binari dei granata.
Sbloccato il punteggio, i torinisti gestivano con oculatezza il vantaggio e la superiorità numerica controllando la situazione con un prolungato possesso palla che non faceva correre rischi alla difesa, ma allo stesso tempo non produceva significative occasioni per il raddoppio.
Di tutt'altro tenore la ripresa. L'iniziale inserimento offensivo di Faraoni, il cui tiro, seppur in fuorigioco, veniva deviato sul palo da Milinkovic-Savic, suonava come campanello d'allarme per la retroguardia granata, apparsa col passare dei minuti sempre più distratta e impaurita, mentre il centrocampo stentava a fare filtro e non riusciva più a far ripartire la manovra. Il Verona avanzava così generosamente il proprio baricentro di fronte ad un Toro inspiegabilmente remissivo che si faceva spesso sorprendere dalle verticalizzazioni ospiti.
Unico momento in cui gli uomini di Juric tornavano ad alzare la guardia erano i minuti centrali della frazione, poi la squadra di Tudor metteva il proprio marchio sull'epilogo della partita e solo un monumentale Milinkovic-Savic, con il sigillo finale sul colpo di testa di Ceccherini, blindava la vittoria del Toro.
Ottenuto il massimo risultato col minimo sforzo e qualche evitabile brivido di troppo, i granata sfileranno mercoledì sulla passerella natalizia di San Siro in casa dell'Inter capolista già in fuga. Non fare da semplice comparsa sarà l'obiettivo minimo.