Befana amara per le torinesi: solo pari per la Juve, Toro ko dal Covid

Più carbone che balocchi dalla Befana per le due rappresentanti del calcio sotto la Mole. Il Covid sgambetta il Torino che, bloccato dall'ASL, non può presentarsi sul campo dell'Atalanta in quello che sarebbe stato l'esordio nel nuovo girone di ritorno "asimmetrico", che per ironia della sorte, o legge del contrappasso a seconda di come la si voglia vedere, avrebbe ripresentato ai granata lo stesso avversario della prima giornata di campionato. Una Juventus sempre più scialba si fa invece imporre il pareggio casalingo da un brillante Napoli, allungando la striscia di insuccessi contro le compagini che la precedono in classifica e rimandando ancora l'inversione di rotta necessaria a risalire verso le posizioni che contano, obiettivo sempre più lontano dall'orizzonte bianconero.
In attesa che si dipani la matassa della situazione contagiati e quarantene in casa torinista per sapere se domenica la squadra di Juric potrà ospitare la Fiorentina, i riflettori del turno infrasettimanale di campionato si accendono solo sulla sempre più pallida Juventus. Quello visto all'Allianz Stadium contro i partenopei è stato un film proiettato già troppe volte in quest'anonima stagione. Volitivo l'approccio alla gara della squadra di Allegri, che però spreca in maniera clamorosa la prima occasione utile (leggi colpo di testa a botta sicura di McKennie su angolo), poi viene sopraffatta dalla compagine avversaria, la quale in barba alle assenze e alle cervellotiche decisioni delle Aziende Sanitarie partenopee mostra personalità, identità, idee chiare e un impianto di gioco interiorizzato, sfruttando grazie alla stilettata di Mertens la remissività dei rivali e il loro atteggiamento sempre troppo passivo e poco determinato nel difendere.
Accusato il colpo, la Vecchia Signora appariva per lunghi minuti smarrita e incapace di organizzare una reazione efficace, affidandosi solo a frenetici strappi indivuduali mai supportati da trame orchestrate data l'ormai cronica difficoltà di sviluppare gioco da parte del collettivo bianconero, indice di una rosa mal assortita, di qualità mediocre e ormai svuotata di stimoli specie nei suoi elementi cardine.
L'avvio di ripresa era sostenuto almeno dall'orgoglio e la caparbietà di Chiesa fruttava il pareggio. Con più di mezz'ora da giocare Madama avrebbe avuto tutto il tempo di ribaltare la situazione a proprio favore, ma ancora una volta era vittima del "vorrei ma non posso". Slegate e frammentarie le iniziative, pochi i pericoli corsi da Ospina (un paio di conclusioni e altrettanti contropiedi non sfruttati), infruttuosi i cambi operati dal tecnico livornese, inutile il poco lucido forcing finale condito da eccessivo nervosismo tra compagni di squadra e verso il direttore di gara (non impeccabile la prestazione di quest'ultimo e dei suoi colleghi al VAR, con gli episodi che hanno comunque penalizzato entrambe le squadre), mentre il Napoli amministrava con sicurezza e teneva sempre in allarme la fase difensiva avversaria.
Il triplice fischio sanciva così un altro mezzo passo falso di una Juve sempre più deludente e prigioniera di limiti strutturali e caratteriali ormai impossibili da risolvere in tempi brevi. Chiara l'inferiorità di fronte alle altre "grandi" del campionato (finora mai battute), preoccupanti l'incapacità di gestire le situazioni e i cali di tensione che hanno portato a dilapidare tesori di punti, specie contro le "piccole". Date le premesse, pare difficile ipotizzare che la scossa arrivi domenica nella trasferta in casa della Lupa giallorossa appena scottata dal Diavolo rossonero o mercoledì dalla Supercoppa di San Siro contro l'Inter.
Fotografia: Virgilio Sport.
