Turno di A all'insegna dei poker per Juventus e Torino
Bianconeri corsari in rimonta a Roma, largo successo dei granata contro la Fiorentina
La Juventus maschera con ritrovato orgoglio le sue ben note carenze e tre quarti di gara da censurare, sfrutta con cinismo l'incredibile "collasso mentale" (per usare le parole del suo tecnico) della Roma e agguanta in maniera che definire rocambolesca sarebbe un eufemismo tre punti insperati al termine di una gara dall'andamento schizofrenico, rinfrancando morale e classifica.
Un Torino devastante, più forte delle assenze per Covid, delle quarantene imposte dall'ASL e dei pochi allenamenti nelle gambe dopo il ricorso al TAR vinto dalla Lega Serie A, travolge un'irriconoscibile Fiorentina al culmine di una gara quasi perfetta. Turno di campionato da incornicare per le due rappresentanti del calcio sotto la Mole, che viaggiano finalmente in coppia a braccetto con la vittoria facendo valere la regola del quattro.
Partita pazza all'Olimpico di Roma fra due squadre che hanno evidenziato tutte le lacune tecnico-tattiche e caratteriali che in questa stagione ne stanno limitando le ambizioni di alta classifica. Una Juventus remissiva e priva di nerbo si consegna per settanta minuti ad una Roma motivata e pimpante dopo la scoppola incassata a San Siro dal Milan, quasi fosse scesa nella Capitale per onor di firma a disputare un incontro dall'esito già scritto.
Battute d'avvio da incubo sotto la pressione giallorossa, con gli esterni Cuadrado e De Sciglio frenati dalle incursioni avversarie e i centrali De Ligt e Rugani fuori tempo e posizione nelle marcature sulle palle inattive. La comoda rete di testa di Abraham logica conseguenza dell'iniziale dominio romanista.
Timida la reazione bianconera, affidata al solo volitivo dinamismo di McKennie, agli strappi individuali di Chiesa (presto messo fuori gioco dal grave infortunio al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro che lo costringerà a stare lontano dai campi fino all'inizio della prossima stagione) e al moto perpetuo di un ispirato Dybala, quasi calato nei panni del regista offensivo col compito di sopperire alla mancanza di idee e di ritmo dei mediani Locatelli e Bentancur.
Riequilibrato il punteggio quasi a sorpresa grazie ad una magia balistica dell'argentino, la squadra dello squalificato mister Allegri (sostituito in panchina dal fido Landucci), pur mantenendo sempre troppo basso il proprio baricentro e non riuscendo a legare i reparti, riusciva perlomeno a reggere fino all'intervallo la nuova pressione romanista.
La Vecchia Signora lasciava però la concentrazione negli spogliatoi ed iniziava in maniera svagata anche la seconda frazione, facendosi sorprendere dalla rapide verticalizzazioni degli uomini di Mourinho che in un batter d'occhio fruttavano il nuovo vantaggio su conclusione di Mkhitaryan deviata da De Sciglio (troppo lenti nell'occasione i difensori bianconeri ad andare in chiusura) e la terza rete su magistrale punizione di Lorenzo Pellegrini causata da un evitabile fallo al limite dell'area.
Come un pugile suonato, Madama non aveva la forza di reagire, anche se l'ingresso di Morata in luogo dello spaesato ed inconcludente Kean sembrava ridare brio alle rare iniziative juventine. Ma il calcio, come si sa, è un mistero strano capace di regalare sorprese impensabili. La Roma staccava la spina e la rete di Locatelli, imbeccato proprio dallo spagnolo e libero fra le belle statuine della difesa avversaria, mandava nel panico i giallorossi. Nel giro di sette minuti la Juve confezionava una rimonta da antologia affondando come lama nel burro del reparto difensivo di Mourinho ogni qual volta si proponeva in avanti. Kulusevski dopo l'avallo del VAR e il redivivo De Sciglio i protagonisti abili a sfruttare lo sbandamento capitolino ribaltando la situazione.
Una partita dall'andamento simile non poteva che avere un finale romanzesco. Il "pallavolista" De Ligt, già graziato nel primo tempo, rischiava di vanificare tutto lasciando anche i compagni in dieci, ma Szczesny ipnotizzava il rigorista Lorenzo Pellegrini ripetendo la prodezza già compiuta all'andata e Chiellini, gettato in emergenza nella mischia, cementava il muro juventino nel finale sino al triplice fischio liberatorio.
Archiviata l'impresa di Roma, i bianconeri dovranno contendere mercoledì la Supercoppa all'Inter con le pesanti assenze dell'infortunato Chiesa e degli squalificati Cuadrado e De Ligt, per poi cercare di allungare la striscia positiva di risultati in campionato nell'impegno casalingo di sabato sera contro l'Udinese.
Toro da stropicciarsi gli occhi. Compatti e tremendisti in tutto e per tutto, i granata affrontavano col piglio giusto il delicato posticipo "forzato" del lunedì pomeriggio contro la temuta Fiorentina dello spauracchio Vlahovic.
Mister Juric faceva esordire giocoforza tra i pali il giovane saviglianese classe 2000 Luca Gemello, che lo ripagava mostrando calma da veterano ed offrendo una prestazione all'insegna della sicurezza. Imperioso Bremer, che annullava il centravanti serbo ben supportato dai compagni di reparto Djidji e Rodriguez, mentre Singo e Vojvoda aravano le corsie esterne confezionando la rete del vantaggio con un cambio di gioco da un lato all'atro del campo.
In mediana Lukic e Mandragora dettavano i ritmi togliendo il respiro ai dirimpettai viola, mentre sulla trequarti Brekalo, migliore in campo, viveva la sua serata di grazia coadiuvato dalla "spalla" Praet a sostegno di Sanabria.
Avvio dai ritmi non elevati, con le due squadre che cercavano di stare entrambe alte per rubare palla e ripartire in verticale. Sbloccato il risultato, i torinisti dilagavano e chiudevano la pratica già entro la prima mezz'ora. Mattatore Brekalo, che dapprima sfruttava la caparbietà dell'uomo-assist Lukic, quindi ringraziava per il gentile regalo offerto da Callejon e insaccava.
I granata, dando prova di maturità, non abbassavano la guardia nella ripresa nonostante il triplice vantaggio. Concentrati e compatti contenevano l'iniziale quanto sterile reazione d'orgoglio della squadra di Italiano, poi colpivano ancora con l'imbeccata di Mandragora per Sanabria che, favorito dal maldestro tentativo di intervento di Igor, saltava anche Terracciano e depositava in rete la palla del sontuoso poker.
Il finale di gara era di pura accademia, con i granata che viaggiavano sulle ali dell'entusiasmo e, liberi mentalmente, mettevano in scena un repertorio fatto di intensità e precise quanto spettacolari geometrie, che oltre agli applausi strappavano finalmente anche un rotondo successo. La banda di Juric sarà ora chiamata a ripetersi sabato pomeriggio nella sempre ostica trasferta in casa della Sampdoria.
Fotografia: fonte Eurosport.