Più dolori che gioie per Toro e Juve nel 25° turno di serie A
I granata cadono in casa col Venezia, i bianconeri pareggiano in volata a Bergamo
Toro e Juve partono forte, accusano un fatale calo di tensione quando sembravano avere la partita in pugno, vanno sotto e in un finale rocambolesco su entrambi i campi solo i bianconeri riescono a rientrare in carreggiata. Zoppicano le due rappresentati del pallone sotto la Mole, che con ogni probabilità devono definitivamente ridimensionare i propri obiettivi in campionato alla vigilia di un derby in cui saranno chiamate a riprendere la retta via a scapito della rivale cittadina.
Ad aprire una giornata avara di soddisfazioni sono stati i granata, che anche contro il Venezia hanno mostrato l'avvio sprint degli ultimi tempi. Pressione alta, intensità e tambureggianti azioni in verticale stordivano i lagunari e fruttavano dopo appena cinque minuti la rete del vantaggio siglata da Brekalo, sempre più a suo agio nel ruolo di stoccatore. Sbloccato il risultato la squadra di Juric continuava a mantenere il controllo dell'iniziativa, puntando anche sulle forze fresche, benché meno efficaci di quelle dei loro predecessori, di Pobega e Linetty a centrocampo e di Pjaca sulla trequarti.
A metà della prima frazione la svolta della partita con la mossa tattica del tecnico arancioneroverde Paolo Zanetti, che passava alla difesa a quattro schierando la sua squadra a specchio rispetto ai torinisti. Il Venezia prendeva ritmo e campo, mentre i padroni di casa andavano in difficoltà negli uno contro uno e nelle chiusure fino a farsi infilare dalla discesa di Crnigoj con il preciso cross sull'altro fronte per il pareggio di testa di Haps.
Il Toro stentava a ritrovare il bandolo della matassa e in apertura di ripresa si faceva di nuovo sorprendere dal traversone basso di Aramu finalizzato dal bolide di Crnigoj dopo un "taglio" letto male dalla difesa granata. La squadra di Juric accusava il colpo, cercava di reagire per forza d'inerzia senza la lucidità necessaria e anche i quattro cambi effettuati in contemporanea dal tecnico croato (tutti comunque ruolo per ruolo) non sortivano gli effetti sperati, mentre i veneti tenevano botta e si rendevano pericolosi di rimessa. Finale cervellotico. Il pareggio, tutto sommato meritato, del redivivo capitan Belotti veniva annullato dopo un interminabile consulto al VAR per una posizione di fuorigioco di Pobega giudicata attiva con eccessivo fiscalismo forzato. L'arbitro Giua perdeva la bussola dapprima ammonendo Linetty per un duro intervento, poi, richiamato dal VAR, invertiva (giustamente) la decisione espellendo Okereke vero autore del fallo, quindi concedendo quasi un tempo supplementare di recupero in cui di fatto non si giocava, sino al triplice fischio amarissimo per i granata, che al di là del rocambolesco epilogo della gara hanno ancora una volta mostrato di non avere personalità e determinazione per chiudere l'incontro dopo averlo incanalato sui propri binari, finendo per doversi leccare le ferite.
A Bergamo la Juventus aveva l'occasione per allungare nei confronti dell'Atalanta nella volata per la zona Champions e di invertire la recente tendenza negativa in campionato con gli orobici. Come i "cugini" granata due giorni prima, anche i bianconeri partivano forte prendendo sul ritmo i nerazzurri e sfiorando la rete con Vlahovic (bravo Sportiello) e Dybala (mira da registrare).
Il tridente offensivo completato da Morata proseguiva in una confortante intesa, mentre a centrocampo risultavano particolarmente efficaci, seppur tra evitabili errori di misura negli appoggi, McKennie e Rabiot, con Locatelli meno pimpante del solito e in calo a gioco lungo. Sugli esterni Danilo (duttile e provvidenziale in pieno recupero) e De Sciglio contenevano con con qualche difficoltà i dirimpettai e l'accoppiata difensiva Bonucci-De Ligt imbrigliava uno spento Muriel, dovendo però stare attenta ai pungenti inserimenti di Koopmeiners. Con il passare dei minuti la gara si faceva equilibrata e nervosa, la squadra di Gasperini cresceva e i bianconeri chiudevano in affanno il primo tempo venendo graziati da arbitro e VAR sull'avventata uscita di Szczesny, dal successivo tocco troppo morbido di Muriel e salvati dalla doppia chiusura di De Ligt.
Risultato appeso a un filo, ritmi alti ed emozioni anche nella ripresa. Portieri miracolosi su De Roon e Vlahovic, poi Juve che si rende più pericolosa mancando però di precisione nell'ultimo passaggio. L'ingresso di Malinovskyi sparigliava le carte e il guizzante ucraino ad un quarto d'ora dal termine, quando i bianconeri sembravano avere il controllo della partita, mandava a spasso De Ligt in progressione, lo costringeva al fallo con relativa amminizione e castigava un poco reattivo Szczesny con un velenoso bolide su punizione da una trentina di metri.
Per la squadra di Allegri sembrava andare in scena il beffardo copione delle due precedenti partite con gli orobici. La Vecchia Signora non pareva in grado di reagire, mentre gli avversari amministravano senza patemi l'esiguo quanto prezioso vantaggio. Il tecnico livornese pescava a sua volta dal cilindro la carta-talismano Cuadrado, che rilevava Bonucci piazzandosi alto sulla destra mentre Danilo si accentrava a difensore centrale. La fortuna era questa volta amica di Madama. Hateboer, imbeccato dall'indemoniato Malinovskyi, colpiva la traversa da due passi non chiudendo la contesa e l'incursione di Cuadrado fruttava l'angolo calciato da Dybala su cui l'imperioso stacco in terzo tempo di Danilo regalava alla Juve un pareggio quasi insperato al tramonto del recupero.
Dopo la trasferta di Bergamo per la Juve il bicchiere è mezzo pieno. La striscia di risultati positivi è stata allungata, il nuovo modulo offensivo col centravanti di ruolo regala una varietà di soluzioni, la manovra è diventata più rapida e fluida e la determinazione agonistica pare essere tornata quella dei tempi migliori. Da migliorare la precisione nell'impostazione, la costanza nella concentrazione e la concretezza nella finalizzazione per non rischiare di lasciare aperte le partite. L'ennesima mancata affermazione contro una delle "grandi" del campionato certifica invece i limiti della squadra di Allegri, che dovrà lottare fino in fondo, e faticare parecchio, per vincere il braccio di ferro che potrebbe portarla in Champions League.
Venerdì sera tornerà il derby della Mole, con i bianconeri "costretti" a vincere per blasone, maggiore caratura e per non rallentare nella rincorsa all'Europa, mentre i granata cercheranno il primo acuto sul campo dei rivali dopo la costruzione dell'Allianz Stadium per mettere fine alla tradizione negativa, riprendere per una sera il primato cittadino e recuperare punti e morale. Una sola cosa è scontata: il pareggio servirà a nessuno.
Fotografia: www.torinofc.it