Belotti risponde a De Ligt: il derby della Mole finisce in parità
Archiviato il capitombolo interno con Venezia, il Toro ritrova in fretta la sua anima, interpreta il derby con lo spirito "tremendista" dei tempi migliori e impone il pareggio ai bianconeri (il terzo da quando è stato inaugurato l'Allianz Stadium) al termine di una gara in cui avrebbe anche meritato l'intera posta in palio per quanto espresso in campo. La Juve l'anima sembra averla invece persa e, parafrasando una canzone di Cocciante, non è più neppure bella. Gli uomini di Allegri, salvatisi per il rotto della cuffia contro l'Atalanta, si sono fatti sfuggire dalle mani la stracittadina a causa della cronica incapacità di gestire il vantaggio e di produrre gioco, sommati ad un atteggiamento tattico e mentale troppo remissivo e ad una determinazione agonistica a lunghi tratti latitante, che hanno finito per consegnarli al maggior furore degli avversari.
In sede di presentazione avevamo scritto che il pareggio non sarebbe servito a nessuno. Se dal punto di vista della classifica l'assunto può essere confermato, sotto il profilo del morale rappresenta invece una bella iniezione di fiducia per i granata, che possono riprendere il cammino alla ricerca di posizioni di classifica più consone con rinnovata consapevolezza dei loro mezzi. Per la Vecchia Signora, al netto delle assenze e degli infortuni in corso d'opera, si è invece trattato di un inatteso passo del gambero reso ancora più amaro dalla sconfitta dell'Atalanta a Firenze. Occasione persa per staccare gli orobici in una corsa verso l'ultimo posto utile per la Champions League che si annuncia sempre più dura e nubi minacciose anche all'orizzonte europeo, dove il Villareal l'attende a piè fermo con l'intento, per la terza stagione consecutiva, di giocarle lo sgambetto dell'outsider al primo turno ad eliminazione diretta.
Nella memoria dei tifosi meno giovani l'anomalo derby del venerdì sera (potenza delle televisioni e del calendario internazionale) ha richiamato alla memoria i ruggenti confronti degli anni Settanta. Partenza a razzo dei granata, con Brekalo che cominciava ad imperversare sulla corsia offensiva di sinistra e Szczesny provvidenziale in un paio di circostanze. Dopodiché Juve cinica con due tra le poche armi che le sono rimaste, ovvero le verticalizzazioni di rimessa (leggi la galoppata di Rabiot con sinistro a fil di palo) e lo sfruttamento delle palle inattive (l'imperioso stacco di De Ligt su angolo di Cuadrado per il vantaggio).
Sbloccato il risultato, Madama per indolenza, impotenza, o incapacità dell'allenatore di trasmettere le motivazioni necessarie, invece di cercare di mantenere il controllo delle operazioni e chiudere la gara si abbassava affidandosi alle ripartenze e ai lanci lunghi per saltare il centrocampo, facendo il gioco della squadra di Juric. Questa, al pari di quelle di Giagnoni e Radice, puntava tutto su ritmo e inensità, vinceva i confronti diretti e constringeva i rivali nella loro metà campo alternando manovre avvolgenti ad infilate in profondità.
Il quadro tattico era delineato e rimaneva invariato per il resto dell'incontro. Vlahovic veniva annullato dal sontuoso Bremer (al serbo però il torto di stazionare troppo in posizione centrale senza tentare di svariare per portare il brasiliano fuori posizione) ben spalleggiato da Djidji e Rodriguez, mai troppo in difficoltà di fronte alle iniziative dei generosi quanto evanescenti Morata e Dybala. Nel settore nevralgico eccellevano Lukic e Mandragora nei confronti di Locatelli e Zakaria. Sulle corsie esterne da un lato Rabiot e Luca Pellegrini (poi rilevato da De Sciglio) pareggiavano il confronto col dinamico Singo e un Pobega non a suo agio in posizione di trequartista, mentre sull'altro le combinazioni fra Vojvoda e Brekalo mettevano spesso in ambasce Cuadrado e i precipitosi rientri di Zakaria. La retroguardia juventina veniva sorretta dalle coraggiose uscite alte di Szczesny e dalle tempestive chiusure di De Ligt, mentre per il centrale d'emergenza Alex Sandro diventava sempre più impegnativo contenere il ritrovato capitan Belotti.
L'avvio di ripresa era di nuovo nel segno del Toro, con Singo e Mandragora che sfioravano il pareggio. Nel momento in cui la Juve sembrava essersi riassestata, i granata piazzavano il colpo sull'asse Brekalo-Belotti con la complicità di Alex Sandro che perdeva la marcatura del Gallo e del goffo tentativo di parata del portiere polacco.
Rialzata la cresta del Gallo, il Toro continuava a caricare con il diagonale mancino di Mandragora che faceva correre più di un brivido lungo la schiena dei bianconeri e dei loro tifosi. L'ultima mezz'ora viveva sul filo dell'equilibrio. Gli uomini di Juric continuavano a tenere in mano le redini del gioco pur non riuscendo più a creare grossi pericoli, mentre quelli di Allegri, i cui cambi non sortivano di nuovo gli effetti sperati, tentavano di riaffacciarsi in avanti commettendo però troppi errori di misura nell'impostazione e risultando anche imprecisi nell'ultimo passaggio, vanificando così alcuni contropiedi potenzialmente letali.
I granata arretravano il baricentro solo nel finale, quando le energie scemavano, ma l'assalto della Juve faceva leva solo sui nervi ed era privo di lucidità, come testimonia il confuso mischionesul pallone spedito in area da Szczesny allo scadere del recupero. Il sipario calava con i torinisti a festeggiare sotto lo spicchio dei propri tifosi un punto prestigioso e meritato che sa quasi di vittoria e di riequilibrio delle sorti calcistiche cittadine, mentre dagli sguardi smarriti degli juventini trasparivano tutta la delusione per l'occasione mancata e l'inquitudine per un futuro stagionale sempre più incerto.
Ora la Vecchia Signora dovrà carcare di cancellare in fretta le scorie del derby, radunare uomini e forze e gettarsi con convinzione nella trasferta spagnola di martedì a Villareal, prima di andare sabato a Empoli con l'obiettivo di riallacciare il discorso con la vittoria in campionato. La mini-impresa della stracittadina sarà invece il punto di ripartenza del Toro che, rinfrancato dall'aver anche ritrovato il suo capitano goleador, sarà chiamato a rendere gustoso il prossimo confronto casalingo domenicale dell'ora di pranzo contro il Cagliari.