La Juve trova tre punti pesanti ad Empoli, il Toro ko con il Cagliari
In Toscana i bianconeri sono trascinati da Vlahovic, ai granata non basta Belotti contro i sardi dell'ex Mazzarri
Una Juventus ormai votata al gioco di rimessa si accende a sprazzi, soffre, si complica la vita da sola, ma aggrappandosi alla vena realizzativa di Vlahovic (nella foto di Eurosport) ritrova la vittoria nella non semplice trasferta di Empoli e, complici i mezzi passi falsi delle milanesi, accorcia il divario dal trio di vertice continuando la sua corsa in zona Champions.
Il Torino offre una prestazione apprezzabile sotto il profilo della qualità, del ritmo e del carattere, ma paga la mancanza di attenzione negli episodi cruciali e la giornata di grazia del portiere avversario Cragno, cedendo a sorpresa per la seconda volta consecutiva (dopo lo scivolone col Venezia) l'intera posta tra le mura amiche, questa volta ad un Cagliari cinico e concreto che ha saputo far pendere dalla sua parte l'ago della bilancia degli episodi.
Rappresentanti del pallone sotto la Mole in altalena anche dopo la 27ª giornata di campionato. Nell'anticipo del sabato la squadra di Allegri, falcidiata dagli infortuni cui si aggiungerà in corso d'opera quello di Zakaria, deve fare di necessità virtù cercando di trarre il massimo dalle caratteristiche dei giocatori schierati. Ormai abbandonata l'idea di "fare la partita", nonostante l'impiego del "regista" Arthur spalleggiato ai lati da Zakaria (poi rilevato da Locatelli) e Rabiot, anche contro i pimpanti toscani di Andreazzoli la Juve lascia che sia l'avversario a condurre le operazioni, reggendo non senza fatica i confronti "uno contro uno" nelle varie zone del campo, complici anche i consueti errori di misura nei disimpegni.
Il trio difensivo Danilo-Bonucci-De Ligt veniva aiutato dai ripiegamenti degli esterni Cuadrado e Luca Pellegrini (preziosi anche in fase propositiva) e l'imperativo diventava contenere bassi gli avversari ribaltando in verticale il fronte di gioco alla ricerca delle punte Vlahovic e Kean, con l'opzione alternativa di appoggiarsi sul centravanti serbo per far salire la squadra. Le tre reti segnate a Empoli sono l'esatta fotografia di questo dettame tattico. Fallita una prima occasione con Zakaria, il gol del vantaggio arrivava dalla sgroppata di Rabiot con il preciso centro per la testa di un finalmente concreto Kean. Il raddoppio nel recupero prima dell'intervallo, fondamentale per rimettere in carreggiata una situazione che si era di nuovo complicata, nasceva dal recupero palla a centrocampo di Arthur e veniva confezionato dall'assist di Cuadrado per la fredda giocata da attaccante vero di Vlahovic. Didascalico il contropiede del terzo gol, in cui Morata imbeccava DV7 (com'è già stato ribattezzato dai tifosi) che offriva un altro saggio di tecnica e fiuto del gol con l'aggancio a seguire e il tocco sotto sull'uscita del portiere.
Nel mezzo le note dolenti, con la Juve che era ancora una vota riuscita a complicarsi la vita da sola. Leggi la scarsa determinazione nel risolvere la mischia in area scaturita dall'azione d'angolo che ha fruttato l'iniziale pareggio di Zurkowski e la poca reattività nelle chiusure, sommata al goffo tentativo di parata di Szczesny (il secondo consecutivo), nell'azione che ha permesso a La Mantia di riportare in partita i toscani. L'ultimo quarto d'ora diventava così di sofferenza pura (provvidenziale l'intervento di Bonucci ancora su La Mantia) e la rabbiosa esultanza di Vlahovic dopo aver difeso la palla nell'ultima azione aveva il sapore della liberazione. Mercoledì la Vecchia Signora sarà impegnata a Firenze nella semifinale d'andata di Coppa Italia nella gara che vedrà il ritorno da ex in riva all'arno di Vlahovic e che si preannuncia secondo tradizione molto "calda", mentre domenica dovrà cercare di allungare la striscia positiva in campionato nel confronto casalingo con lo Spezia.
Mastica amaro il Torino per l'ennesima prestazione di livello non premiata dal risultato. Come già scritto in apertura, il rammarico maggiore dei granata è stato quello di essersi fatti sorprendere dal Cagliari negli episodi cruciali della partita e di non essere stati più in grado di rimontare.
Campanello d'allarme già in apertura, con Milinkovic-Savic provvidenziale nella stessa azione su Grassi e Joao Pedro, poi saliva in cattedra la manovra torinista fatta di aggressività e ritmo intenso. Positiva nella zona nevralgica la prestazione dei centrali Pobega e Lukic, sufficienti gli esterni Vojvoda e Ansaldi, ispirati i trequartisti Brekalo e Pjaca a supporto del rinvigorito capitan Belotti.
Gli sforzi degli uomini di Juric si infrangevano però contro la saracinesca abbassata da Cragno, insuperabile sulle conclusioni sotto misura di Bremer e Pjaca (in questo caso con l'aiuto della traversa) e sulla punizione di Bkekalo. Nel mezzo la prima distrazione fatale, con il reparto difensivo sorpreso dalla veloce rimessa laterale di Dalbert che innescava Grassi per la successiva zampata di Bellanova a porta sguarnita.
Il monologo granata proseguiva ad inizio ripresa ed era premiato dal destro di prima intenzione del Gallo (dimenticato in area dai difensori cagliaritani) su calcio piazzato di Brekalo. Quando la gara sembrava essere rientrata nei giusti binari, un altro errore di piazzamento e di tempestività nelle chiusure vanificava tutto, col traversone di Bellanova che ribaltava il fronte per la sponda di petto del "sempreverde" Pavoletti finalizzata in rete dal preciso diagonale di Deiola. Il nuovo svantaggio fiaccava il morale del Toro, che nonostante le sostituzioni non aveva più la forza e la lucidità per reagire e rischiava ancora in contropiede, uscendo dal campo con un pugno di mosche in mano. Domenica pomeriggio, nella trasferta di Bologna, la squadra di Juric dovrà andare alla ricerca di una vittoria che manca ormai da metà gennaio.