La Juve vince a Genova, per il Toro pari con beffa contro l'Inter
I bianconeri battono i blucerchiati e centrano il quindicesimo risultato utile consecutivo
Una Juventus concreta e in confortante progresso passa anche in casa della Sampdoria, inanella il quindicesimo risultato utile consecutivo e prosegue la sua risalita verso le posizioni che contano, preparandosi al meglio per il ritorno degli ottavi di finale di Champions League contro il Villareal. Il Torino schiuma di rabbia per i torti arbitrali subiti e la propria mancanza di cinismo e al termine di una delle migliori prestazioni stagionali intasca solo un punto contro l'Inter, continuando il digiuno di vittorie nei confronti con le grandi del campionato.
La 29ª giornata di serie A ha visto le rappresentanti del calcio sotto la Mole grandi protagoniste, sfiorando una volta tanto la perfezione. Prova di maturità, pur con tutti i limiti attuali, dei bianconeri nell'anticipo del sabato a Marassi. Allegri optava per il solito schieramento accorto, con difesa imperniata su Danilo, De Ligt, Rugani e Luca Pellegrini davanti ad uno Szczesny che si rivelerà fondamentale per il successo, mentre a centrocampo brillava per una sera Arthur, lucido e preciso in regia e più dinamico del solito, ben spalleggiato da Locatelli. Fondamentale il lavoro sulla destra di Cuadrado, al solito ondivago e poco concreto invece Rabiot, che con la sua dabbenaggine rischierà di far riaprire una gara ampiamente archiviata. Note liete dall'attacco, dove oltre a Morata tornato bomber, si distingueva Kean, finalmente partecipe alla manovra.
Squadre bloccate per i primi venti minuti (indice di timore reciproco), poi la Vecchia Signora, giocando la consueta carta del contropiede, sbloccava il risultato grazie all'autorete di Yoshida. Passata in vantaggio, Madama gestiva la situazione con personalità e colpiva di nuovo di rimessa, procurandosi con Kean il tiro dal dischetto trasformato con freddezza da Morata. Ancora una volta cinismo portato all'estremo e massimo risultato quasi con il minimo sforzo, dato che la Juve andava al riposo avanti di due reti avendo effe ttuato un solo tiro in porta in tutta la frazione.
Ripresa tra luci e ombre. Le prime erano rappresentate dal sicuro e prolungato possesso palla che vanificava il tentativo di reazione dei blucerchiati (cui spesso mancava l'ultimo passaggio) e dalla ricerca delle verticalizzazioni negli spazi. Le seconde da qualche errore di misura di troppo e da un riaffiorante calo di concentrazione. Emblematico l'ingenuo fallo di mano in area del già ammonito Rabiot, che offriva a Candreva la possibilità di riaprire la gara dagli undici metri, ma che trovava in Szczesny un baluardo insuperabile.
Qualche affanno di troppo nel finale, specie dopo la deviazione in barriera di Morata sulla punizione di Sabiri con cui i liguri accorciavano le distanze, ma lo stesso attaccante spagnolo rimetteva le cose a posto su preciso cross di Locatelli, lanciando sempre di più la Juve in classifica. Ora testa al Villareal per entrare nelle migliori otto d'Europa e massima concentrazione nella partita interna di domenica contro il fanalino di coda Salernitana, che cercherà di giocarsi le ultime speranze di salvezza.
Bagliori di granata intenso hanno brillato nel posticipo della domenica sera, con la squadra di Juric che ha messo a lungo alle corde l'Inter, subendo nel recupero una beffa che l'ha privata di una vittoria ampiamente meritata. Toro d'assalto fin dalle battute d'avvio, con i granata pronti a pressare alti andandosi a giocare tutti i duelli individuali e cercando di impedire l'impostazione da dietro dei nerazzurri. Confermato Berisha tra i pali, Djidji, Bremer e Buongiorno limitavano Dzeko e Lautaro Martinez. Sugli esterni puntuali Singo e Vojvoda, mentre nel settore nevralgico Lukic e Mandragora cercavano di associare qualità a quantità. Particolarmente ispirato sulla trequarti Brekalo, con l'efficace collaborazione di Pobega, e al solito generoso Belotti, chiamato quasi a fare reparto da solo.
Il rapace tocco in mischia di Bremer consegnava il meritato vantaggio ai torinisti, che a metà frazione venivano defraudati di un solare calcio di rigore per l'intervento in area di Ranocchia su Belotti (fotografia: www.torinofc.it), inspiegabilmente non rilevato (e se rilevato non ritenuto falloso) dall'arbitro Guida e dal VAR Massa. Prima dell'intervallo, Berisha si siperava su Lautaro e Calhanoglu dando il via allo show dei portieri.
Nella ripresa il Toro gettava in campo cuore e agonismo resistendo al non sempre preciso crescendo degli avversari, che con le sostituzioni aumentavano progressivamente il peso e la caratura del reparto offensivo. Berisha era attento ogni qual volta veniva chiamato in causa, mentre sul fronte opposto la squadra di Juric si vedeva negare solo dalla disperata chiusura di Gosens su Brekalo e dalla parata di Handanovic sul colpo di testa di Izzo la rete che avrebbe chiuso la partita.
Finale da sagra degli errori con rammarico. I granata venivano graziati due volte dalle inzuccate a lato di Dzeko, imitato suo malgrado da Pobega, e gestivano con troppa foga i minuti di recupero perdendo palloni "sanguinosi" invece di rallentare i ritmi, fino a quando la combinazione Vidal-Dzeko-Sanchez li castigava facendo sfumare l'impresa. Per la squadra di Juric la consueta dose di applausi, ma anche la consapevolezza, al di là degli episodi sfavorevoli, che manca sempre un passo per poter raccogliere appieno quanto seminato durante le partite. Obiettivo da raggiungere già dalla trasferta di venerdì sera in casa del Genoa.