Serie A: turno di campionato da dimenticare per Juventus e Torino
Bianconeri sconfitti dal pericolante Genoa, granata battuti di misura in casa dal Napoli
Una Vecchia Signora grottesca si trasforma in Dama di Carità, sciupa oltre l'immaginabile e dona tutto in beneficenza rimettendo in gioco un Grifone ormai retrocesso ed attirandosi gli strali di tutte le altre altre squadre impegnate nella lotta per la salvezza. Il Toro come di consueto tiene orgogliosamente testa all'avversario di turno di maggiore caratura, riesce a stare a galla grazie alle prodezze del proprio portiere, ma non punge e a gioco lungo deve cedere il passo al più concreto Napoli, pagando ancora una volta dazio ai propri errori e avviandosi a chiudere il campionato nel limbo del centroclassifica (già meglio delle sofferte salvezze delle stagioni precedenti) senza essere riuscito a battere nessuna delle grandi.
Turno di campionato dunque da dimenticare per le due abbacchiate rappresentanti del calcio lungo le rive del Po. Che la Juventus avesse la testa già propiettata alla finale di Coppa Italia contro l'Inter (ultima spiaggia per fare uscire la propria stagione dall'anonimato del "minimo sindacale") lo si sapeva, ma la prestazione fornita venerdì sera a Genova ha dello sconcertante. Al di là delle scelte del tecnico (ormai non più in grado di motivare e toccare le giuste corde a questo gruppo di giocatori), tese a risparmiare gli elementi più acciaccati in vista delle gara di Roma, a lasciare perplessi è stato di nuovo l'atteggiamento mostrato in campo dai bianconeri, indice di scarsa personalità se non addirittura di mancanza di professionalità.
Fasi d'avvio a ritmi discreti ma senza indirizzare dalla propria parte una partita giocata contro un avversario ancora scosso dalla sconfitta nel derby di una settimana prima e visibilmente impaurito, poi il pallino del gioco lasciato al Genoa e troppi errori di misura e di sufficienza fino all'intervallo che chiudeva una soporifera prima metà dell'incontro.
Lampi di Juve ad inizio ripresa, con il gol da cineteca segnato da Dybala con il piede "sbagliato" e il palo timbrato con quello "giusto", quindi la sagra degli errori che cominciava ad andare in scena e l'eccesso di presuntuoso pragmatismo di Allegri che sostituiva i migliori in campo (tra cui il fantasista argentino e il talentuoso Miretti, ottima conferma per lui) inviando inconsciamente al resto della truppa il segnale di staccare mentalmente la spina, quasi che la vittoria potesse entrare nel porto ligure col pilota automatico.
La Juventus, non solo di questa stagione, è però priva di cinismo e di "cattiveria" agonistica, nonché incapace di gestire il vantaggio. Situazione puntualmente verificatasi anche contro la squadra di Blessin. Tolto giustamente dal VAR il rigore in un primo tempo accordato per intervento in area su Aké, la difesa di Madama, primattore in negativo De Sciglio, si faceva sorprendere sul taglio di Gudmundsson che fruttava l'insperato pareggio rossublù, poi Rabiot cincischiava in area e solo la dabbenaggine di Amiri graziava Szczesny.
Nel recupero i due "capolavori" di Kean (nella foto di Eurosport), che completava la sua scorpacciata di occasioni fallite spedendo fuori a porta vuota l'assist di Morata, e De Sciglio, il quale stendeva ingenuamente Yeboah regalando a Criscito il rigore della redenzione e della rifiorita speranza genoana, al termine di una partita dall'esito incredibile gettata colpevolmente e poco professionalmente alle ortiche dalla Juventus. Tra la finale di mercoledì contro i nerazzurri e le due restanti gare con Lazio e Fiorentina, i bianconeri dovranno almeno cercare di chiudere con dignità, e si spera qualche sorriso, una stagione da dimenticare.
Contro il Napoli il Torino aveva l'occasione di rendere più saporita la torta di un campionato in progresso rispetto a quelli del recente passato, ma ancora privo di imprese rilevanti. Per cercare di prendere finalmente lo scalpo di una delle big, mister Juric schierava tutti i suoi pezzi da novanta, dal robusto trio difensivo Izzo-Bremer-Rodriguez davanti a Berisha agli esterni Singo e Vojvoda; dai centrocampisti Mandragora e Ricci (non sempre impeccabile come sostituto dello squalificato Lukic) ai trequartisti "titolari" Brekalo e Praet a sostegno del terminale offensivo Belotti.
Avvio volitivo dei granata, che portavano il Gallo ad incornare a botta sicura senza però fare conti con la risposta alla Gordon Banks di Ospina. Col passare dei minuti nella squadra di Juric venivano meno le verticalizzazioni (fatta eccezione per l'incursione di Praet sventata dal portiere colombiano) e l'intensità apprezzate nelle precedenti uscite, mentre il Napoli prendeva campo sfiorando il bersaglio con il tiro di Anguissa e la punizione di Mertens.
L'equilibrio proseguiva dopo l'intervallo, ma attorno al quarto d'ora i partenopei aumentavano i giri e l'ingenuità di Izzo su Mertens regalava a Insigne la palla del vantaggio dal dischetto. Bravo Berisha ad ipnotizzarlo. Passato lo spavento i torinisti si riassestavano e facevano correre un brivido lungo la schiena dei giocatori di Spalletti col diagonale di Belotti che faceva la barba al palo, quindi tornavano vittime dei propri errori di concentrazione. Il subentrato Pobega perdeva palla in uscita, nessuno chiudeva su Fabian Ruiz che entrava in area e, complice la deviazione di Djidji, siglava il gol-partita.
La rete subìta stordiva la squadra di Juric che non aveva più la forza di reagire, mentre gli azzurri amministravano il risultato senza patemi andando anche vicini al raddoppio. Per il Toro solo un paio inconcludenti punizioni dal limite sino al triplice fischio che faceva fermare a quota cinque la sua striscia di risultati utili consecutivi. Archiviata un'altra prestazione soddisfacente ma chiusa senza punti all'attivo, i granata saranno chiamati sabato a rendere visita al Verona.