Le torinesi vanno in bianco nel secondo turno di serie A
Pareggi a reti bianche per il Torino con la Lazio e per la Juventus contro la Sampdoria
Un Toro bello ma spuntato riesce comunque ad imbrigliare la temuta Lazio continuando a muovere la classifica. La Juve galleggia e nulla più nelle acque di fronte alla Lanterna e finisce per fare il passo del gambero in casa della Sampdoria. Vanno in bianco le due rappresentanti del calcio sotto la Mole in una seconda giornata di campionato con troppe ombre e rari sprazzi di luce.
Prova di spessore nell'anticipo del sabato per i granata di Juric, che confermavano un'identità ormai consolidata e affrontavano la squadra di Sarri con il giusto approccio. Una squadra corta, compatta e concentrata nel pressare alto e recuperare palla metteva in seria difficoltà i biancocelesti, impedendo loro di sviluppare la consueta manovra. Buongiorno, ben spalleggiato da Djidji e Rodriguez, giganteggiava al centro della difesa annullando Immobile. Sulle corsie laterali positive conferme da Singo e Aina, mentre nel settore nevralgico il tecnico croato rinnovava la fiducia a Ricci e Linetty. Dato l'infortunio di Miranchuk, la coppia di trequartisti aveva il volto inedito di Radonjic e Vlasic (entrambi nel complesso più che sufficienti), con Sanabria terminale offensivo.
Nonostante il ritmo e l'intensità, la manovra granata si arenava all'altezza dei sedici metri avversari, mancando quasi sempre la precisione nell'ultimo passaggio e l'efficacia nelle conclusioni. Sull'altro fronte una Lazio abulica riusciva ad affondare in rare occasioni, trovando però in Vania Milinkovic-Savic un baluardo insormontabile.
Stesso canovaccio tattico nella ripresa fino all'ora di gioco, poi il Toro cominciava a calare accusando la stanchezza, lasciando qualche spazio in più alle verticalizzazioni degli aquilotti. Sergej Milinkovic-Savic, Immobile e Luis Alberto venivano però neutralizzati ancora dal portiere granata e da Djidji. Con i cambi, tra cui ritorno in campo di Lukic, mister Juric immetteva forze fresche e i granata conducevano in porto un pareggio buono per la classifica, dato il valore dell'avversario, che ha però le fattezze dell'occasione mancata (ancora una volta non è arrivato il successo contro una "grande") e mette il dito nella piaga dei problemi torinisti in fase di finalizzazione. Domenica trasferta da prendere con le molle in casa della matricola Cremonese, ancora al palo in classifica ma che finora ha raccolto molto meno di quanto seminato.
Dopo gli sprazzi di luce mostrati contro il Sassuolo, a Marassi, opposta ad una Sampdoria volitiva ma per nulla trascendentale, la Juventus è tornata ad essere una preoccupante squadra di piccolo cabotaggio. Sovrastata sul ritmo dai blucerchiati, slegata fra i reparti, imprecisa negli appoggi e fin da subito a corto di idee, la Vecchia Signora mostrava tutte le sue attuali rughe ed una sconcertante incapacità di produrre gioco, cadendo nella trappola tesa dagli uomini di Giampaolo. Assente l'acciaccato Bonucci, i doriani lasciavano senza patemi l'impostazione della manovra ai difensori centrali Rugani e Bremer schermando le linee di passaggio, accorciando la squadra ed alzando progressivamente il baricento. I bianconeri erano così costretti ad uno stucchevole quanto infruttuoso giro palla per linee orizzontali con rarissime folate sulle corsie esterne e Vlahovic, poco e male servito, frustrato spettatore non pagante al centro di un inesistente attacco che sciupava a causa dell'egoismo di Cuadrado anche la più nitida palla gol costruita.
Destava perplessità pure l'impiego e il girovagare a vuoto di McKennie nel ruolo di "sottopunta", così come l'insistenza forzata su Locatelli regista, compito che non è nelle sue corde. Non pervenuto Rabiot fino alla rete annullata a metà ripresa per fuorigioco di partenza di Vlahovic, qualche spunto di tecnica e personalità da parte di Kostic, elemento che deve ancora ambientarsi ed essere sfruttato al meglio delle proprie caratteristiche.
Dopo l'intervallo Madama cercava quantomento di essere più aggressiva, sfruttando anche il calo fisico degli avversari, ma prima il VAR, poi Audero in pieno recupero sulla conclusione al volo di Kostic, le negavano il successo. Sull'altro fronte la Sampdoria può recriminare su due legni colpiti (tocco di Leris deviato da Perin e autopalo di Vlahovic nella prima frazione) e sulla giocata di classe di Quagliarella terninata a lato di un nulla. In casa Juve qualche sorriso arrivava nel finale solo dalle prestazioni dei giovani Miretti e Rovella che, gettati in campo tardivamente (forse Allegri dovrebbe avere il coraggio di puntare su almeno uno di loro fin dall'inizio), mettevano in luce tecnica e personalità.
Archiviato un risultato ad occhiali specchio fedele della pochezza vista in campo e che va già collocato nella casella delle occasioni perdute, la Juventus si trova subito a dover inseguire in classifica le rivali. Sabato all'ora dell'aperitivo arriva allo Stadium la lanciata e pragmatica Roma di Mourinho. Un altro passo falso potrebbe cominciare ad essere pesante.
Fotografia: Sport Virgilio.