Turno di campionato horribilis per Torino e Juventus
Entrambe sconfitte per 1-0 le squadre torinesi di serie A

Un Toro dalle pile scariche viene incartato e beffato all'ultimo respiro dal pratico Sassuolo, mentre la Juve in caduta libera colleziona una figuraccia storica a Monza portando in dono alla matricola brianzola l'omaggio di benvenuto della prima vittoria in serie A. Notte fonda per le due rappresentanti del calcio sotto la Mole dopo la settima giornata di campionato e pausa per le nazionali che giunge quanto mai opportuna.
Contro gli emiliani i granata sono apparsi privi del mordente, del ritmo e della condizione fisica che finora li avevano sostenuti, per la prima volta in regresso rispetto al loro brillante inizio di campionato. Poco convincenti anche le scelte tattiche e di formazione di mister Juric, tornato nell'occasione in panchina. Se davanti al sempre attento Milinkovic-Savic la linea difensiva composta da Djidji, Schuurs e Rodriguez correva pochi pericoli di fronte alle puntate tidente offensivo ospite, nel settore nevralgico Lukic e Linetty faticavano a trovare tempi e giocate per sorprendere l'accorto schieramento neroverde, mentre Singo e Lazaro agivano sulle corsie esterne con minore efficacia del solito. La rinuncia a un centravanti di ruolo, con Vlasic in posizione di "falso nove" e Radonjic e Seck larghi sul fronte avanzato davanti a lui, invece di stanare e creare varchi nella difesa della squadra di Dionisi finiva per accentuare le difficoltà propositive dei granata. I ritmi non elevati e i troppi errori di misura facevano il resto e il gioco torinista si arenava ai sedici metri avversari, con pochi spunti in profondità.
Gara tattica e squadre bloccate per tutta la prima frazione, con un paio di emozioni condensate nel finale, quando Lazaro si vedeva annullare la rete del vantaggio a causa di un fuorigioco iniziale di Vlasic e Frattesi testava i riflessi di Milinkovic-Savic. Ripresa sulla falsariga dei quarantacinque minuti iniziali. Al volitivo fraseggio dei granata facevano da contraltare il pressing e la difesa alta del Sassuolo. Attorno al quarto d'ora Juric cambiava registro aumentando il peso offensivo con gli inserimenti di Sanabria e Pellegri e cercava nuovo brio in fascia con Aina. Qualche pallone in più arrivava dalla parti di Consigli, ma l'incisività granata era sempre scarsa.
Nel finale i neroverdi avanzavano il loro baricentro, quanto meno per evitare di correre rischi, e il Toro tornava a commettere l'errore, tipico delle scorse stagioni, di abbassare l'attenzione negli ultimi minuti, quando la partita sembrava ormai destinata ad uno scialbo risultato ad occhiali. Il campanello d'allarme della prima conclusione di Alvarez non veniva ascoltato e a trenta secondi dalla fine del recupero lo stesso attaccante uruguaiano sfuggiva a Buongiorno su cross di Rogerio ("molle" nella circostanza la chiusura dei difensori granata) e infilavava di testa Milinkovic-Savic condannando i granata ad una sconfitta dall'amaro sapore della beffa. Dopo la sosta azzurra per la Nations League, il Torino sarà chiamato a fare visita alla capolista Napoli.
Crisi nera per la Juventus, scivolata dentro un lungo tunnel buio di cui al momento non si vede la luce dell'uscita. Già la sconcertante prestazione in Champions League contro il Benfica, con i bianconeri scioltisi come neve al sole di fronte alle prime difficoltà dopo venti minuti frizzanti e che solo per caso non erano stati travolti dai portoghesi, aveva lanciato segnali sinistri, ma la prova di domenica sul campo della matricola brianzola ha avuto le caratteristiche del "film dell'orrore" sportivo.
Formazione obbligata per Allegri, appiedato dal giudice sportivo e sostituito in panchina da Landucci, a causa di infortuni (ormai non si contano più) e squalifiche. Se Perin salvava il salvabile tra i pali (incolpevole sulla zampata vincente di Gytkjaer), gli esterni bassi Danilo e De Sciglio spingevano poco e risultavano sempre in difficoltà di fronte alle folate biancorosse. Al centro della difesa impreciso Bremer e disastroso Gatti (preferito a Bonucci), specie nella ripresa quando per tre volte perdeva l'uomo prima di essere castigato dal "vichingo". Solita musica a centrocampo, dove il pur volitivo Miretti si fasceva risucchiare nel marasma generale, Paredes non azzeccava un passaggio e lasciava a desiderare sotto il profilo dell'impostazione, mentre McKennie risultava non pervenuto fino agli spunti d'orgoglio nel disperato finale. In attacco, troppo nervoso e quasi mai servito Vlahovic, a sprazzi Kostic, svagato e censurabile Di Maria, la cui ingenua espulsione ha di fatto messo la pietra tombale sulla gara di Madama.
A lasciare basiti è stato l'atteggiamento dei bianconeri, svagati, impauriti, privi non solo di un'idea di gioco (ammesso che il loro allenatore glien'abbia mai data una) ma anche di una semplice linea da seguire per affrontare avversari reduci da un cambio in panchina, che avrebbero dovuto invece assaltare con una reazione d'orgoglio e di personalità.
Di conseguenza manovra sempre lasciata in mano al Monza, ritmi bassi e gara soporifera dominata dalla paura sino all'ennesimo episodio di masochismo bianconero prima dell'intervallo, questa volta esplicitatosi nel folle quanto ingenuo fallo di reazione di Di Maria, caduto come un esordiente nella trappola della provocazione tesa dall'astuto Izzo.
La partita della Vecchia Signora è incomprensibilmente finita qui. Al rientro dagli spogliatoi gli sguardi dei bianconeri erano persi nel vuoto, impauriti, quasi fossero rassegnati ad accettare passivamente un destino agonistico ineluttabile e non sapessero come e dove trovare la forza per reagire ed invertirlo.
Serenità e convinzione di poter tentare il colpaccio invece per i monzesi, rinvigoriti da mister Palladino. La ripresa si giocava in una sola metà campo, quella juventina, con la sensazione che si dovesse solo aspettare l'inevitabile gol del Monza, puntualmente arrivato ad un quarto d'ora dal termine.
Per la Juve ultimi minuti di agonia neanche supportati da una reazione nervosa (nell'unica occasione creata Kean "depositava" di testa la sfera tra le braccia del portiere), poi il triplice fischio dava il via all'incredula festa del Monza, che abbandonava l'ultimo posto grazie alla prima storica vittoria in serie A mettendo in bacheca lo scalpo di una nobile decaduta, e faceva sprofondare la Juventus in tutte le sue componenti (dirigenza, staff tecnico e sanitario, e squadra) nel baratro.
Un cambio di guida tecnica rappresenterebbe al momento un bagno di sangue economico difficilmente sostenibile, e l'ipotesi, anche per tradizione socidetaria. risulta improbabile. Certo è che rimettere insieme i cocci di un ambiente depresso e deprimente e ritrovare motivazioni ha i contorni dell'impresa titanica, col rischio di trascinarsi in una stagione anonima che culminerebbe con un fallimento su tutti i fronti.
La sosta servirà, forse, a riordinare le idee, poi il Bologna, anch'esso divenuto montagna alta da scalare.
Fotografia: www.torinofc.it
