Il Toro ritrova il successo a Salerno, la Juve ko nel derby d'Italia
Il VAR sui rigori fa sorridere il Toro, che ritrova la gioia del successo dopo una lunga quaresima durata quasi tre mesi, mentre provoca un travaso di bile alla Juve, costretta a cedere il derby d'Italia agli acerrimi rivali nerazzurri, tornati ad espugnare il fortino dello Stadium dopo quasi dieci anni. I fischietti orientati dalle revisioni televisive hanno caratterizzato una giornata di campionato ricca di emozioni per le rappresentanti calcistiche sotto la Mole, ancora costrette ad alternarsi in una poco confortante altalena di risultati.
Anticipo del sabato a forti tinte granata fra Salernitana e Torino. Tanto tuonò che piovve (anzi, grandinò) sulla battaglia Arechi, con la squadra di Juric tornata a riassaporare una vittoria di cui sembrava avere quasi dimenticato il gusto. Gara spigolosa, fisica, in cui si riscattava il portiere torinista Berisha dopo il passaggio a vuoto di Genova, al pari del trio difensivo composto dal rispolverato Izzo assieme a Bremer e Buongiorno. Lineari sugli esterni Singo e Vojvoda, così come Mandragora e Ricci (rimpiazzo dello squalificato Pobega) nel settore nevralgico, con Lukic avanzato sulla trequarti ad ispirare Belotti al pari di Pjaca.
Girandola di emozioni fin dall'inizio, quando il poertiere granata disinnescava con l'ausilio del palo la girata dell'ex Verdi e il Gallo costringeva Fazio al placcaggio in area. Il VAR cancellava la brutta esecuzione del capitano granata dal dischetto (Gyomber spazzava la respinta di Sepe dopo essere entrato in anticipo in area) e al secondo tentativo Belotti non falliva, realizzando il gol-partita.
Il centravanti torinista si faceva poi ipnotizzare dal portiere campano, il colpo di testa di Radovanovic faceva correre un brivido lungo la schiena della difesa torinista, quindi si assisteva a vigoria fisica e gioco spezzettato fino all'intervallo.
Nella ripresa la squadra di Juric gestiva con maturità il vantaggio e solo il VAR negava a Singo in fuorigioco l'esultanza per il raddoppio. Berisha faceva buona guardia sul "numero" di Ederson, poi il nubifragio esaltava le doti agonistiche dei protagonisti, favorendo il controllo delle operazioni da parte dei granata. Vibrante il finale, con il Toro in superiorità numerica per l'espulsione di Fazio che vedeva stamparsi sul palo il tiro di Belotti che avrebbe chiuso la partita e tirava un sospiro di sollievo vedendo il tentativo in acrobazia di Mikael lambire il montante. La squadra dell'ex Nicola doveva così rassegnarsi alla sconfitta, mentre i torinisti vivevano una serata di festa utile soprattutto per il morale, in attesa di cercare di sgambettare domenica sera la capolista Milan.
Derby d'Italia secondo tradizione ricco di veleni, con il Biscione che infligge il morso letale ad una delle migliori versioni stagionali Zebra, punita da VAR, sfortuna e dalla sua ormai cronica sterilità offensiva, a testimonianza di un'annata storta su tutti i fronti. Conscio delle non brillanti condizioni di forma degli interisti, Allegri abbandonava ogni prudenza schierando tutto il proprio parco attaccanti nell'amato 4-2-3-1. La Vecchia Signora partiva forte mettendo alle corde gli avversari, ma vuoi per malasorte (traversa sul tocco di Chiellini dopo l'inguardabile uscita di Handanovic), vuoi per difetto di mira dei vari Vlahovic, Morata, Dybala e Cuadrado (pur volitivi nell'interpretare la partita), non riusciva a sbloccare il risultato, mentre in campo i colpi non si risparmiavano (Lautaro Martinez e Rabiot avrebbero meritato il secondo cartellino giallo) e Locatelli doveva abbandonare anzitempo la contesa.
La Juve conteneva con ritrovato ordine la crescita nerazzurra nel finale del tempo, ma ancora una volta vanificava con un'ingenuità una prestazione fino a quel punto addirittura convincente. Il contatto appena dentro l'area fra Morata, Alex Sandro e Dumfries era la "nemesi" storica rispetto all'analogo episodio a parti invertite dell'andata, con il VAR che convinceva il confuso Irrati a mandare sul dischetto Calhanoglu per quello che sarebbe diventato un caso da manuale regolamentare. Miracolo di Szczesny seguito da mischione terminato con l'autorete di Rabiot; il fischietto pistoiese annulla per fallo su un difensore bianconero; il VAR lo richiama facendo notare l'inesistenza dell'intervento falloso ed allo stesso tempo l'ingresso anticipato in area di De Ligt andato a giocare il pallone. Rigore da ripetere (anche se l'arbitro avrebbe dovuto concedere il vantaggio all'Inter e convalidare la rete, benché pure Dzeko fosse entrato in anticipo all'interno dei sedici metri) e questa volta il fantasista turco non lasciava scampo al portiere juventino.
Zakaria protagonista sfortunato nella ripresa. Dapprima l'intervento ai suoi danni di Bastoni, avvenuto sulla linea corta dell'area di rigore veniva "spostato" fuori area da Irrati con la complicità del VAR, che nonostante la chiarezza delle immagini televisive non lo richiamava per correggere l'errore (evidentemente gli stadi torinesi portano bene all'Inter su questo fronte), poi l'impercettibile deviazione di Handanovic spediva sul palo la sua sassata al termine di una travolgente progressione.
Sul legno si spegnevano le speranze dei bianconeri che, complice una mira sempre difettosa, pur mantenendo il controllo dell'iniziativa non avevano più la forza e la determinazione per impensierire gli avversari, i quali contenevano con maturità e cinismo, si rendevano pericolosi di rimessa e portavano a casa tre punti pesantissimi il cui significato supera quello della semplice vittoria.
La punizione spedita in curva allo scadere da Dybala era l'emblema di un'annata storta e di un giocatore talentuoso che ormai ha fatto il suo tempo alla Juve, non più in grado di incidere nei momenti che contano. Alla squadra di Allegri rimane ora solo da difendere il quarto posto e cercare l'assalto alla Coppa Italia. Prossima tappa la trasferta di sabato sera a Cagliari, con la speranza di non rinvigorire una squadra apparsa in caduta libera.
Fotografia: www.torinofc.it