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Juve ko in Coppa Italia, il Toro inaugura la ripresa della serie A

Dopo oltre tre mesi di pausa forzata a causa dell'emergenza Covid-19 torna il campionato di serie A, con le due torinesi chiamate, per opposti motivi, a risollevarsi in fretta andando a caccia dei rispettivi obiettivi in un finale di stagione che si preannuncia convulso e dagli scenari indecifrabili.

Amaro aperitivo per la Juventus l'epilogo della Coppa Italia, nel cui calice ha dovuto trangugiare il fiele della sconfitta per mano di un concreto e più volitivo Napoli, dopo aver suscitato numerose perplessità nella precedente semifinale di ritorno con il Milan (foto Fanpage). La compagine di Sarri continua a portarsi dietro i difetti che la stanno condizionando da inizio stagione. In primo luogo la scollatura fra tecnico e giocatori, preoccupati solo di eseguire il compitino tattico ma per nulla convinti dei dettami del mister, il quale non sembra avere la personalità necessaria per "convincere" la sua truppa. A questo si aggiunge la testardaggine dell'allenatore toscano, fossilizzato su un unico modo di giocare, che se non supportato dalla necessaria velocità e da qualche guizzo tecnico degli interpreti finisce per arenarsi di fronte a qualsiasi schieramento difensivo accorto avversario.

 

La scarsa attitudine (a differenza del suo predecessore) a leggere e a cambiare in corsa le partite, sommata a scelte opinabili nella sostanza e nella tempistica delle sostituzioni, e ad una palese difficoltà nel collocare in campo facendo rendere al meglio i propri uomini, costituiscono altre aggravanti per Sarri, mentre sul fronte giocatori i bianconeri stanno pagando un'evidente sazietà unita ad una pericolosa presunzione, che stanno togliendo alla squadra quell'anima combattiva e vincente vero marchio di fabbrica degli anni scorsi.

 

La condizione atletica ancora precaria di una rosa composta da troppi individualisti assemblata più inseguendo le logiche di mercato che le effettive necessità di un chiaro progetto tattico e l'inaridita vena realizzativa dei suoi campioni che troppo spesso nella prima parte della stagione avevano sopperito con le loro giocate alle carenze strutturali di fondo, concorrono a spiegare il nulla visto contro Milan e Napoli, a parte la prima arrembante, quanto sterile in fatto di conclusioni, mezz'ora con i rossoneri.

 

Per non trasformare l'anno della svolta spettacolare in stagione del fallimento clamoroso, serve una svolta a trecentosessanta gradi sia nella ritrovata fame di successo e determinazione dei calciatori (senza le quali la superiorità tecnica si azzera), sia in un'auspicata elasticità mentale di Sarri, che porti varianti tattiche ad un modulo di gioco altrimenti destinato a naufragare contro qualsiasi avversario, già a partire da lunedì sera a Bologna.

 

Se la Juventus vive i suoi "mal di pancia" da alta classifica, il Torino rischia di rimanere impelagato nelle insidiose sabbie mobili della zona retrocessione. La migliore occasione per balzarne subito fuori arriva sabato, quando i granata riceveranno il Parma all'Olimpico Grande Torino nella partita che farà ripartire il campionato dopo il Coronavirus. La squadra di Longo, allenatore dato da più parti con la valigia in mano a fine stagione, giunge al recupero della 25ª giornata con un poco invidiabile fardello di sei sconfitte consecutive sulle spalle, che l'hanno fatta precipitare al quindicesimo posto in classifica a quota 27 punti, con due sole lunghezze di vantaggio sull'accoppiata Genoa-Lecce, le quali si contendono al momento l'ultima piazza disponibile per la salvezza.

 

In uno snodo cruciale per tornare ad incamerare ossigeno, i torinisti dovranno ancora una volta fare i conti con l'organico ridotto all'osso (solo sedici i giocatori della prima squadra disponibili), in cui spiccano le assenze dei lungodegenti Baselli, Verdi e Ansaldi. Per fronteggiare e possibilmente sgambettare gli insidiosi ducali di Aversa, formazione che riesce a dare il meglio di sé soprattutto in trasferta sfruttando gli spazi aperti, il tecnico granata dovrà fare di necessità virtù, affidandosi con ogni probabilità al finora monumentale Sirigu tra i pali, protetto da una linea difensiva composta da Lyanco, Nkoulou e Izzo. Nel settore nevralgico dovrebbero agire da destra a sinistra De Silvestri, Lukic, Rincon e Aina, mentre Edera e Berenguer saranno liberi di svariare alle spalle di capitan Belotti, unica punta e designato anche a calciare le punizioni.

 

Senza la spinta del pubblico sugli spalti, il Toro dovrà fare ricorso a tutte le proprie risorse caratteriali interne per ritrovare un po' di quello spirito tremendista troppe volte mancato sinora, che potrebbe agevolmente riportarlo in zone di classifica più tranquille e consone al proprio blasone. Dopodiché, martedì sera, altra tappa casalinga contro l'Udinese per cercare di mettere fieno in cascina.

 

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  Scritto da Luca Ceste il 19/06/2020
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